Andreina Baccaro per il “Corriere della Sera”
BUDRIO REPARTI SPECIALI
Tre anni dopo quella lunga di scia di sangue che Norbert Feher, alias Igor il russo, si lasciò dietro dall' Italia fino alla Spagna, la famiglia della sua prima vittima, il barista di Budrio Davide Fabbri, si prepara a citare in giudizio lo Stato italiano.
Perché il killer serbo fino al primo aprile 2017 era stato un criminale di mezza tacca, esperto nel far perdere le sue tracce certo, ma in Italia non avrebbe dovuto più starci, visto che sulla sua testa pendevano due decreti di espulsione mai eseguiti. In carcere, infatti, era già entrato e uscito un paio di volte per rapine con asce e coltelli, dal 2007 al 2015, compreso un passaggio in un Cie, ma, visto che si spacciava per russo, la giustizia italiana non era riuscita a rimpatriarlo:
igor vaklavik
la Russia non lo riconosceva come suo cittadino. E così è rimasto a piede libero nelle paludi tra Bologna e Ferrara, fino a quel primo aprile 2017 in cui, armato di pistola e fucile e vestito da ninja, si materializzò nel bar Gallo di Budrio, intimando al barista Fabbri di consegnargli i soldi in cassa, forse attirato da una collezione di orologi e da alcune armi legalmente detenute di cui si sapeva nel sottobosco dei ricettatori. Quando il barista reagì e riuscì a togliergli il fucile, Feher tirò fuori la pistola e lo freddò sotto gli occhi della moglie Maria Sirica.
budrio
«C' è stata negligenza dell' Italia - dice ora l' avvocato Giorgio Bacchelli che assiste la vedova e il suocero -. Feher è rimasto in Italia per l' inerzia dello Stato, per negligenza e approssimazione. Non basta dire che non si era riusciti a capire da dove fosse arrivato, avrebbero dovuto cercare ancora. Altrimenti vuol dire che qualsiasi criminale straniero può mentire sulla sua identità per non essere rimpatriato». La strada per il risarcimento è in salita, i precedenti giurisprudenziali non sono molti ma, assicura il legale, «presenteremo argomenti giuridici solidi, la citazione si baserà sul danno ingiusto, subito per colpa e negligenza dello Stato». E se si dovesse quantificare «si supera il milione di euro».
In primo grado Feher è stato condannato all' ergastolo.
davide fabbri
«Per me non è cambiato nulla. È come se fosse successo ieri, la mancanza di mio marito è insopportabile» dice con un filo di voce Maria Sirica. La vera identità del killer serbo si scoprì solo dopo quella notte, troppo tardi. Nel frattempo, nella sua fuga tra le paludi durante la quale si fece beffa di centinaia di carabinieri e uomini delle forze speciali che gli diedero la caccia per mesi, si lasciò dietro un' altra vittima, la guardia ecologica Valerio Verri, e ferì la guardia provinciale Marco Ravaglia, che durante i pattugliamenti anti-bracconieri ebbero la cattiva sorte di capitare sulla sua traiettoria.
Feher, che fino ad allora aveva coltivato intorno a sé improbabili leggende che lo volevano disertore dell' Armata Rossa, oggi è in un carcere di massima sicurezza a Teixeira, in Galizia, dopo essere stato arrestato il 14 dicembre 2017 a Teruel.
Quella notte il ladro camaleonte, diventato uno dei killer più ricercati d' Italia, riappare tra le campagne dell' Aragona, dopo otto mesi di latitanza, ancora una volta spara e uccide: un agricoltore che lo aveva sorpreso nella sua proprietà e due agenti della Guardia civil.
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