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    RICORDATE L’ITALIA DEL CALCIO FEMMINILE? QUELLA FAVOLA È GIÀ FINITA. UN ANNO FA TUTTI PAZZI PER “LE RAGAZZE MONDIALI”, OGGI IL CAMPIONATO NON RIPARTE TRA DISINTERESSE E RESPONSABILITÀ DEI CLUB – AUDISIO: "IL CALCIO FEMMINILE È QUASI UNA TASSA DA PAGARE AL POLITICAMENTE CORRETTO, GIUSTO PER FAR VEDERE CHE CIRCUMNAVIGHIAMO IL MEDIOEVO. MA AL MOMENTO DEI FATTI, PROFESSIONISMO E INVESTIMENTI, SI RIMANDA"


     
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    EMANUELA AUDISIO per la Repubblica

     

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    Ricordate gli applausi alla virologa Ilaria Capua quando mesi fa diceva che le donne in Italia potevano essere la base per una ripartenza e che andavano sostenute e utilizzate? Ricordate appena un anno fa l'Italia del calcio femminile che esordiva ai mondiali di calcio in Francia con un successo sulla favorita Australia e le promesse di amore e di attenzione alla Nazionale dilettante della ct Milena Bertolini?

     

    Quelli che contano ci avevano detto: nulla sarà come prima per il pallone delle donne. Finalmente le calciatrici e il movimento delle ragazze saranno meno invisibili. Ci avete creduto? No? E avete fatto bene.

     

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    Tutto cancellato, si chiude, le donne restano a casa, il loro campionato non riprende. Eppure bastava poco: solo sei partite da giocare, più un recupero importante per l'Europa. C'era un interesse mediatico e c'era una tv (Sky) pronta a riprendere lo spettacolo.

     

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    Il campionato femminile è il primo deciso dall'algoritmo: prima la Juve, che si riconferma, ma senza scudetto, Fiorentina seconda davanti al Milan e qualificata alla prossima Champions. Orobica e Tavagnacco retrocesse in Serie B, Napoli invece promosso in Serie A.

     

    Si dirà: ma anche in Francia il calcio ha chiuso per entrambi i sessi. Vero, ma la sua Federcalcio ha stanziato 10 milioni di euro per le donne. E la Francia ai mondiali ha raggiunto i quarti proprio come l'Italia.

     

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    La Germania invece ha deciso di dare 700 mila euro a squadra per le società solo femminili e 300 mila per quelle che hanno anche la maschile. Vogliamo fare confronti? Dei 21,7 milioni dei fondi Figc per Covid i club femminili hanno ricevuto 700 mila euro, le calciatrici avranno diritto di accedere al fondo di solidarietà. Queste donne pagate io l'ho, dice la Figc.

     

    Non subordinare più i contributi alla ripresa del campionato è diventato l'alibi e la ricompensa per lo stop. Strano che la Figc abbia imposto alla Lega Pro, che ha più difficoltà, di tornare a giocare (12 partite e play-off) mentre è d'accordo per il fermo delle donne le cui squadre, 7 su 12, sono della Serie A, quindi più attrezzate alle nuove norme di sicurezza.

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    Anche i club hanno le loro colpe, solo pochi hanno veramente combattuto per far ritornare le calciatrici in campo e per onorare il gioco. Hanno prevalso (guarda caso) gli interessi particolari, meglio far scomparire le donne, tanto sono sopportate, a chi interessano veramente?

     

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    Sono quasi una tassa da pagare al politicamente corretto, giusto per far vedere che circumnavighiamo il Medioevo. Ma al momento dei fatti, professionismo e investimenti, si rimanda. Il campionato non riparte perché ripartire non si poteva. Solo tre squadre su 12 avevano richiamato le calciatrici ad allenarsi: Juventus, Milan e parzialmente il Sassuolo. I club dilettantistici, l'Orobica ultimissima e adesso retrocessa e il Tavagnacco avevano problemi strutturali per non farlo.

     

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    Quelli professionistici hanno inventato scuse poco credibili. «Problemi con i campi», «Paura che le ragazze si infortunassero », «Difficoltà a garantire l'organizzazione del flusso nel centro sportivo», solo alcun i dei motivi per cui club come Fiorentina, Inter e Roma non hanno ripreso gli allenamenti delle calciatrici.

     

    Se la Juve ha fatto rientrare la sua brasiliana, Maria Alves (con regolare quarantena), la Roma non ha fatto altrettanto con Andressa, che è ancora in Sudamerica. Insomma, nessuna visione di sistema, solo posizione frammentarie, e alla fine calciatrici decise nel non voler giocare, soprattutto la formula dei play-off: «O tutte o niente».

     

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    Il format in un luogo unico dal 20 al 30 luglio avrebbe coinvolto solo 6 squadre. Invece gli uomini riprendono e le donne no. Bel segnale di progettualità e soprattutto di eguaglianza. I primi sono importanti, le seconde ininfluenti.

     

    Credevate alla favola delle italian girls che una stagione fa stupivano il mondo avanzando nel mondiale mentre gli azzurri un anno prima non erano riusciti a qualificarsi per quello in Russia? Ma dai, sono solo parole d'estate. Non interessa nemmeno la Nazionale di Milena. A settembre ci sono due partite importanti di qualificazione agli europei contro Israele e Bosnia. Le ragazze sono ferme dal 22 febbraio. E pensare che avevano smesso di chiamarla Little Italy.

     

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