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Le autorità israeliane dovranno probabilmente «restituire» al suo tutore legale in Italia il piccolo Eitan Birain, unico sopravvissuto della sua famiglia nella tragedia del Mottarone.
Un parere legale del governo israeliano emesso da esperti dei ministeri degli Esteri e della Giustizia ha infatti sottolineato che portare Eitan Biran in Israele, contro la volontà del suo tutore legale, costituisce probabilmente un rapimento, secondo quanto riportato da Channel 12 News.
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Il documento afferma che la mossa messa in atto dal nonno materno di Eitan ha violato la Convenzione dell'Aia sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, una legge adottata da Israele nel 1991.
Secondo la legge, le autorità israeliane devono fare tutto quanto in loro potere per restituire il ragazzo al suo tutore legale in Italia il prima possibile. Il tutore legale di Eitan, Aya Biran-Nirko, la sorella residente in Italia del defunto padre del bambino, ha presentato denuncia alla polizia italiana affermando che il bambino è stato rapito dal nonno materno, Shmuel Peleg.
Gli avvocati di Shmuel Peleg, Sara Carsaniga, Paolo Polizzi e Paolo Sevesi cercano intanto di ridimensionare il fatto. Peleg, si legge in una nota, «ha portato Eitan in Israele dopo aver tentato invano per mesi di poter portare la voce della famiglia materna nel procedimento civile di nomina del tutore».
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«Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d'impulso», aggiungono. Gli avvocati si dicono «fiduciosi che, una volta ripristinata la correttezza del contraddittorio nei vari procedimenti civili, e ottenute rassicurazioni dai medici israeliani, potrà tornare a discutersi del suo affidamento nelle sedi opportune».
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«Le azioni di prepotenza sono sempre sbagliate - chiariscono - però mettiamoci nei panni di un signore che in terra straniera perde 5 familiari tragicamente, al quale i medici non parlano e gli avvocati dicono che il procedimento civile di tutela di Eitan è stato fatto in modo sommario».
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E concludono: «Noi ci impegneremo perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane e ci impegneremo in tal senso».
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