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    BENTORNATO TERRORE! IL CLOWN “IT” BATTE IL RECORD DELL’ESORCISTA: IL THRILLER TRATTO DAL ROMANZO DI STEPEHEN KING HA SUPERATO I 500 MILIONI DI DOLLARI (VIDEO) - LO SCRITTORE L’HA VISTO DUE VOLTE: "NON MI SAREI ASPETTATO CHE FOSSE COSI’ BEN RIUSCITO. I BRAVI REGISTI DAL PUNTO DI VISTA ARTISTICO SONO DEI GRANDISSIMI MINORATI” - BILL SKARSGARD È UNO STREPITOSO PENNYWISE


     
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    Giovanna Grassi per il Corriere della Sera

     

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    Il pagliaccio più inquietante non solo del cinema, ma anche delle letteratura, è tornato a sorridere. E in una manciata di giorni, il suo ghigno malefico ha trasformato It , nuovo adattamento del bestseller di Stephen King, in un film da record: la pellicola diretta da Andy Muschietti ha superato i 500 milioni di dollari di incasso ai botteghini di tutto il mondo, diventando, in tre settimane, l' horror con gli incassi più alti di tutti i tempi, battendo il primato che per 44 anni si era tenuto stretto L' Esorcista , fermo a quota 441 milioni.

     

    «Il nostro non è solo un horror - racconta Bill Skarsgard, che è poi il nuovo clown Pennywise -. E' un racconto drammatico, un telaio di emozioni che si concentra su quel delicato passaggio dall' infanzia a una prima età adulta».

     

    Skarsgard è nato in Svezia nel 1990 e fa parte di una famiglia di attori: lo sono alcuni dei suoi fratelli (Alexander e Gustaf) e suo padre, Stellan Skarsgard, lo Sputafuoco nella saga de I pirati dei Caraibi e presto di nuovo al cinema nel ruolo dell' ex tennista Lennart Bergelin, allenatore di Borg nel film Borg/McEnroe . Prima di questo colossale successo, Bill invece era apparso in diversi film, tra cui Atomic Blonde con Charlize Theron e serie tv come Hemlock Grove .

     

    «Molti dei miei lavori - racconta - sono tratti da libri di successo... It è speciale per il suo autore, che amo da sempre. Questo è uno dei suoi romanzi più completi e non solo perché affronta i problemi dei ragazzi e la loro formazione, ma perché sa analizzare la società che ci circonda. Ci insegna che l' occulto, in fondo, è presente nelle nostre esistenze».

     

    BILL SKARSGARD BILL SKARSGARD

    Più che un interprete, un fan: «In effetti sapevo già tutto del romanzo prima di essere scelto per il ruolo e da sempre mi considero letteralmente affascinato dalle presenze demoniache che nel film, come nel libro, segnano il quotidiano di una cittadina dell' America profonda. Certo, prima di interpretare questo lavoro ho visto e studiato anche la miniserie con Tim Curry nei panni di Pennywise». Le prime critiche al film sono state molto buone. Il New York Times ha parlato del «clown più cattivo di tutti i tempi che torna ad uccidere nel Maine», facendo presente come «paura e umorismo sono ben fusi e gli attori sono tutti bravi, a cominciare da Bill Skarsgard», mentre il Los Angeles Times lo ha elogiato, facendo presente però che «qualcosa dell' inquietante horror di King è andato perduto nella ricerca degli aspetti visuali».

     

    «Sono stato felice di leggere che ho portato freschezza e incisività al clown che rappresenta le trappole ignote del male», riprende l' attore. «Sì, come tutti gli altri del cast spero di interpretare un seguito di questo film, che in controluce affronta anche i temi del razzismo e della discriminazione nei suoi 135 minuti. Intanto ho notato che la giacca gialla indossata dal ragazzino protagonista è stata subito amata dai più giovani: ne vedo tante in giro, la sera. E anche il palloncino simbolo del mio pagliaccio è già ovunque».

     

    Tra i messaggi che legge nel film, cita quello che riguarda «la gente che finge di non vedere, che non interviene quando vede scomparire, risucchiato da un tombino, un ragazzino. A volte ci sono cose che scegliamo di cancellare perché non vogliamo prenderci responsabilità. Il libro di King, pubblicato nel 1986, si fa divorare nelle sue 1300 pagine e non c' è niente che appaia datato».

     

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    Per quanto riguarda la sua interpretazione, spiega: «Ho molto lavorato per rendere il mio clown, che è al tempo stesso il principe e il demone delle paure dell' immaginario collettivo, multiforme. I ragazzini del cosiddetto Club dei perdenti hanno ciascuno un ruolo preciso, ci aiutano a diventare attivi: a lottare, a vivere con loro. Si narra anche una storia di amicizia che regala ulteriori emozioni. Emozioni che, a mio parere, rendono questo migliore di altri racconti di King portati al cinema. Da Carrie a La zona morta , da Le notti di Salem a The mist ( La nebbia ) tratto dalla raccolta Scheletri, che sempre rileggo».

     

    E così, da attore-fan, secondo Skarsgard è impossibile non essere grati «a Stephen King per tutto ciò che ci ha dato. Ha raccontato i mostri che esistono all' interno e all' esterno della società e della psiche e, facendolo, ci ha aiutato a sentirci meno soli».

     

     

    BENTORNATO TERRORE

    Stefano Priarone per la Stampa

     

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    «I bravi registi in genere hanno un buon istinto visivo e drammatico ma dal punto di vista artistico sono dei grandissimi minorati». Queste parole di Stephen King, citate da Danilo Arona nel suo saggio Vien di notte l’uomo nero.

     

    Il cinema di Stephen King (Falsopiano) rispecchiano bene il rapporto conflittuale fra lo scrittore e il cinema: il mago del brivido (che ha appena compiuto, il 21 settembre, 70 anni) è sempre stato saccheggiato dal cinema, con risultati altalenanti. Le ali della libertà (1994) di Frank Darabont è il film preferito da King fra quelli tratti dalle sue opere («Se la mia storia ha cuore, il film ne ha di più»).

     

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    Mentre Shining (1980) di Stanley Kubrick è un capolavoro, ma King non l’ha mai apprezzato, lo considera troppo diverso dal romanzo, tanto che nel 1997 ha collaborato alla sceneggiatura di una miniserie tv più fedele, diretta dall’amico Mick Garris. Adesso l’attesa - in Italia - è tutta per It, diretto da Andrès Muschietti, primo dei due film tratti da quello che molti considerano il suo capolavoro. Negli States è uscito l’8 settembre e ha avuto enorme successo di pubblico, con un totale di oltre 218 milioni di dollari in due settimane, in Italia arriva nelle sale il 19 ottobre, giusto prima di Halloween. Il film ripercorre le vicissitudini della cittadina di Derry nel Maine, dove un gruppo di bambini noti come «i Perdenti» si trova ad affrontare le sue paure incontrando un clown malvagio chiamato Pennywise (interpretato da Bill Skarsgard).

     

    IT - STEPHEN KING IT - STEPHEN KING

    «Il passaggio dall’infanzia all’età adulta è il tema portante della storia - dice il regista Muschietti - che è una parabola dell’orrore che scaturisce dal lasciarsi alle spalle quel periodo della vita. Di base si parla della morte dell’infanzia e non è un caso che Pennywise si definisca un divoratore di mondi. Quello che divora è la fede, l’immaginazione, la capacità di fantasticare su cose che in realtà non esistono, elementi basilari della magia dell’infanzia». Se nel fluviale (oltre mille pagine) romanzo originale del 1986 i ragazzini protagonisti affrontavano il potente e malvagio essere del titolo prima negli Anni 50 e poi negli 80, adesso il primo film è ambientato negli Anni 80 e il secondo nell’epoca attuale.

     

    barrymore e stephen king barrymore e stephen king

    Spostamento temporale dovuto probabilmente al revival Anni 80, basti pensare al successo di una serie come Stranger Things ambientata in quel decennio e davvero kinghiana come atmosfere. Inoltre, se prima i ragazzini protagonisti erano coetanei di King, adesso lo sono di molti suoi «Fedeli Lettori» (come lo scrittore chiama i fan) nati nei Settanta. Inaspettatamente, King ha apprezzato il film: «Avevo grandi speranze per questo remake, ma non mi sarei mai aspettato che fosse così ben riuscito. È allo stesso tempo diverso e molto accurato, io l’ho visto due volte. I fan ameranno tutti i personaggi, per me IT sono i suoi personaggi. Se ti conquistano, la paura funziona meglio. E Bill Skarsgard è un grandissimo Pennywise».

     

    Se persino King ha promosso il film, come prenderanno IT i Fedeli Lettori italiani? «È una grande epopea quella di It ma un paio di film non possono che esserne un Bignami - dice sospettoso Danilo Arona -. Ci andava un serial tv e un regista visionario come David Lynch o John Carpenter. Il miglior film kinghiano è Shining che ha preso il succo del romanzo creando un percorso altissimo e diverso d’autore. Subito dopo mi viene in mente La zona morta di David Cronenberg, perché il regista è riuscito a farne un mini manifesto del suo body language. E non si può non citare Stand by Me, che è il cuore di tutti i passaggi dall’adolescenza all’età adulta che King quasi sempre racconta».

    stephen king stephen king

     

    Per la fossanese Cristiana Astori, a sua volta scrittrice (è autrice dei Gialli Mondadori con protagonista la cinefila Susanna Marino) «in un film tratto da King l’importante non è la trama e l’aderenza al testo - dice -. Non leggiamo King soltanto perché ci piace spaventarci, ma per entrare nel suo universo; la sua capacità affabulatrice ci precipita nella storia e ci fa amare quel mondo e quei personaggi, al punto che siamo pronti a leggerci mille pagine tutte d’un fiato e a rimanerci male non appena abbiamo smesso». 

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