Simona Lorenzetti per torino.corriere.it
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Gennaro Gattuso, allenatore del Milan, si è presentato in Procura a Torino per essere interrogato dai pubblici ministeri Monica Abbatecola e Ruggero Crupi: è indagato per il reato di «trasferimento fraudolento di valori» nell’ambito di un’inchiesta per riciclaggio che coinvolge una cinquantina di persone, alcune delle quali erano state raggiunte nel luglio dello scorso anno da una misura cautelare. L’interrogatorio di «Ringhio, che è assistito dall’avvocato Alberto Vercelli, è durato poco meno di tre ore: l’ex centrocampista ha lasciato il Palazzo di giustizia senza rendere dichiarazioni.
L’indagine ruota intorno alla figura dell’imprenditore Pasquale Motta, che gli inquirenti considerano vicino alle cosche della ‘ndrangheta. Gattuso, originario di Corigliano Calabro, è compaesano di Motta. Dal novembre 2011 al dicembre 2013, l’ex calciatore è stato socio costituente al 35 per cento della Cascina Tre Olmi Srl con sede a Gallarate. La società, poi fallita nel 2013, era specializzata nell’allevamento di suini e nella produzione di insaccati. Stando alle indagini della Procura, l’azienda sarebbe stata utilizzata per ripulire «denaro sporco».
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Amministratore di diritto e socio di maggioranza dell’impresa era l’ex sindaco di Rivarolo Canavese Carlo Bollero, che già di fronte al curatore fallimentare aveva dichiarato che la società era stata di fatto costituita da Gattuso e Motta: quest’ultimo ne era l’amministratore occulto. L’allenatore del Milan avrebbe messo a disposizione dell’azienda alcuni locali di proprietà della moglie Monica Romano, a Gallarate. Per il resto non c’è traccia di una partecipazione attiva di Gattuso alla vita societaria, né di altri suoi rapporti con Motta: a parte una «comparsata» nel febbraio 2012 all’inaugurazione di un ristorante nel Canavese.
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A dare il via all’inchiesta era stata la denuncia di una società che all’epoca gestiva la casa di riposo «Casa del Sole» di Favria, nel Canavese, e che coinvolge anche l’ex sindaco del paese, Severino Ferrino, all’epoca dei fatti vicesindaco, e l’ex sindaco Giorgio Cortese. I titolari della casa di riposo avevano denunciato una gestione poco trasparente da parte dell’amministrazione comunale di allora, spiegando anche che sindaco e vicesindaco avevano tentato di estromettere la loro società dalla gestione della casa di riposo per affidarla all’Eurocoop Service di Corato, in provincia di Bari, una delle tante aziende tra Piemonte, Lombardia e altre regioni italiane riconducibili a Motta e usate dall’imprenditore per «lavare il denaro». L’indagine, denominata «Perseo», è stata avviata dalla stazione carabinieri di Rivarolo Canavese e dal Nucleo investigativo di Torino.
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