giuseppe bono (1)
Paolo Baroni per “la Stampa”
L' orizzonte temporale è quello della prossima primavera, molto probabilmente al 5 aprile quando è in agenda l' assemblea annuale di Fincantieri. Ed è proprio guardando a questa scadenza, con l' amministratore delegato del gruppo triestino Giuseppe Bono che completa il suo quarto mandato, che negli ambienti di palazzo Chigi si sta valutando l' opportunità di far convolare a nozze il gigante della cantieristica triestino e Leonardo. Idea non nuova, se ne parla infatti dai tempi del «Progetto Capricorn» e del governo Renzi.
«E' una delle ipotesi», filtra dalle stanze del governo. Dove si guarda innanzitutto al modello francese - a noi ben noto da quando è aperta la trattativa che dopo le nozze Fincantieri-Stx dovrebbe essere estesa a Naval Group - e si punta a creare un grande conglomerato industriale nel comparto della difesa, che tenga tutto assieme: sistemi d' arma, aerei, missili e navi.
SABINA RATTI ALESSANDRO PROFUMO
E così se Naval Group nel proprio azionariato oltre allo Stato francese (62,5%) ha presente col 35% Thales, il concorrente diretto di Leonardo, e attraverso questa società anche Dassault aviation, il più importante costruttore francese di aerei (dai Falcon ai caccia Raphale), a sua volta azionista di Thales al 24,7%, allo stesso modo l' Italia vorrebbe integrare in maniera più stretta le attività delle due società pubbliche.
Non basta infatti per tener testa ai francesi, che il nostro governo ha individuato come il concorrente da battere, aver rilanciato il ruolo di «Orizzonte Sistemi Navali», la joint venture partecipata da Fincantieri e Leonardo con quote rispettivamente del 51% e del 49%. Serve molto di più. Se l' alleanza franco-tedesca rilanciata la settimana scorsa col patto di Aquisgrana ha come primo obiettivo il settore della difesa, si ragiona a palazzo Chigi, l' Italia è obbligata ad aumentare il suo peso specifico, per non esser tagliata fuori dai giochi futuri.
FINCANTIERI MONFALCONE
A guidare il nuovo polo coi galloni di presidente dovrebbe essere Bono, mentre si da per scontata l' uscita dell' attuale ad di Leonardo Alessandro Profumo. Su di lui, oltre al «peccato originale» di esser stato nominato dal centrosinistra, peserebbe infatti l' insoddisfazione per i risultati sin qui prodotti, col titolo che continua ad essere depresso e il business del gruppo che stenta sempre a decollare.
Per Bono sarebbe un ritorno a casa, visto che nel 2002 lasciò la carica di ad di Finmeccanica proprio per passare a Fincantieri. Ma soprattutto per il manager calabrese sarebbe il coronamento di una carriera di successo sfociata negli ultimi anni nella conquista della leadership mondiale nel campo della cantieristica.
L' operazione Fincantieri-Leonardo, però, si presenta alquanto complessa. L' ipotesi più gettonata prevede infatti il delisting di Leonardo (oggi controllata per il 30,2% dal Tesoro) ed il suo passaggio alla Cassa depositi e prestiti che già ora attraverso Fintecna detiene il 71,6% di Fincantieri. Il passo successivo sarebbe l' unificazione dei due gruppi sotto un' unica guida: in pratica un ritorno al passato per le due società, che sino a metà anni '80 era un tutt' uno, e per Bono.
FINCANTIERI MONFALCONE
Che in questo modo coronerebbe il sogno di un vita.
cantieri stx LE MAIRE STX 1 macron stx