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    GRILLO FU: L’HANNO FATTO FUORI DAL MOVIMENTO - RONCONE: “È INUTILE GIRARCI INTORNO: NON LO CHIAMANO E NON LO INCONTRANO PIÙ. NON HANNO BISOGNO DEL SUO PARERE. SONO AL GOVERNO E DECIDONO DA SOLI - GRILLO AVEVA IMMAGINATO UN MODO DIVERSO DI STARE AL GOVERNO. NON GLI PIACCIONO LE CORTI CREATE NEI MINISTERI, L'OCCUPAZIONE DELLA RAI, LA VOGLIA DI POTERE E L'ALLEANZA CON LA LEGA. NESSUNO È IN GRADO DI DIRE CHE EVOLUZIONE PUÒ AVERE LA SITUAZIONE. MA MAGARI ROBERTO FICO UN’IDEUZZA PUO’ AVERLA…”


     
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    Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

    fabrizio roncone fabrizio roncone

     

    La notizia su Beppe Grillo è questa: l'hanno fatto fuori dal Movimento 5 Stelle.

    È inutile girarci intorno: fuori, l'hanno fatto fuori. Non lo chiamano più. Non lo incontrano più. Non hanno più bisogno del suo parere. Sono al governo: e decidono da soli. Quasi da soli. Capi e capetti, Di Maio e Di Battista, i ministri e molti sottosegretari, centinaia di parlamentari, portavoce, portaborse, nani e prestigiatori del grillismo, tutti fanno ormai riferimento a Davide Casaleggio. Soltanto a lui. È da mesi che va avanti così.

     

    beppe grillo con roberto fico e virginia raggi beppe grillo con roberto fico e virginia raggi

    Certi processi sono lenti, faticosi, dolorosi. Specie per chi li subisce. Il comico visionario e spregiudicato, passionale e travolgente, che inventò il movimento a colpi di «vaffa», ha così ripreso a girare nei teatri d'Italia tornando al vero, antico mestiere: ma il suo animo è scosso da un miscuglio di incredulità e di malinconia. A prevalere, sempre più spesso, è il puro astio. È dura da accettare, si capisce. È dura se prima per ogni sciocchezza ti chiamavano.

     

    Beppe, che dici? Beppe, come facciamo? Beppe, mi vuoi bene? Adesso è dentro la solitudine della suite che affitta all' hotel Forum, quando scende a Roma. C'era la fila, appena un anno fa. Di Maio, il primo ad arrivare. Di Battista, di solito, l'ultimo (ma per fare passerella davanti ai fotografi: in jeans, camminata ciondolante, piacionesca, e il casco in mano, e poi i basettoni, guardatemi i basettoni). Salivano su a rubare idee, prendere ordini, implorare benedizioni dall' Elevato.

     

    FICO GRILLO DI MAIO FICO GRILLO DI MAIO

    Al brindisi dell'ultimo Natale, però, quattro gatti. Veloci come gatti («Scusate, giusto un attimo», disse - con imbarazzo - il ministro Riccardo Fraccaro). Assenti Di Maio, Bonafede, Toninelli: e Dibba che intanto si collegava su Facebook da un punto imprecisato del Chiapas (tipo subcomandante Marcos, però senza passamontagna), e mai, mai una volta che nominasse Grillo. Niente. Zero. Dimenticato. Grillo ha avuto un mucchio di segnali.

     

    L'8 dicembre, a Roma, va alla fiera dei piccoli editori, «Più libri più liberi», e presenta il romanzo «Palermo connection», scritto dalla sua amica Petra Reski, una giornalista tedesca: in platea, l'unico grillino, è un consigliere circoscrizionale. Un'umiliazione seccante, ma davvero niente, rispetto a ciò che è costretto a subire al Circo Massimo, per la seconda edizione di Italia a 5 Stelle.

     

    BEPPE GRILLO ROBERTO FICO BEPPE GRILLO ROBERTO FICO

    Lì, gli contingentano addirittura il tempo. Melliflui: «Allora, Beppe: chiudi tu, un'oretta e via». La concessione di un'oretta al grandioso fondatore che, quattro anni prima, proprio lì era stato protagonista assoluto, salendo magnifico su una gru, e da lassù gridando ai cronisti: «Siete dei fantasmi, cadaveri che camminano, servi dei padroni, miserabili lombrichi destinati all'estinzione».

     

    Invece stavolta un'oretta di show e, quando finisce, i cronisti subito avvertiti, con grande cortesia, da Rocco Casalino: «Ciò che Grillo ha detto sul Presidente Mattarella, ovviamente, è solo il pensiero di Grillo, non quello del Movimento». Ecco, appunto.

    Non hanno più bisogno del suo modo di fare politica. Sono al governo. Governano. Grillo l'ha confessato l'altra sera a Milano, sul palco del teatro Dal Verme: «Vivo un momento di difficoltà. L'ho sempre menata ai politici, ma adesso che siamo al governo, che faccio?».

    luigi di maio e alessandro di battista in auto 2 luigi di maio e alessandro di battista in auto 2

     

    La verità è che aveva immaginato un modo diverso di stare al governo. Non gli piacciono le corti che subito sono state create nei ministeri, con le assunzioni di amici e amici degli amici. Non gli piace l'occupazione della Rai, la voglia di potere, la conquista del potere. Non gli è mai piaciuta, soprattutto, l'alleanza con la Lega.

     

    Con Matteo Salvini. La battuta preferita, nei suoi show, è questa: «No, scusate: ma la mamma di Salvini, quella sera, non poteva prendere la pillola?». Ogni tanto, sul suo blog, prova ancora a dare la linea: su Tav ed eco-tasse. Provoca appoggiando Burioni. Ma Di Maio e gli altri lo ignorano. Anzi: se possono, cercano di oscurarlo.

    davide casaleggio davide casaleggio

     

    Come a Capodanno: era tradizione il «controdiscorso» di Grillo in parallelo a quello del Capo dello Stato, invece quest'anno ne hanno registrato uno pure Di Maio e Di Battista (il Che Guevara di Roma Nord passato intanto dalle spiagge del Guatemala alle piste da sci di Moena: una gran vita, francamente). O come il 7 gennaio: quando per decidere la campagna elettorale per le Europee si sono riuniti da soli Di Maio, Di Battista, Casalino, Dettori e la Virgulti. Più, ovviamente, Davide Casaleggio.

     

    PIETRO DETTORI PIETRO DETTORI

    Al quale Grillo non riconosce niente di tutto ciò che lo legò invece profondamente al padre, Gianroberto. Ecco: la situazione è questa. E nessuno è in grado di dire che evoluzione può avere. Nessuno (cioè, no: magari Roberto Fico, un'ideuzza sua potrebbe forse avercela).

    ROCCO CASALINO ROCCO CASALINO

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