Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
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Partiamo dalla cornice dei numeri. Verdini e il Partito democratico vanno a braccetto in quattro capoluoghi di provincia: Napoli, Grosseto, Caserta, Cosenza (sono oltre 20 quelli chiamati al voto). Sul totale dei comuni nei quali si vota il 5 giugno, il matrimonio tra la formazione dell’ex coordinatore di Forza Italia, Ala, e Matteo Renzi rappresenta il 7-8 per cento.
Dentro la cornice c’è il quadro dello scontro interno ai dem sul ruolo che avrà Verdini nel futuro e sul suo peso nelle dinamiche del Pd. Secondo il vicesegretario dem Lorenzo Guerini queste cifre dimostrano che non si può parlare di «alleanza strategica». Il punto però è quanto aggiunge e quanto toglie un patto anomalo, particolare che sposta il baricentro del Pd nell’area moderata, al netto delle polemiche sui guai giudiziari di Verdini e di alcuni dei suoi fedelissimi.
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Cioè, sull’antropologica impresentabilità del mondo verdiniano a giudizio di una fetta degli elettori e della classe dirigente democratica. Gianni Cuperlo non ha dubbi: «Sono più gli affezionati che perdiamo. Gli orfani di Berlusconi non riusciranno mai a compensarli». Il senatore di Ala Vincenzo D’Anna invece considera i suoi voti indispensabili. Una prima controprova gli dà ragione. Alle regionali campane la lista degli scissionisti azzurri fece vincere il governatore De Luca.
Lo scarto con Stefano Caldoro fu del 2 per cento. D’Anna, con il suo gruppo (composto da molti legati a Nicola Cosentino) prese l’1,8. Se fosse stato di là, Caldoro avrebbe ancora la poltrona. «I nostri voti valgono doppio — dice D’Anna — escono da una parte e vanno dall’altra».
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E quelli che fate perdere a sinistra? «I candidati sindaci che hanno accettato il sostegno di Ala si saranno fatti dei calcoli e avranno capito che conviene avere il nostro voto. Quello che doveva uscire a sinistra è già uscito. Prenda Bassolino. Su Facebook mena duro sul Pd e sulla candidata Valeria Valente, ma non può fare propaganda per De Magistris o Lettieri. Hanno le mani legate».
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Verdini sarà a Napoli domani pomeriggio e sabato mattina. Farà il bis della sua prima uscita in campagna elettorale a Cosenza. Un bis in grande perché è prevista una grande manifestazione sabato alla Stazione Marittima. Nel capoluogo campano Ala si presenta con il suo simbolo, unica città italiana.
Nelle altre corre sotto le vesti di varie liste civiche. Si presenta in tutte le città del casertano che superano i 15 mila abitanti. La Campania è il serbatoio dei consensi (potenziali) di Ala. Quindi il test più serio è quello napoletano. A Largo del Nazareno calcolano l’apporto di Ala, soprattutto al Sud, nell’ordine del 3-5 per cento.
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«Numeri che non mi appassionano — insiste Cuperlo — . A Ballarò Verdini ha detto che io non posso parlare perché appartengo al Pd del 25 per cento mentre ora il Pd di Renzi è al 40. Mi piacerebbe sapere pubblicamente come rispondono i renziani». I renziani tacciono nelle dichiarazioni ufficiali, ma Guerini a Repubblica precisa: «La frase su Cuperlo è stata assai infelice perché chi ha titoli a stare nel Pd è tema che riguarda il Pd».
Ma lo spostamento dell’alleanza al centro sembra ormai un dato ineluttabile. Il vicesegretario lo nega e ripete: «Di strategico c’è solo la legge elettorale nazionale, ossia l’Italicum. Lo abbiamo fatto in modo da presentarci da soli con una forza di centrosinistra che ha la vocazione maggioritaria».
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Nè intese con la sinistra estrema nè col centro, dunque. Il resto sono scelte locali «che non dipendono sempre da noi. Siamo alleati di Sel, a Milano, a Ravenna, a Cagliari e in altre città. A Napoli Sel sta da 5 anni con De Magistris. Quale centrosinistra avremmo potuto fare lì?». Cuperlo dice che anche lui non è nostalgico dell’Unione.
«Si può creare un centrosinistra innovativo ». Il calabrese Nico Stumpo che conosce bene Cosenza non nega che Verdini potrebbe essere decisivo al ballottaggio, togliendo alla destra e dando qualcosa alla sinistra. «Ma il problema — dice — è aver spaccato il centrosinistra. Il futuro del Pd è un’alleanza con il centro, si chiami Ncd, Udc o Ala, e non con la sinistra. È inaccettabile».
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