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    RITORNO AL ’77: GUERRIGLIA A BOLOGNA! CAOS ALL’UNIVERSITA’, LA POLIZIA SGOMBERA LA BIBLIOTECA OCCUPATA - BARRICATE E SCONTRI ANCHE NELLE STRADE DEL CENTRO - IL FILOSOFO STEFANO BONAGA: “C'È ANCORA L'OMBRA DEL '77. LA VIOLENZA DEVE SPARIRE. LE PROTESTE SONO ORMAI PURA RETORICA” - VIDEO


     
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    POLIZIA BOLOGNA POLIZIA BOLOGNA

    Franco Giubilei per la Stampa

     

    E' stata risolta a manganellate l''occupazione di una biblioteca universitaria di Lettere da parte dei collettivi studenteschi di estrema sinistra: dopo giorni di tensioni, culminate nel blitz con cui gli studenti hanno rimosso i tornelli di sicurezza apposti all' ingresso dall' ateneo nel tentativo di riportare ordine nella facoltà, la polizia ha sgomberato eseguendo la richiesta dell' Università.

     

    La biblioteca ieri mattina è stata chiusa, ma i militanti sono riusciti a rientrarci attraverso un passaggio interno e nel pomeriggio l' università ha chiesto l' intervento della polizia, che l' ha sgomberata caricando i ragazzi nella vicina piazza Verdi e in via Zamboni, sede di molti corsi universitari, in pieno centro, per poi inseguirli in via Petroni, dove gli autonomi del Cua hanno continuato a lanciare pietre e oggetti all' indirizzo degli agenti del reparto mobile.

     

    BOLOGNA UNIVERSITA' BOLOGNA UNIVERSITA'

    Si apre con incidenti seri questo febbraio che segna anche un anniversario importante nella storia dei gruppi antagonisti che a Bologna rivendicano apertamente la propria discendenza dalla ribellione che, nel marzo di quarant' anni fa, incendiò la città vetrina del comunismo italiano. Successe dopo che un carabiniere sparò a uno studente di Lotta continua, Francesco Lorusso, lasciandolo cadavere in via Mascarella, a poca distanza dagli scontri di ieri. Su un muro di via Zamboni del resto, proprio di fronte al numero 36, sede di Lettere e di un' aula che è rimasta nelle mani del Collettivo universitario autonomo per più di dieci anni campeggia un enorme murale colorato che ritrae proprio il volto di Lorusso, sullo sfondo di agenti in divisa e bandiere rosse.

     

    Il Cua è pure responsabile del blitz contro il professor Panebianco, reo di aver pubblicato un articolo sul Corriere della sera non gradito al movimento (ndr). Incidenti si erano verificati poche settimane fa anche davanti alla sede della mensa, teatro delle proteste dei collettivi per i prezzi a loro dire troppo alti. Stavolta invece il casus belli è stato fornito dalla decisione dell' ateneo di aumentare i controlli sugli ingressi nella biblioteca di lettere, aperta nelle ore serali, mediante tornelli contestatissimi dai soliti collettivi. Cua e Labàs in particolare si sono mobilitati contro le nuove misure di sicurezza e hanno divelto una porta intera pur di rimuovere gli odiati tornelli.

     

    SCONTRI BOLOGNA SCONTRI BOLOGNA

    Trovata sprangata la porta nella mattinata di ieri, sono riusciti a farvi ritorno finché le autorità universitarie non hanno chiesto lo sgombero alle forze dell' ordine. Sono volati spintoni e manganellate e la pagina Facebook del Cua parla di feriti e di fermi, dopodiché i disordini sono proseguiti lungo le vie vicine, con qualche centinaio di ragazzi che ha cercato di fare barricate con i cassonetti, ripiegando velocemente ogni volta che la polizia caricava. Dopo le cariche all' interno della facoltà, un' ottantina di studenti si è anche barricata in un' altra aula, mentre i portavoce del Cua parlavano di interruzione di pubblico servizio messa in atto dall' ateneo e promettevano di non abbandonare il terreno dello scontro neanche per la notte.

     

    Per tutto il pomeriggio, gli scontri sono stati filmati, fotografati e postati sul profilo Facebook dagli stessi militanti, com' è prassi per ogni episodio di contestazione. A rendere ancora più incandescente la situazione, la circostanza che è stata l' università a chiamare la polizia. Non succedeva da moltissimi anni, non è esattamente un buon segno nel quarantennale del Settantasette, anniversario a cifra troppo tonda perché i collettivi si lascino scappare l' occasione di celebrarlo degnamente, come vanno annunciando da diversi mesi.

     

    2. BONAGA: FERMI AL ‘77

     

    Riccardo Bruno per il Corriere della Sera

     

    STEFANO BONAGA STEFANO BONAGA

    Per formazione, storia e passione si sente vicino agli studenti che rivendicano i loro spazi: «Non vanno lasciati soli. E le loro richieste sono quasi tutte giuste». Eppure Stefano Bonaga, 72 anni, docente di Filosofia a Bologna, protagonista di mille battaglie a sinistra dentro e fuori le istituzioni, è categorico nel dire che il loro è un «modello di conflitto che non sta più in piedi. Gli strumenti vanno adeguati ai fini e con la violenza spariscono le ragioni della protesta. Li ho incontrati più volte, ho suggerito altre forme, gandhiane, di resistenza pacifica».

     

    Professore, non è stato ascoltato.

    «La violenza ha un valore simbolico identitario: ti consideri vittima e ti senti dalla parte della ragione, è come se valorizzasse i tuoi diritti. Non comprendono che così si indeboliscono, diventa solo retorica. La provocazione, al di là della parte da cui proviene, è controproducente».

     

    Bologna sembra rimasta agli anni Settanta.

    «In questa città c' è un conflitto trentennale, la realtà sociale autonoma vede nell' amministrazione pubblica di sinistra un avversario, tanto più ingiusto perché dovrebbe condividere gli stessi principi».

    BIBLIOTECA UNIVERSITA' BIBLIOTECA UNIVERSITA'

     

    Ma non è l' unica grande città governata dalla sinistra.

    «Qui c' è una comunità di 100 mila studenti ed esperienze diffuse di centri sociali e di auto-organizzazione. C' è ancora l' ombra, o per alcuni la luce, del '77. Questo crea un circolo di protesta-repressione-reazione che alla fine si traduce in una grande drammatica rappresentazione del conflitto senza esito. E invece la politica dovrebbe produrre effetti positivi, portare a casa dei risultati».

     

    Quando ha incontrato gli studenti, cosa ha suggerito?

    «Che sarebbero più efficaci manifestazioni in cui per esempio ci si veste di bianco, non resistere mai, anzi retrocedere, accettare di essere respinti, e insistere sul perché delle ragioni del malessere. La violenza deve sparire, anche perché di fronte agli studenti ci sono agenti che stanno lavorando, ubbidendo a ordini».

     

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