Malcom Pagani per il “Fatto Quotidiano”
OVERLOOK HOTEL
Dai manifesti, il delirio aveva il ghigno di Jack Nicholson e gli occhi sbarrati di Shelley Duvall. In qualche flano, c' era anche il volto di Danny Lloyd che allora era un bambino e oggi è stempiato, vive nel Kentucky, ha insegnato biologia e allevato maiali e dopo 35 anni i film li vede solo in tv.
L' ultima scena di Shining, quella che Kubrick si affrettò a tagliare dopo l' anteprima mondiale del 23 maggio 1980, si chiudeva con un cartello in dissolvenza: "L' Overlook Hotel sarebbe sopravvissuto a questa tragedia come era sopravvissuto a molte altre. È tuttora aperto ogni anno dal 20 maggio al 20 settembre. È chiuso per l' inverno".
Saranno presto un' eccezione per raccontare l' albergo prima di Jack, Wendy e Danny Torrance, in un prequel per la regia di Mark Romanek che ambientato negli anni '20 vedrà forse la luce con l' aiuto della stessa Warner Bros già complice del capolavoro originario.
Dopo essersi mostrato in libertà a oltre 10 milioni di persone, Shining uscì in Italia alla vigilia di Natale del 1980, tra il discorso alla nazione di Sandro Pertini e la sentenza del processo penale che ai calciatori coinvolti nel primo Totonero sarebbe potuto costare una quarantina d' anni di galera.
le gemelle nel corridoio dell overlook hotel di shining
Il pallone continuò a rotolare, Paolo Rossi e il Presidente con la pipa si ritrovarono a Madrid in festa a meno di due anni di distanza e l' unica prigione da cui sembrò subito difficile evadere, l' unico labirinto cognitivo senza via d' uscita, era ed è rimasto l' Overlook Hotel. Un enigma. Un mistero.
Un racconto permeato di atmosfera funeraria, nonostante a tenere una oscena contabilità, nelle due ore di Kubrick, di morto ce ne fosse solo uno.
Overlook Hotel è un progetto ambizioso che - accompagnato dalla scrittura di Glenn Mazzara (The Walking dead), dalla produzione di James Vanderbilt e da un comprensibile scetticismo: "Con Kubrick, Romanek ha in comune solo l' ultima lettera del cognome" - rischia l' accusa di profanazione.
GLEN MAZZARA
Su Shining e sulle sue molte interpretazioni, in un setacciare costante capace di restituire documentari di alto livello, serie televisive, rivelazioni non sempre solide, pepite e ferraglia in armonica alternanza, si continua infatti a discutere da 35 anni. Shining ebbe una lavorazione lunghissima. Shelley Duvall seppe di essere stata scelta a Cannes, nella primavera del '77, proprio nelle stesse ore in cui vincevail premio per la miglior interpretazione femminile in Tre donne di Altman.
Pensava di cavarsela in 16 settimane e rimase appesa al genio di Kubrick per un anno. King, Stephen King, poi molto critico: "Regia di maniera, Duvall urlante, Nicholson monoespressivo" era giàstato fatto fuori da Kubrick che letta una sceneggiatura in cui Jack Torrance recitava nel ruolo di un buono poi compromesso e traviato dal maligno, preferì fare, scrivere e immaginare con la sola Diane Johnson. Il vero Danny venne scelto per essere il falso Dannytra migliaia di coetanei.
shelley duvall con danny lloyd
Alzò il dito durante il provino, cominciò a rivolgersi al proprio amico immaginario, salì sul triciclo di Kubrick e iniziò a percorrere i corridoi dell' Overlook Hotel (in realtà ricostruito dallo scenografo Ray Walker in Inghilterra, per gli esterni si girò al Timberline Lodge, in Oregon) incontrando sensazioni, luccicanze e gemelle che negli stessi ambienti, come Kubrick non mancò di farci sapere, avevano passato bruttissimi momenti.
Intervistate dal Daily Mail proprio l' altroieri, Lisa e Louise Burns, oggi 46enni, hanno raccontato il loro film, definendo "spazzatura" le leggende che volevano Duvall vessata da Kubrick e ricordando un Nicholson stravolto che per entrare nel personaggio dello scrittore -custode piegato dalla solitudine, dai suggeritori occulti, dalla propria mente e dalla perfidia, tra una scena e l' altra dormiva sul pavimento.
le gemmelle appaiono a danny torrance in shining
A sentire i racconti, nessuno avrebbe dovuto essere dove poi veramente si trovò. Non Nicholson che rischiò di vedersi spodestato da De Niro, non Duvall a cui proprio Nicholson avrebbe preferito Jessica Lange, non l' esautorato Stephen King e neanche la poetica di Kubrick, esposta ai venti e alle esegesi successive come nel notevole Room 237, presentato al Sundance e alla Quinzaine.
vecchia di shining
Cinque riflessioni surreali che smontando e rimontando l' inquadratura, concentrandosi sui dettagli e sui simbolismi, rileggono Shining come un film sull' Olocausto, come un apologo sullo sterminio degli indiani d' America e persino come il manifesto delle scuse tardive di Kubrick per aver "contribuito" alla falsa teoria dell' allunaggio di Neil Armstrong.
In un altro pianeta, per disegnare un' Odissea dello spazio chiuso, del silenzio e della sordità, Kubrick e i suoi andarono davvero. Tra il romanzo incompiuto di Nicholson e quella frase "All work and no play makes Jack a dull boy" che Kubrick fece battere per 500 pagine, senza variazioni, alla segretaria Maggie Adams, non si avvertì noia, ma solo inquietudine.
Si sente ancora oggi. È "il forte senso di isolamento" che cercava Jack Torrance. Quello che si prova quando "Il mattino ha l' oro in bocca", ma dentro si ha soltanto la notte.
SHINING 9 prequel shining nicholson jpeg The Shining il film di kubrick lisa e louise wendy torrance in una scena di shining Kubrick dovette tagliare il finale di Shining