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    RIVELAZIONI SHOCK DOPO IL SUICIDIO DELLA 16ENNE ROSITA - SPUNTANO UN VIDEO E UNA LETTERA DOVE ACCUSA I GENITORI: "MI HANNO RESO LA VITA IMPOSSIBILE. SPERO CHE SI FACCIA UN'INDAGINE SU DI LORO"


     
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    1-LA 16ENNE SUICIDA: INDAGATE SUI MIEI GENITORI

    Lorenza Pleuteri per ‘La Repubblica’

     

    rosita la 16enne suicidatasi accusando i genitori rosita la 16enne suicidatasi accusando i genitori

    Povera voce di un uomo che non c’è, la nostra voce se non ha più un perché». Nella chiesa di San Filippo Neri, a un chilometro da dove Rosita si è lanciata nel vuoto, il canto che apre la messa dedicata alla ragazza spinge le lacrime agli occhi. Chiama tutti a riflettere. Rosita si è buttata dal tetto del sua scuola di Forlì, il liceo classico Morgagni, nove giorni prima.

     

    Se ha urlato, mentre si lanciava nel vuoto, nessuno l’ha sentita. Ma le parole disperate e le accuse che ha lasciato, nel video girato con un telefonino e in una lettera, adesso gridano al cuore e alle coscienze di coetanei, insegnati, adulti. E dei genitori, soprattutto. «Mia mamma e mia padre — parole della studentessa suicida, 16 anni, dure come pietre — mi hanno reso la vita impossibile. Spero che ci sia giustizia per questa mia morte. Spero che i carabinieri facciano un’indagine».
     

    Don Enzo Zannoni, suo insegnante di religione, durante l’omelia dice: «Chi può giudicare? Davanti a un fatto così assolutamente misterioso, e così stravolgente, chi di noi può avere tutti i fattori per giudicare? La chiesa non giudica». La giustizia umana, invece, il grido di Rosita lo ha dovuto raccogliere. Il pm Marilù Gattelli, con la supervisione del procuratore capo Sergio Sottani, ha aperto un fascicolo.

    rosita la 16enne suicidatasi accusando i genitori rosita la 16enne suicidatasi accusando i genitori

     

    E ha iscritto nel registro degli indagati i genitori di Rosita, con l’ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia e di istigazione al suicidio. Loro sono lì, in chiesa, a capo chino. C’è anche il fratello maggiore della studentessa, allievo dello stesso liceo. Arrivano e se vanno dalla sacrestia, muti. La croce da portare sulle spalle pesa il doppio. Hanno perso
    una figlia. Le loro esistenze saranno frugate e squadernate per capire se le accuse di Rosita abbiano un fondamento.

     

    «Difficile che ci siano altre ragioni», azzardano a Fratta Terme, la frazione di Bertinoro scossa dalla tragedia e dal dito puntato contro la famiglia. La ragazza del paese a scuola andava benissimo. Aveva la media del 9,25. Sarebbe dovuta partire per la Cina, per un anno di studi all’estero. L’iscrizione era stata formalizzata, la retta pagata. Ma mamma e papà si sono opposti. Le hanno detto un no, l’ennesimo.
     

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    Le era stato negato l’acquisto di un Iphone, non si era potuta mettere su Facebook. Andava in palestra, ma rimaneva in disparte. E l’aver iniziato a impegnarsi come animatrice d’oratorio, a Forlì, non le era bastato a superare ostacoli e difficoltà e rifiuti, rompendo l’isolamento in cui sembrava chiusa, lontano dal liceo.
     

    Raccontano sempre in paese, senza cattiveria, straniti e addolorati: «Non usciva con le amiche. Si vedeva sempre da sola. Quando scendeva dal pullman, di ritorno da scuola, i
    genitori dal balcone la seguivano con lo sguardo. Il padre e la madre sono persone chiuse, restie a dare confidenza. Stanno sempre sulle loro ».
     

    «Anche Rosita era timida e riservata — racconta don Enzo — A scuola interveniva, ma non l’ho mai sentita dire più di due frasi di fila. Non dava confidenza. Se avessi intuito che cosa le bruciava dentro, avrei cercato di sollecitarla. Non credo che il suo sia stato un gesto deciso in un istante. Secondo me lo ha meditato, pianificato. E come si fa a dire che è colpa dei genitori? Quale adolescente non si sente stretto nella famiglia?».
     

    rosita la 16enne suicidatasi accusando i genitori rosita la 16enne suicidatasi accusando i genitori

    Il giorno prima dell’inizio della maturità, per il fratello e i compagni di quinta, salendo dalle scale antincendio si è arrampicata sul tetto del liceo. Ha girato il video-accusa, lungo quasi 40 minuti. Ha posato il cellulare accanto allo zainetto. Si è tolta le scarpe. E ha dato
    addio ai sogni, al futuro, a un ragazzino che le piaceva. Alla vita. «Aveva lasciato dei messaggi nella buca delle lettere delle compagne più care — ricordano al liceo, l’approdo della fiaccolata silenziosa partita dalla chiesa di San Filippo dopo la messa — e non ha potuto più ripensarci, né tornare indietro».

     

    Nel punto in cui è caduta i coetanei posano fiori e bigliettini. Solo una donna se la sente di ricordare la studentessa, davanti ai ragazzi, ai docenti, al sindaco di Forlì, a gente comune venuti a mormora una preghiera: «Cara Rosita, sono giorni che penso a te — singhiozza — Ho uno squarcio profondo tra le costole, come se tutto quel tuo dolore fosse deflagrato nell’aria, devastante. L’ho sentito, lo sento tutto. Ti chiedo scusa perché so solo piangere. E per questo mondo di adulti sconfitti».

     

    2-L’AMICA INTERROGATA DAI MAGISTRATI: “IN FAMIGLIA SI SENTIVA PRIGIONIERA”

     

    Franco Giubilei per ‘La Stampa’

     

    La famiglia della ragazzina suicida vive da circa vent’anni a Fratta Terme, un pugno di case vicino a Bertinoro, eppure qui nessuno può dire di conoscerla davvero, nemmeno il vicino di casa che condivide la stessa villetta, al pian terreno: «Sono sempre stati molto schivi, non li ho mai visti parlare con nessuno, gentili sì, ma ci salutiamo e basta. La ragazza poi usciva solo con la madre o col fratello, in tanti anni che abito qui non mi è mai capitato di vedere dei coetanei che andassero a trovarli. Gente estremamente riservata e chiusa. Mai una lite fra loro, niente di cui mi sia accorto, almeno».

     

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    Il fratello, più grande di due anni, in questi giorni sta affrontando l’esame di maturità nello stesso liceo classico di Forlì dove Rosita, l’altra settimana, si è tolta la vita buttandosi dal tetto. Era legatissimo alla sorella, come spiega Marzia Magnani, che vive dall’altra parte della strada e gestisce un negozio di alimentari: «Abito di fronte alla loro casa ma non sono mai riuscita a scambiarci una parola, stavano sempre e solo fra di loro, i fratelli poi uscivano pochissimo e quando lo facevano erano sempre insieme. Anche quando prendevano la corriera per andare a scuola a Forlì non parlavano con nessuno. Solo di recente mi è capitato di vedere la ragazza in bicicletta per il paese, altrimenti non si vedeva quasi mai».
     

    Si parla anche di punizioni eccessive ai figli quando erano piccoli. Al primo piano della villetta le serrande sono abbassate, nessuno risponde al citofono, poi un’auto esce dal cancello col padre e il fratello a bordo. Più tardi parteciperanno alla messa di ricordo, insieme alla madre. Intanto le indagini della procura di Forlì, che vedono i genitori di Rosita indagati per istigazione al suicidio e maltrattamenti con l’aggravante della morte della persona offesa, vanno avanti. Ieri mattina è stata sentita una compagna di classe della ragazza: secondo gli inquirenti, il suo racconto conferma la sensazione di prigionia in famiglia descritta dalla vittima nella sua ultima lettera, nel diario e negli altri fogli sequestrati dalla magistratura.

     

    Un disagio esistenziale che avrebbe trovato un muro nei genitori, spiegano gli investigatori. Rosita ha descritto umiliazioni, critiche troppo dure, continui divieti di uscire con gli amici. Per gli inquirenti, neanche gli insegnanti che avevano cercato di parlare ai genitori delle difficoltà della ragazza sarebbero stati ascoltati: i loro pareri sono stati percepiti come intrusioni nella privacy, attenzioni eccessive e non gradite. La prossima settimana le audizioni dei compagni di classe continueranno, per il momento in procura riferiscono che la ragazza sembrava trovarsi in una situazione di forte isolamento.

     

    Don Enzo Zannoni, suo insegnante di religione, commenta: «Chi non ha problemi coi genitori a 16 anni? Quello che è successo è un mistero, e ora tutti sono capaci di trovare le risposte: lei era una ragazza molto determinata e critica riguardo alla possibilità di trovare una risposta. E molto sensibile, come tanti a questa età. Si è sempre professata atea, ma in classe era quella che partecipava di più. Anche con le amiche poneva sempre la questione: che senso ha la vita?».

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