Estratto dell’articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera”
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Quanto è narcisista?
«Sono una persona che sa di valere, consapevole delle mie qualità: l’ho dimostrato sul campo, senza scorciatoie, mezzucci, menzogne o triangolazioni. Sono una che tira fuori gli artigli nel momento in cui serve, ma non ho mai dovuto né barare né raccontare bugie per ottenere quello che ho. Certamente non temo di stare al centro dell’attenzione».
Cosa risponde a chi dice che la bellezza l’ha aiutata ad andare in tv?
«Se una persona ritiene che la bellezza mi abbia aiutato evidentemente non è in grado di capire quello che dico, quindi è un suo limite e come tale mi fa una certa tenerezza.
Credo che quello che faccio io c’entri ben poco con la bellezza e con l’avere un determinato organo genitale che peraltro — le assicuro — non ho mai utilizzato per ottenere vantaggi».
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Ha detto che è nata «arrabbiata».
«Si dice che uno nasce incendiario e poi muore pompiere, io mi sento ancora incendiaria: ritengo di essere un buon esempio di un modo diverso di essere donna, consapevole di sé, che non deve chiedere permesso a nessuno. […] Affondiamo le radici dell’educazione in modelli di un patriarcato tossico che non vuole assolutamente saperne di tramontare […]».
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A Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, non fa certo difetto l’autostima (eufemismo). Su RaiPlay conduce Nella mente di Narciso , la docuserie che propone un viaggio nella mente del «narcisista maligno» partendo da quattro efferati casi di cronaca nera (Benno Neumair, l’omicidio di Sarah Scazzi, il delitto di Temù, il caso Tramontano-Impagnatiello).
Come si riconosce un narcisista in grado di agire in maniera violenta?
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[…]
«In primis hanno la capacità di entrare in relazione con la vittima in modo molto seducente, abbagliante. Ti bombardano con stimoli favorevoli, complimenti, promesse di amore eterno e una serie di “attenzioni” che gratificano la vittima e la portano a un livello di dipendenza neurobiologica […]».
Il secondo passo è isolare la vittima.
«Nelle relazioni normali c’è spazio per la vita precedente della vittima, per le sue relazioni. Invece questi soggetti ti mettono davanti a una selezione: o me o tutto il resto della tua vita. Una modalità ricattatoria che viene attuata però su un piano gratificante».
roberta bruzzoni sexy su facebook
Il terzo passo?
«È la fase di svelamento, devono capire quanto profondamente hanno agganciato la vittima. Inizia una fase di test: screditare e svalutare la vittima, aggredirla con silenzi prolungati e assenze, offese, umiliazioni».
Il «gioco» è scatenare il senso di colpa.
«La mirata aggressione all’autostima si somma al tentativo di far sentire in colpa la vittima, come se tutto quello che questi soggetti non danno più fosse colpa loro […] ».
Quando arriva il «vero» pericolo.
«Quando la vittima rischia di diventare minacciosa perché svela la vera identità sociale e psicologica di questi soggetti: lo smascheramento può diventare l’elemento più pericoloso in assoluto».
virginia raffaele imita roberta bruzzone
[…]
Perché le ha dato fastidio l’imitazione di Virginia Raffaele?
«Mi diede fastidio in particolare un’imitazione da Maria De Filippi, mi dipinse con il sangue che grondava, ridicolizzava il mio lavoro di fronte a persone che hanno sofferto, offendendo la memoria delle vittime».
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