Luca Monticelli per "la Stampa"
CARLO CALENDA SI CANDIDA A ROMA BY EDOARDOBARALDI
Con la candidatura ufficiale di Roberto Gualtieri a sindaco di Roma e la fine di un estenuante tira e molla tra Pd e 5 stelle, Carlo Calenda risponde al telefono compiaciuto per come sono andate le cose. «È la fine delle pantomime», dice.
goffredo bettini enrico letta elly schlein giuseppe conte
Il benvenuto formale nell' agone all' ex ministro dell' Economia l' ha dato su Twitter, specificando che il confronto in campagna elettorale inizierà solo dopo le primarie. Lui non ci pensa proprio a partecipare alla sfida interna ai dem: «Sono primarie di partito, non di coalizione, che vengono spostate a uso e consumo del candidato. Le mettono e le ritirano dall' agenda a seconda del momento politico e senza consultare le altre forze al tavolo del centrosinistra».
ROBERTO GUALTIERI ENRICO LETTA
La rinuncia di Zingaretti a correre per il Campidoglio, Calenda la legge così: «Il candidato del Pd a Roma lo hanno scelto i 5 stelle, con il sostegno di Giuseppe Conte a Virginia Raggi e minacciando di far cadere la Regione nel caso in cui Zingaretti avesse deciso di presentarsi».
Usa il sarcasmo definendo il Movimento «un alleato sincero e affidabile», ma nel mirino ha Enrico Letta. L' attacco al segretario Pd è diretto: «Io non capisco, prima ha eletto Conte campione del riformismo, sperando di far nascere un' alleanza con i grillini che ora va in pezzi. È questa la discontinuità tanto invocata dalla linea Letta-Boccia? O Boccia-Letta, a seconda della prospettiva».
CARLO CALENDA
Verso l' ex premier, ora leader del M5s, Calenda non ha mai lesinato fendenti, tanto meno ieri. Però a perdere, secondo lui, è la segreteria del Nazareno: «Conte ha fatto il voltafaccia e all' ultimo momento ha scelto di sostenere Raggi, minacciando di far saltare tutto a livello regionale».
ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE
A Enrico Letta l' aveva detto un paio di settimane fa: «Doveva lasciar perdere l' alleanza con i 5 stelle e smetterla di tirare per la giacca Zingaretti. Allontanare Bettini, Astorre, Mancini e la loro classe dirigente. Fare una squadra di persone competenti che non hanno bloccato la città e provare a vincere al primo turno, parlando ai romani di Roma. Non sono stato ascoltato».
goffredo bettini guarda la diretta di giuseppe conte
Calenda è allergico alla nomenclatura rossa della capitale, che in modo sprezzante lo chiama "il pariolino". Non risparmia critiche a Nicola Zingaretti: «Dopo 18 mesi di incensamento adesso si troverà contro Conte. Uno degli sconfitti è proprio Zingaretti che aveva creduto nell' alleanza con i 5 stelle e ora si trova anche lui a fare i conti con una rottura che di fatto gli ha impedito di candidarsi in Campidoglio».
calenda raggi
Il tono di Calenda è battagliero come sempre, forse di più. Affrontare Virginia Raggi e Roberto Gualtieri gli consente di ritagliarsi uno spazio politico più ampio rispetto a quello che si sarebbe venuto a creare con la discesa in campo del governatore del Lazio.
virginia raggi
Ma se si fosse candidato Zingaretti, avrebbe proseguito comunque la sua corsa: «Non sono abituato, dopo aver lavorato per sei mesi e aver coinvolto 200 persone, a buttare tutto».
L' ex ministro dello Sviluppo economico punta diritto il suo obiettivo: «Continuerò a battere la città palmo a palmo come ho fatto in questi mesi». Punge il partito romano e pensa di potersi giocare tutte le sue carte, soprattutto con l' elettorato di sinistra deluso da come è stata gestita la politica locale negli ultimi anni.
calenda zingaretti
Il comportamento del Pd di Roma è «sinceramente incomprensibile», sottolinea. «Un' attrazione per i grillini e Raggi che non si spiega. Forse gli ultimi avvenimenti potranno far cambiare idea, lo spero. In questo fantastico mondo della politica italiana, dove si dice una cosa e si dà per scontato che si farà l' opposto, noi insistiamo a lavorare sulle proposte per la capitale.
GOFFREDO BETTINI GIUSEPPE CONTE
Io continuo ad appellarmi agli elettori romani anche perché ritornino un po' di chiarezza e razionalità in una partita che sarà ancora lunga».