R.Fr. per il “Corriere della Sera - Roma”
PROSTITUZIONE A ROMA
Girano in bikini e occhiali da sole fra le auto incolonnate che si muovono a passo d' uomo facendo lo slalom fra le voragini. Via Ardeatina, località Santa Palomba, alle cinque del pomeriggio. Il Raccordo anulare è lontano qualche chilometro, ma loro sono già lì. Sono tornate in massa, adesso si stima che siano più di 7mila. Un numero record per la Capitale che a ridosso dell' estate riscopre il fenomeno della prostituzione. Come prima, più di prima, sono quasi tutte ragazze straniere, per lo più sfruttate da bande di romeni, albanesi, più spesso nigeriane.
PROSTITUZIONE A ROMA
Quelle che riescono a sopravvivere amministrandosi in proprio sono numerose, anche se si devono guardare dal racket del marciapiede - l'affitto al metro dei pezzi di asfalto dove stazionare in attesa dei clienti - è sempre presente. E in questo mondo chi sgarra la paga duramente. Per di più i pattuglioni delle forze dell'ordine si sono fatti sempre più rari rispetto al passato, quando quasi ogni notte decine di prostitute venivano fermate e portate in ufficio per essere identificate, fotosegnalate e poi rilasciate.
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Adesso il controllo del territorio è affidato alle pattuglie che fanno quello che possono. E le organizzazioni criminali ne approfittano per far arrivare nuove ragazze, anche minorenni. La mappa aggiornata della prostituzione nella Capitale non si è arricchita di luoghi dedicati al meretricio, ma di giovani donne. Sono sempre di più, e con l'arrivo delle belle giornate si spogliano sulle consolari, in pieno giorno.
Sedute sui guard rail o sotto gli ombrelloni sull'Aurelia, su sedie di plastica sulla Portuense, in passerella sulla Salaria. Ricevono nella boscaglia, in discariche ai margini della carreggiata, negli anfratti di edifici abbandonati, quando non occupati. Non di rado, a causa di clienti che si fermano di colpo in mezzo alla strada per agganciare una di loro, accadono incidenti, anche gravi.
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Il territorio della Capitale è suddiviso in maniera netta: romene sulla Salaria, Colombo, Tiburtina, Tor Bella Monaca, Appia, Ardeatina, Aurelia (fino alle porte di Fregene), Ostiense, Castel Fusano; nigeriane e ghanesi fra Eur, Tiberina, Portuense, Prenestino e Collatino, ancora Aurelia, fino a Maccarese, le pinete verso Ostia. C' è poi la prostituzione maschile, e quella dei viados, nei luoghi storici, fra Villa Borghese, Valle Giulia, Caracalla, stazione Termini, da qualche tempo il Parco del Ninfeo e le Tre Fontane, all' Eur. Ma in realtà non ci sono posti prestabiliti. E appena al di là del Raccordo i controlli sono ancora più saltuari.
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Incontrare giovani italiane per strada è abbastanza raro, le asiatiche - come dimostrano le recenti operazioni di polizia, carabinieri e vigili urbani - vengono per lo più impiegate in falsi centri massaggi (salvo scoprire che anche giovani romane e romene hanno cominciato a lavorarci). Perfino le rovine dell' Antica Roma, come quelle a ridosso della Colombo, vengono utilizzate per incontri a pagamento.
C'è chi si mette in affari con gli sfruttatori, fino a diventare anch'essa una maitresse che gestisce le colleghe più giovani, ma c'è chi cerca disperatamente il coraggio per liberarsi dai «protettori», per scappare da un incubo fatto di soprusi e violenze. Sono quasi sempre africane le ragazze che si ribellano, aiutate dal progetto Roxanne del Comune, dall' azione di altre associazioni come la «Giovanni XXIII» di don Oreste Benzi.
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«Le giovani sfruttate sono aumentate negli ultimi anni a causa del massiccio flusso migratorio - spiega una volontaria -, reinserirle non è semplice. Serve un supporto psicologico perché dopo aver denunciato gli sfruttatori sono terrorizzate. Hanno bisogno di un sostegno vero, altrimenti sono perdute». L'ultima speranza che cambi qualcosa è il futuro Regolamento di polizia urbana: dovrebbe affrontare la questione senza far ricorso a ordinanze comunali a tempo che prevedono multe salate che poi però quasi nessuno paga. E per ridurre l' offerta sarà colpita la domanda.