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Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Francesca Bellino per il Messaggero - Roma
Sabrina Ferilli non andrebbe mai via da Roma. Per lei la capitale è più di una città, è un' appartenenza e nascerci è un privilegio. Due concetti che l' attrice ha ripetuto più volte ieri alla Feltrinelli Alberto Sordi presentando il volume fotografico Io e Roma (160 pagine) che inaugura una nuova collana di Contrasto.
Non ho mai pensato di poter vivere in un altro posto. Mai pensato che questa città fosse diventata invivibile come molti dicono, né mai pensato che i difetti superassero i suoi pregi ha detto l' attrice ribadendo la sua venerazione per la città che emerge anche nel racconto-intervista curato da Alessandra Mammì che è riuscita a far emergere suggestioni inedite e ricordi sommersi della vita dell' attrice.
Dall' infanzia nel quartiere Prati, i giochi a piazza Cavour e la paura per il Palazzaccio alle passeggiate romantiche al Gianicolo, al parco dell' Osservatorio di Montemari o al Pincio, dai tre anni al teatro Sistina di Garinei e Trovajoli nel ruolo di Rosetta in Rugantino dal 1998 allo scudetto della Roma di Totti e la festa al Circo Massimo (in bikini) nel 2001, fino al ruolo di Ramona ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino.
«Se al cinema Ramona esprime bene la romanità, a teatro in Rosetta c' è tutto lo spirito di Roma. E' il personaggio più romano che ho fatto. Nessuno come Armando Trovajoli ha mai musicato così bene Roma» ha spiegato l' attrice salutando la moglie del compositore scomparso nel 2013, Maria Paola Sapienza, presente nel pubblico. Il libro ripercorre le tappe centrali della vita e della carriera di Sabrina Ferilli, affiancandole a fotografie di venti celebri fotografi che hanno immortalato la capitale in diverse epoche, da Cartier-Bresson a Ferdinando Scianna.
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«Io non guido l' auto, ma conosco bene la città perché cammino tanto. Con Roma ho un rapporto di strada e sento di vivere una vita-sopra e che sotto ci sono memorie e resti» ha aggiunto l' attrice tentando una definizione di romano: persona che porta con sé sempre una cifra malinconica. «Un romano c' ha sempre un rimpianto ha spiegato -, forse per le vite precedenti che ha vissuto».
Nel finale, ad arricchire le suggestioni sulla città eterna, è arrivato l' inventore di Dagospia Roberto D' Agostino che ha raggiunto Sabrina sul palco e ha teorizzato che «Roma è uno stato d' animo, un modo di pensare, un paesone mai diventato metropoli in cui la Storia, con la S maiuscola, non si confonde mai con la cronaca e i romani hanno qualcosa che li rende unici e invincibili».
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