Giulio De Santis per www.corriere.it
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«Ho sempre desiderato andare a scuola, perché ho voglia di imparare». Da queste parole semplici è cominciata l’altra vita di Lara (nome di fantasia), venuta a 12 anni in Italia dal Marocco per studiare. E per realizzare i suoi desideri, la ragazzina due anni dopo ha dovuto dire addio alla madre. Un addio drammatico, consumato in una sera d’estate del 2014 dopo un litigio perché, fino a quel giorno, la mamma aveva costretto Lara a lavorare al mercato col suo compagno o a badare ai fratellini a casa.
scuola
E quindi niente scuola, privazione che ha convinto il giudice Chiara Riva a condannare la coppia a due anni per maltrattamenti e il partner, accusato anche di lesioni, a quattro mesi in più: accolte le richieste del pm Andrea Iolis. Da quando Lara ha voltato le spalle alla madre la sua vita è cambiata. Oggi studia, ha recuperato il tempo perduto - quest’estate prenderà il diploma di traduttrice - e vive un’esistenza normale con la zia che la sostiene nella realizzazione dei sogni della bambina arrivata a Roma l’11 febbraio 2012 con «la voglia di imparare».
La sua storia - ha raccontato alla polizia - inizia nel 2010, quando frequenta la quinta elementare in Italia. Poi la madre la rimanda in Marocco. Nel 2012 Lara non vuole tornare a Roma, perché «di mamma non mi fidavo». Però «ho ascoltato la nonna: mi ha detto che qui avrei avuto un futuro migliore». La madre la iscrive a scuola solo a inizio 2013.
maltrattamenti in famiglia
«Lei – rammenta Lara, seguita dall’avvocato Benedetta Piola Caselli - voleva che stessi a casa con i fratelli, ma io non conoscevo la lingua e volevo studiare». Quell’anno è respinta per le troppe assenze: «Ci sono rimasta cosi male – racconta - che sono stata chiusa in camera per giorni». Proseguono i ricordi: «A settembre 2013 ho cominciato la seconda media, ma ho saltato tanti mesi. Di conseguenza sono stata ancora bocciata».
Quando il 29 giugno del 2014 il compagno della mamma la picchia, Lara chiama la polizia. «Un agente voleva convincermi a tornare a casa. Ho detto che preferivo una casa famiglia, cosi potevo studiare». Desiderio divenuto realtà. Al prezzo dell’addio alla madre.