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    “LA FREGNA REGNA” - LUIGI MASCHERONI: “GIRATO COL CUORE, SCRITTO D’ISTINTO, INTERPRETATO DA ROBERTO D’AGOSTINO E MARCO GIUSTI, “ROMA, SANTA E DANNATA” È UN FILM INSIEME STORICO, PEPLUM, D’AVVENTURA, GROTTESCO, COMICO E TRAGICO. E’ UN GRANDISSIMO ATTO D’AMORE CHE TI SPIEGA PERCHÉ “DIO SI È INVENTATO UNA CITTÀ SANTA CON IL DIAVOLO ACCANTO” E TI INSEGNA COME SOPRAVVIVERE, FILOSOFICAMENTE, A ROMA. PRIMUM VIVERE, DEINDE DAGOSPIARE…” - VIDEO


     
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    ROMA SANTA E DANNATA - TRAILER

     

     

     

    Luigi Mascheroni per Il Giornale.it

     

    ROMA SANTA E DANNATA - LOCANDINA ROMA SANTA E DANNATA - LOCANDINA

    In qualche modo il film comincia là dove finiva ‘’la Grande bellezza’’. Sul Tevere. E Paolo Sorrentino è persino uno dei produttori.

     

    Il Tevere: anticamente si chiamava Albula, in riferimento al colore chiaro delle sue acque. E oggi, scherza ma non tanto Roberto D’Agostino, se vuoi attraversare Roma è ormai l’unica via percorribile senza buche e senza monnezza. Parafrasando Apocalypse Now, “Andavamo nel posto peggiore del mondo, e ancora non lo sapevamo, su per un fiume che serpeggiava attraverso la Storia come un cavo elettrico con il terminale inserito direttamente dentro...”. Già, dove termina il Tevere?

     

    Incipit. S’intitola “Roma, santa e dannata”, passerà alla Festa del Cinema il 27 ottobre, ed è il film – un po’ doc, un po’ pop, un po’ choc – di Roberto D’Agostino e Marco Giusti, una nuova folle cinematografica impresa fra antichi re, imperatori, Papi, eroi, politici, ladri, santi, registi, puttane, dame e Cavaliere.

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    Atto d’amore e di passione nei confronti di Roma, viaggio notturno nella più notturna delle città, vagabondaggio lungo gli anni migliori delle loro vite, il film - regia e fotografia di Daniele Ciprì - mette in scena Roberto D’Agostino e Marco Giusti che si raccontano tra loro, e narrano a noi, i furori e le antitesi (che datano soprattutto gli anni Settanta e Ottanta) di un’Urbe eterna che è insieme una Sede Santa e una Capitale dannata.

     

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    Roma. “Rumon”. “Ruma”, che in etrusco significa “mammella”, che tutti suggono. “Romolo e Remolo” come disse una volta Berlusconi. “Città forte” come si dice in greco. Roma come sublimazione e contrario di Amor.

     

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    Bene, e di cosa parla “Roma, santa e dannata”? Parla di Roberto D’Agostino e di Marco Giusti, i quali a loro volta parlano di Roma: della sua Storia di ieri e della cronaca di oggi. Salpano su un battello che solca il Tevere e finiscono, come sempre accade a Roma, attovagliati su una qualche terrazza, sempre con qualche loro amico, a bere e chiacchierare.

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    C’è Carlo Verdone che si lancia in una strabiliante rievocazione del “Festival dei poeti” che si svolse nell’estate del 1979 sulla spiaggia libera di Castelporziano: una follia, un rito, uno psicodramma, l’epica stracciona della cultura underground romana, fra versi, contestazioni, minestroni e l’assessore Renato Nicolini.

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    C’è Vladimir Luxuria che rievoca le mirabolanti notti al “Muccassassina” e al “Degrado”, il meglio dei peggiori pub di una Roma grassa e puttana: Helmut Berger bello e ubriaco, musica frocia, la Carrà e gli Abba, i preti, le orge, la trasgressione, le dark room e poi si esce a riveder la luce. Su un sarcofago trovato al Palatino è iscritta la frase “Ho imparato che la via diritta è il labirinto”. Fuori dalle notti romane invece: “La fregna regna”.

     

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    Ancora. C’è Ceccherini che confessa i peccati cui ti costringe Roma, golosa di denaro, alcol, sesso e solitudini disperate. E c’è Carmelo Di Ianni, ex poliziotto, poi buttafuori, assurto ad arbiter elegantiarum delle notti romani. E poi ci sono, evocati o sfumati in filmati d’archivio, Cicciolina “Mon amour”, la prima pornostar a entrare in Parlamento e che prima di Geta Thunberg lanciò il Partito verde del Sole;

     

    c’è Bettino Craxi che si ripara alla pioggia di monetine fuori dall’Hotel Raphael, perché a Roma si compra e si vende di tutto e di tutti; c’è il socialismo by night di De Michelis; c’è Gianni Letta che insegnò a romanizzarsi al milanese Silvio Berlusconi (il quale una volta chiese a D’Agostino se fosse tatuato anche “sul pisello”);

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    c’è Papa Giovanni Paolo II che al secondo giorno del suo pontificato ha voglia di una serata normale, esce dal Vaticano e va a farsi una pizza a Trastevere, e al suo ritorno non viene riconosciuto dalle guardie che non lo fanno rientrare. C’è il Sacro, il Profano, il Cafonal e Capital.

     

    Cos’è davvero la Capitale? Citazione: “Amare Roma è facile ma capirla non solo è impossibile: è inutile”. E poi, sotto sotto – tutto a Roma è sotto: catacombe, cloache, metropolitana, tunnel, cunicoli, sottopotere, sotterranei, sottotraccia, sottobosco – ci sono anche l’eterno Ennio Flaiano (“Roma è una città eterna non per le sue glorie, ma per la capacità di subire le barbarie dei suoi invasori, di cancellarle col tempo, di farne rovine”),

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    l’eterno Trilussa (“Cosa hai fatto oggi?” gli chiese un giorno il figlio, “Ho toccato i muri di Roma: così ho fatto il pieno di Storia”, gli rispose), l’eterno mistero di un enorme teatro in cui la cosa più viva sono i funerali, l’eterno cinismo di una città che tutto inghiotte e tutto livella, e gli eterni monumenti di Roma. “Ma a cosa serve il Colosseo?”. “A fare battere il cuore”.

     

    Girato col cuore, scritto d’istinto, interpretato da due vecchi amici che ti portano a zonzo tra lupe, Pantheon e vestali, “Roma, santa e dannata” è un film insieme storico, peplum, d’avventura, grottesco, comico e tragico. E un grandissimo atto d’amore. Che ti spiega perché “Dio si è inventato una città santa con il diavolo accanto” e ti insegna come sopravvivere, filosoficamente, a Roma. Primum vivere, deinde dagospiare.

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