Adelaide Pierucci per “il Messaggero”
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Pretende dalla ex moglie i soldi investiti durante il matrimonio, rischia di finire a processo per estorsione, come un boss qualsiasi. «Mi darai i soldi con le buone o con le cattive». «Hai tutto da perdere, io no». Per l’uomo, un cinquantenne dell’Eur, con la fedina penale immacolata, il pm Antonio Verdi, specializzato nei reati da codice rosso, ha già firmato la richiesta di rinvio a giudizio.
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La somma pretesa e contestata 135.000 euro. Era stato quello il prezzo dato dall’indagato al tempo investito durante i sei anni di sposalizio. Nel conteggio erano finite soprattutto le rate del mutuo pagate, ma anche i lavoretti fatti in casa, lo stipendio messo talvolta a disposizione.
Minacce e intimidazioni scattate a cinque anni dalla fine del rapporto. Il marito estorsore, che aveva sbattuto la porta non accettando le difficoltà del figlioletto con problemi di autismo, era passato a battere cassa l’anno scorso con una mail: «Ho comprato la macchina nuova. Ho bisogno di soldi. Ho calcolato che mi devi più di centomila euro, con precisione 135.000». La donna non trovandosi un estorsore di professione davanti all’inizio nicchia. Risponde a malapena. «Mi hai lasciato col mutuo da pagare. Sola e con un bambino da accudire con attenzione, vuoi pure i soldi?», gli risponde, pensando di aver risolto.
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Ma il marito, senza tenere in nessun conto l’accordo di separazione che prevede che la casa resti alla moglie e lui contribuisca alle spese del bambino, porta avanti il suo piano. Secondo lui ha diritto a metà casa, anche se la caparra è stata saldata dal suocero e l’ex moglie ha continuato da sola a pagare le rate del mutuo, e lui non ha mai versato un euro per il bambino. «Vendi casa o ti farò togliere il bambino».
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I ricatti intimidatori registrati nelle mail e su Whatsapp sono finiti agli atti. Alla fine la donna, assistita dall’avvocato Giuseppe Falvo, decide di denunciare. E’ probabile che si rivedranno a breve in un’aula di giustizia. Lui in veste di estorsore e lei di taglieggiata. Il pm ha sintetizzato l’accusa: «Con minacce ripetute l’imputato compiva atti idonei in maniera non equivoca a farsi consegnare 135.000 euro asseritamente spettantegli per non meglio identificati acquisti effettuati durante la convivenza».