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    ROXANNE LOWIT, QUARANT’ANNI DI VITA NOTTURNA DELLE CELEBRITY AMERICANE – “UN PAPARAZZO? NO: IO LE FOTO NON LE RUBO, ANCHE SE FACCIO DI TUTTO PER CATTURARE L’ATTIMO FUGGENTE CHE RACCHIUDE L’ANIMA DI UNA PERSONA”


     
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    salvador dali by roxanne lowit salvador dali by roxanne lowit

    Marco De Martino per ''Vanity Fair''

     

    Mi accoglie tutta vestita di nero nel suo appartamento tutto bianco che si affaccia sull’East River di New York, ed è difficile pensare che proprio questa signora minuta e gentile sia stata la prima fotografa a mostrare il backstage di una sfilata o di un grande party. «Quando ho cominciato, i fotografi erano perlopiù maschi, indossavano sahariane, e sgomitavano per fare le foto. Poi c’ero io che ero piccola, quieta e bene educata, ma che quando mi mettevo in testa di andare da qualche parte ci riuscivo sempre». Dopo avermi preparato un caffè, Roxanne Lowit mi fa vedere i classificatori, anche loro tutti bianchi, che raccolgono quarant’anni di vita notturna delle celebrity americane.

     

    roxanne lowit in persona roxanne lowit in persona

    «Mi piace fotografare quelli cui piace essere fotografati», dice guardando una foto di Salvador Dalí scattata nel 1979. «Lui ogni volta che mi vedeva tirar fuori la macchina fotografica cercava la mano di una donna per baciarla e si metteva in posa: non so se lo faceva per me o perché amava i baciamano, ma erano sempre foto fantastiche».

     

    Dalí guarda la macchina fotografica ma la foto non è posata. È lo stesso strano effetto che si ha guardando altre foto di Roxanne, compresa quella di Pamela Anderson che sulla copertina di People, uno dei libri che raccolgono le sue immagini, guarda l’obiettivo mentre è su una Rolls- Royce a fianco di David LaChapelle che incurante beve vino.

     

    Che storia ha questa foto?

    roxanne lowit roxanne lowit

     

    «Pamela e David stavano andando agli Oscar e non volevano farsi fotografare, non avevano tempo. Ho detto che mi sarebbero bastati tre minuti, e me li hanno accordati. Prima di scattare ho fatto notare a Pamela che la sua minigonna lasciava vedere le mutande. Mi ha risposto: “E allora?”».

     

    Lei si considera un paparazzo?

     

    «No, la differenza è proprio questa: c’è sempre un momento in cui io dico che sto per scattare, uno scambio di parole. Io le foto non le rubo, anche se faccio di tutto per catturare l’attimo fuggente che racchiude l’anima di una persona».

     

    Quando è stato il suo primo backstage?

     

    ROBERTO DAGOSTINO E ROXANNE LOWIT ROBERTO DAGOSTINO E ROXANNE LOWIT

    «Una sfilata di Yves Saint Laurent a Parigi, nel 1976. Mi chiese di andarci Annie Flanders, del Soho Weekly News: aveva visto le prime foto che avevo fatto con una piccola instamatic. Mi disse che se mi fossi comprata una macchina professionale avrebbe pubblicato le mie immagini. Mi ritrovai sull’aereo a leggere le istruzioni per caricare la pellicola su quella macchina che non avevo mai usato».

     

    Come andò?

     

    roxanne lowit roxanne lowit

    «Benissimo: quando non sai che sono difficili, le cose diventano facili. Per farmi entrare nel backstage le modelle finsero che fossi una parrucchiera, e con quelle foto il giornale raddoppiò le vendite. Dopo la sfilata Yves Saint Laurent mi chiese di seguirlo e mi ritrovai in cima alla Tour Eiffel con lui, Andy Warhol e la modella Pat Cleveland. In quel momento capii che la vita che volevo era quella, e abbandonai la mia carriera di disegnatrice di tessuti».

     

    Ci sono immagini di quel momento?

     

    «No, la foto non è stata scattata. Invece, ieri ne ho trovata una di Saint Laurent e Pierre Bergé che mi abbracciano».

     

    Lei ha dedicato un libro a Saint Laurent.

     

    pamela anderson david lachapelle by roxanne lowit pamela anderson david lachapelle by roxanne lowit

    «È stato un rapporto speciale: non avevamo bisogno di parlare, sapevamo sempre di cosa aveva bisogno l’altro. Fui la sua fotografa personale al Metropolitan Museum, quando – primo stilista vivente – gli fu dedicata la retrospettiva al Costume Institute: mi accolse in cima alle scale del museo, mi prese la mano e mi disse che era felice che io fossi la sua fotografa. Un’esperienza paradisiaca».

     

    Anche Andy Warhol è uno dei protagonisti delle sue immagini.

     

    roberto benigni foto roxanne lowit 3 roberto benigni foto roxanne lowit 3

    «Era una presenza fissa della vita notturna di New York: molto intelligente, grande ascoltatore, imparava da tutti. Persino da me: una volta mi disse che ero stata io a insegnargli di portare sempre con sé due macchine fotografiche. Le tirò fuori dai taschini: una a colori, una in bianco e nero, a seconda dell’occasione ».

     

    Lei si portava dietro anche una macchina piccolissima.

     

    «Sì, era meno invasiva e più facile da nascondere. Deve capire che io non avevo quasi mai l’accredito per quegli eventi: avrò avuto un pass per la stampa solo un paio di volte in tutta la mia vita».

     

    Ma come ha fatto?

     

    mariacarla boscono claudia gerini roxanne lowit mariacarla boscono claudia gerini roxanne lowit

    «A volte seguivo i paparazzi. Mi ricordo che una sera mi ritrovai all’ingresso degli Emmy con le credenziali sbagliate, e mi venne detto di stare ferma in un angolo. Non riuscivo a vedere niente. Allora ho seguito i camerieri, e ho raggiunto il backstage attraverso la cucina. Ho capito di essere nel posto giusto quando ho visto dietro il frigorifero Ron Galella, il famoso paparazzo».

     

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    Altre imprese memorabili?

     

    «Fotografare Elton John al suo concerto a Central Park, per la Giornata della Terra del 1980. Quando sono arrivata, come al solito senza pass, mi sono resa conto che era un evento enorme: c’erano decine di migliaia di persone. Ma in qualche modo sono riuscita a intrufolarmi fino ad arrivare sul palco. C’eravamo solo io e lui vestito da Paperino, e gli ho fatto queste incredibili foto mentre suona il piano con dietro un mare di persone».

     

    Qual è il personaggio più disponibile?

     

    linda evangelista, naomi campbell and christy turlington by roxanne lowit linda evangelista, naomi campbell and christy turlington by roxanne lowit

    «Kate Moss. In qualsiasi circostanza ha sempre trovato il tempo per farsi fotografare, e non esiste una sua foto in cui non sia bellissima. Banksy ha usato una mia immagine per la sua Kate Moss versione Marilyn».

     

    Lei ha anche scattato una incredibile foto di Naomi Campbell, Linda Evangelista e Christy Turlington nella vasca da bagno. Così, per caso?

     

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    «Forse ho istigato io la cosa, ma non ne sono sicura. Ricordo però che a un certo punto è arrivato Sylvester Stallone e ha minacciato di aprire l’acqua. Le ragazze sono saltate fuori dalla vasca facendo cadere un bicchiere di champagne e Linda ha sfidato Sylvester a fare a pugni».

     

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    Ci sono molte foto allo Studio 54.

     

    «Era veramente un posto incredibile: ogni serata aveva un tema diverso, e se era quella dedicata alla Cina tutti erano vestiti da cinesi, per festeggiare il Ringraziamento c’erano in giro tacchini. Non è mai esistito un altro posto simile, né allora né mai».

     

    Vuol dire che non esce più?

     

    «Si figuri, per esempio oggi penso di andare allo Standard Hotel a una delle serate organizzate da Susanne Bartsch. Sono feste straordinarie, i ragazzi si dipingono il viso in modo così creativo».

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    Ormai immagino che problemi di accredito non ne avrà più.

     

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    «Invece ancora non ho nessun pass. E alla porta a fare i buttafuori ci sono ragazzini che non sanno nulla degli anni ’70, ’80: tutto per loro è nuovo, compreso me. Ogni sera è un problema».

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