1 - IL PIANO PER STRAPPARE IL VIA SUGLI EUROBOND SENZA DIRE NO AL MES
Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
conte ursula
Sarà battaglia furiosa fino al Consiglio europeo del 23 aprile. Dieci giorni per convincere Emanuel Macron e Angela Merkel a fissare una tempistica stringente sui recovery bond. Dal 24 aprile, però, cambierà tutto. Chiusa quella sfida, Giuseppe Conte costruirà un messaggio alternativo. E a quel punto nessuno - neanche il Tesoro - escluderà più in linea di principio la possibilità di ricorrere al Mes, pur ribadendo che non sussiste la necessità di farlo. Perché se le condizionalità saranno davvero vantaggiose, non avrebbe senso negarsi questo scenario.
antonio misiani
Un passo alla volta, così predica Conte. «Sostenetemi in vista del Consiglio», chiede per ora alle forze di maggioranza, «per strappare il miglior compromesso possibile». Su questo, il premier italiano può contare sulla sponda del Pd, nonostante le tensioni degli ultimi giorni. Sul peso del recente appello all' Ue di Papa Francesco. E ha dalla sua anche l'influenza internazionale di Sergio Mattarella, che alla fine servirà ad avvicinare un patto con Germania, giocando di sponda con la Francia.
giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles 1
La difficoltà maggiore resta quella di siglare un accordo ragionevole in Europa senza provocare un pandemonio in patria. Dove le opposizioni sono pronte a inchiodarlo alle promesse su Mes ed eurobond. Proprio dal rischio di aprire le parte ai populisti d'Italia si sviluppa la trattativa con Bruxelles. «Dopo questo governo - è il messaggio - in Italia ci sono loro». L'obiettivo è mettere pressione a Ursula von der Leyen. che in queste ore studia il piano dei recovery bond per la ricostruzione.
La Presidente della Commissione pensa di "appoggiare" questi titoli a un bilancio 2021-27 di circa 2000 miliardi, il 2% del Pil europeo. È una cifra doppia rispetto al passato, che garantirebbe all' Italia almeno 150 miliardi. I tempi, però, restano cruciali: von der Leyen chiede mesi, Roma vuole che le prime risorse siano accessibili in tempi ultra-rapidi.
Roberto Gualtieri
Ma il vero nodo politico resta il Mes, almeno dal punto di vista della contabilità immediata. Non è tanto per i 36 miliardi di spese sanitarie dirette e indirette, senza condizionalità.
È piuttosto l'eventuale possibilità di accedere all'Omt, vale a dire all'acquisto illimitato di titoli di Stato da parte della Bce, garantito dall' accesso al Fondo. Roma spera che non serva e che gli eurobond risolvano il problema, ma nessuno può escludere che nei prossimi mesi il Mes serva a finanziarsi a tassi convenienti per sostenere la macchina dello Stato, sedando nel contempo gli appetiti dei mercati verso un Paese dall' alto debito pubblico.
MARIO CENTENO
Che servano nuove linee di credito l' ha ammesso ieri anche il viceministro Antonio Misiani, sostenendo che l' Italia utilizzerà di certo il fondo Sure e i fondi della Bei. Si tratta di 15-20 miliardi per la cassa integrazione (che Roma chiederà appena approvato il piano Ue), e di altri 35-40 per progetti accettati dalla Banca europea degli investimenti.
L'esponente dem esclude il ricorso al Mes, «non lo utilizzeremo». Ma non fa altro che ribadire la linea ufficiale fino al 23 aprile. «Perché rifiutare uno strumento per il quale si è dato mandato ad un ministro di lottare?», domanda non a caso Luigi Marattin (Iv).
Ce l' ha con le resistenze del Movimento sul Mes. Che però, è bene dirlo, sono limitate all' ala radicale 5S.
GUALTIERI CENTENO
Non si mettono per ora di traverso i ministri grillini e neanche Luigi Di Maio, che ieri sul Financial Times ha evitato di sparare sul fondo Salva Stati. Resta il problema, per Conte, di correggere progressivamente il tiro. Ha iniziato venerdì sera in tv, continuerà a farlo contando sul sostegno del Pd, che non ha intenzione di disarcionare il capo dell' esecutivo. Altro discorso per Matteo Renzi.
Da giorni spiega ai suoi che «da maggio serve una fase nuova». Forse anche per questo Conte si prepara ad appellarsi alla Camere, prima del Consiglio Ue, a tutte le «forze responsabili del Paese». E a ricevere il sostegno di qualche berlusconiano.
Proprio il Cavaliere è stato l' unico leader dell' opposizione a non finire nel mirino dell' avvocato durante l' ultima infuocata conferenza stampa.
ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 1
2 - «SUBITO IL RECOVERY FUND» PRESSING DELL'EUROGRUPPO MES, IL GOVERNO SI SPACCA
Marco Conti e Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”
Il pressing continua. Anche nei giorni di Pasqua si fanno sentire il commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni e il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno invitando i paesi europei a fare presto sul Fondo per la ripresa (Recovery found) che dovrebbe essere licenziato al Consiglio europeo del 23 aprile.
Gualtieri Conte
LA SVOLTA
«Siamo spinti dall'urgenza di istituire il Fondo per la ripresa nel contesto di un piano di risanamento globale». Con queste parole il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno ha sintetizzato in una lettera al presidente della Ue Charles Michel l'orientamento dei ministri finanziari sulle decisioni per fronteggiare la crisi economica e creare le condizioni di rilancio dell'attività quando la diffusione del virus sarà ingabbiata.
Nel frattempo maggioranza e opposizione si dividono al proprio interno, non sui bond europei, ma sul Fondo salva-stati (Mes). Il Pd è schierato sulla trattativa che l'Italia ha portato avanti con il ministro Gualtieri e che dovrà concludere il premier Conte che sulla questione tiene duro.
conte gualtieri
«Il Mes non lo utilizzeremo però utilizzeremo il programma per la cassa integrazione europea, utilizzeremo i 200 miliardi della Banca europea degli investimenti», spiega il viceministro Antonio Misiani intevistato a Mattino5. Una linea, che piace a palazzo Chigi e al M5S, in parte anche dovuta all'esigenza di non indebolire la battaglia per i Recovery bond che l'Italia conduce insieme a Francia, Spagna e altri undici paesi europei.
Una volta chiusa la trattativa, è possibile che sull'utilizzo dei 36 miliardi del Mes si riapra uno scontro interno. Non aspettano invece i renziani che con Luigi Marattin si chiedono «in quale riunione di maggioranza è stata presa questa decisione populista? Perché rifiutare uno strumento per il quale si è dato mandato ad un ministro di lottare? Ormai - conclude - per cogliere le differenze tra Pd e M5S serve un microscopio ad altissima risoluzione».
salvini e meloni
Distinguo che dovranno in qualche modo ricomporsi in vista del voto su una mozione che solitamente le comunicazioni del premier alle Camere. Sempre più palese è invece la divaricazione interna al centrodestra. La Lega continua a tenere alto il no al Mes, in qualunque forma e condizioni, mentre Giorgia Meloni (FdI) contesta anche lo stesso inserimento del Mes tra gli strumenti necessari per affrontare la crisi.
Molto diversa la posizione di Forza Italia che Silvio Berlusconi ha espresso pochi giorni fa e che Osvaldo Napoli difende e Antonio Tajani ribadisce sostenendo che «sarebbe assurdo non utilizzare i 36 miliardi, ora che il Mes è cambiato e non ci sono più condizioni». Una posizione che condivide anche Romano Prodi. Adesso che il Mes «non è più condizionato, non capisco più il mio Paese. Io sarei per usarlo», anche perché «è un prestito, ma talmente a basso interesse per cui: primo lo ripaghiamo a lunghissimo tempo, secondo ci costa un miliardo e mezzo in meno all'anno. Beh insomma... a caval donato, non si guarda in bocca».
ANTONIO TAJANI GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI
Difficile dire se nel video-vertice del 23 i capi di stato e di governo riusciranno trovare un accordo sugli «strumenti finanziari innovativi» che solo per alcuni (Francia, Spagna e Italia) sono gli eurobond. Germania e fronte del Nord insistono per fare leva sul bilancio Ue 2021-2027. Entro il mese la Commissione presenterà una nuova proposta di bilancio. La prima era di 1.135 miliardi a prezzi 2018 (1,11% del reddito lordo Ue) e solo per fronteggiare la crisi attuale, secondo i commissari Gentiloni e Breton, sarebbero necessari 1500-1600 miliardi.
La divisione è tra chi punta ad aumentare il volume del bilancio e chi a diminuirlo (proprio i paesi del fronte anti eurobond). La recessione scombinerà non poco le carte: a causa della perdita di pil e dell'aumento degli aiuti europei ai paesi più colpiti dal virus, per alcuni stati contributori netti del bilancio potrebbe ridursi lo scarto tra quanto versano e quanto ricevono in termini di fondi nei 7 anni. Ciò varrebbe innanzitutto per l'Italia (la Spagna è già beneficiaria netta).