DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
1. DAGOREPORT/1
Allegria! il Cda del Maxxi c'è oggi. E il nodo della Melandrina verrà al pettine: quando, segata dal Pd, fu sospinta alla presidenza della Fondazione grazie al cugino Salvo Nastasi, alias l'uomo più potente del Ministero dei Beni Culturali, all'epoca guidato dall'inadeguato e svogliato Ornaghi, le fortissime polemiche intorno allo "scivolo" artistico furono messe a tacere con la furbata che la presidenza era un titolo onorifico, quindi la persona scelta non deve avere titoli in merito in quanto priva di stipendio.
(L'ex presidente Pio Baldi prendeva solo il rimborso spese e ora sembra che, per la legge Tremonti, debba restituire anche quello).
Da parte sua, la Melandri aveva promesso un anno fa che avrebbe rilanciato il museo ma, finora, non è riuscita a trovare nessun finanziamento vero per il Maxxi né a programmare alcunché che attiri i veri capitali interessati ad una seria politica nell'arte contemporanea.
E arriviamo alla "mossa melandrina", rivelata da Dagospia, della trasformazione del Maxxi in "ente di ricerca" per ottenere così uno stipendio. Una questione che può trasformarsi in un boomerang per la vispa Giovanna: si parla di 4000/5000 euro mensili che cozzerebbero contro i miseri 1.884 ⬠del direttore degli Uffizi. Secondo punto: se il museo diventa un istituto di ricerca, allora per il presidente dell'ente va indetto un concorso per titoli, per metterne a capo qualcuno che sia autorevole dal punto di vista della ricerca storico-artistica, per giustificare quello stipendio.
Eppoi: se la Melandrina fa il presidente e una grande star viene chiamata (con che stipendio?) a curare le grandi mostre, alle collezioni, scopo primo di un museo, chi ci pensa?
2. DAGOREPORT/2
Non basta il trucchetto del finto impegno gratis, la furbetta dello stipendino Melandri ha trasformato il Maxxi in un circolo Pd, grazie al quale ha ottenuto quel posto al sole. Dopo i corsi yoga (che c'entrano con l'arte contemporanea?) il museo diretto dall'ex ministra veltroniana ha ospitato anche la nascita di un movimento politico, Ecogreen, fatto da esponenti Pd come il senatore Ferrante, e i piddini Della Seta e Monica Frassoni (e già che c'era, pure l'ex finiano in cerca di posizionamento, Fabio Granata). Non fa prima la Melandri, invece di sputtanare una istituzione come il Maxxi, a rientrare nel Pd e amen?
http://www.greenitalia.org/adn-kronos-green-italia-scalda-i-motori-domani-si-comincia-ad-ancona/
3. BONAMI: «IL PROBLEMA DEL MAXXI NON à LO STIPENDIO MA IL RUOLO DEL VERTICE»
Lettera di Francesco Bonami al "Corriere della Sera"
Caro direttore,
l'articolo di Gian Antonio Stella sullo stipendio del presidente del Maxxi Giovanna Melandri, pubblicato sul «Corriere» del 27 luglio, tocca un nervo scoperto: la confusione che regna oramai da molti anni nella gestione di quello che dovrebbe essere il più importante museo di arte contemporanea in Italia e magari uno dei più importanti d'Europa, due condizioni purtroppo mai raggiunte.
Dobbiamo dare atto a Giovanna Melandri di essersi messa veramente d'impegno, una volta nominata, nel tentare di riportare, se non ancora all'eccezionalità , almeno nella normalità un'istituzione in condizioni «balcaniche». Il problema non è però lo stipendio della Melandri, ma il suo ruolo. La domanda non è «deve guadagnare o no?», ma che lavoro deve svolgere all'interno del Museo.
Se il suo ruolo è quello di presidente di un Cda classico, come in tutti i musei del mondo il suo compito dovrà essere essenzialmente quello di trovare fondi, non di percepirli. Oltretutto pare che l'ipotetico stipendio che dovrebbe ricevere sarebbe addirittura superiore a quello del direttore che la stessa Melandri sta cercando con molta energia e professionalità , ma che non trova.
Anche perché lo stipendio ministeriale non è sufficiente, anche se dignitoso, per attirare le personalità di calibro internazionale che Giovanna Melandri vorrebbe, giustamente e finalmente, mettere al timone della sua nave oggi completamente deriva. Se lo stipendio del presidente fosse aggiunto sul piatto del futuro direttore, sono sicuro che molti dei professionisti invitati avrebbero probabilmente già accettato di dirigere un museo dalle enormi potenzialità .
Se invece Giovanna Melandri non ha o non vuole avere il ruolo di presidente «classico», ma aspira o crede necessario assumere le funzioni di un sovrintendente, come alla Scala per intendersi, o di un direttore artistico generale, sotto al quale opereranno diversi curatori, allora è più che giusto che riceva uno stipendio vero e proprio e non solo un gettone istituzionale. Ma se così è, Giovanna Melandri e il ministero devono chiarire formalmente e ufficialmente il ruolo di chi sta alla guida del Maxxi. La presidenza cosi com'è non è ne carne ne pesce.
Non sorprende allora che si trovi difficoltà , al di là dell'offerta economica, nel convincere un professionista dell'arte contemporanea ad assumere un ruolo che appare più di contorno alla carne e al pesce che di vera ed autonoma direzione, come quello che invece il direttore ha in tutti i musei del mondo con i quali la Melandri sta correttamente creando rapporti ed aprendo importanti dialoghi.
Finché tutto questo non verrà chiarito, il Maxxi rimarrà la Sarajevo culturale che è stato negli ultimi anni, un'insalata russa di mostre e programmi improbabili e incapaci di dare al museo quello di cui ha drammatico bisogno, una sua forte e unica identità . Un direttore-contorno sarebbe il colpo di grazia per il museo. Ma la sabbia nella clessidra Maxxi sta oramai rapidamente scendendo. Ribaltarla e ricominciare da capo potrebbe diventare sempre più complicato, se non impossibile.
Museo MAXXI CONTAINER NEL MUSEO MAXXI Piazzale del MAXXI Auditorium del MAXXI MAXXI - VEAUTE - MELANDRI - TRUSSARDIMARCO MORIELLO GIOVANNA MELANDRI SALVATORE NASTASIGIOVANNA MELANDRI GIULIA MINOLI E SALVO NASTASIGiovanna Melandri Giovanna Melandri FRANCESCO BONAMI pio baldi
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