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    “VAMOS A LA PLAYA RISPETTO AI TORMENTONI DI OGGI MI SEMBRA PROUST” - ENRICO RUGGERI COME CANZONE DELL'ESTATE VOTA IL BRANO DEI RIGHEIRA: “FU UNA SORTA DI INNO LIBERATORIO DOPO I FANTASMI DEGLI ANNI DI PIOMBO, IO ERO A INIZIO CARRIERA E NON ANDAVO IN VACANZA PERCHÉ... - I MIEI PRIMI BACI? NELLA CITTÀ CHE MI HA ISPIRATO “IL MARE D'INVERNO” – E POI PARLA DEL PROGRAMMA CHE ANDRA’ DA NOVEMBRE SU RAI1... VIDEO


     
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    Barbara Visentin per il Corriere della Sera

    Nonostante l' indole punk, nonostante dica di non andare mai in vacanza, anche Enrico Ruggeri scavando nel passato ritrova una canzone solare, calda e spensierata che lo accompagnava nelle sue estati.

     

    enrico ruggeri enrico ruggeri

    «Il primo brano che mi viene in mente - racconta il cantautore milanese - è senz' altro "Vamos a la playa" dei Righeira, prima di tutto perché li ho visti nascere e sono miei amici e poi perché era una canzone divertente, dal successo più che meritato, e loro erano molto più di quel brano».

     

    Che cosa ricorda di quel periodo?

    «Vamos a la playa arrivò nel mezzo degli anni Ottanta, a suggellare una stagione particolare del nostro Paese: fu una sorta di inno liberatorio dopo che ci eravamo lasciati alle spalle i fantasmi degli anni di Piombo. Una canzone leggera che però rispetto ai tormentoni di oggi sembra Proust».

     

    Non gliene piace nemmeno uno?

    righeira righeira

    «Oggi, le canzoni estive, uno le fa e tutti le ricalcano. Non è che non mi piacciono, ma le confondo. Va molto quella specie di reggae che si sente da tutte le parti e le scelte sono dettate da motivi di mercato, non dalla creatività. Probabilmente io potrei essere un parametro al contrario: se una canzone non piace a me, è segno che funzionerà».

     

    Che colonna sonora fu per lei «Vamos a la playa»?

    «Io cominciavo la mia carriera, facevo i primi concerti. Non andavo in vacanza perché non ci sono mai andato da quando faccio questo mestiere. Ho orrore per espressioni come "staccare la spina" che mi fanno venire in mente un malato terminale. Per me sarebbe una sconfitta.

     

    righeira righeira

    La definizione di vacanza è fare una cosa divertente, ma tutte le cose che faccio sono divertenti e quindi in questo senso sono vacanze. Anche ora che sono in tour (sta portando live il suo ultimo album "Alma", ndr ) mi sveglio spesso guardando il mare».

     

    Da bambino, invece, come passava le estati?

    «Nasco come bambino milanese che veniva portato al mare. Negli anni Sessanta si facevano le classiche vacanze in albergo o in pensione, a pranzo c' era la bottiglia d' acqua col numero della camera. Chi è della mia generazione se lo ricorda. Andavo a Pescara, con mamma e zie. Poi è arrivata Marotta».

     

    Diventata ufficialmente la «Città del Mare d' inverno»...

    «È un posto suggestivo e particolare che mi ha ispirato "Mare d' inverno" e ora ne sono anche cittadino onorario. Ma prima ancora, era lì che andavo in vacanza d' estate, da ragazzino. È il luogo delle prime fidanzatine, dei baci sulla spiaggia, delle "immense compagnie" come direbbe Max Pezzali».

    RIGHEIRA RIGHEIRA

     

    A quei tempi immaginava già di diventare un cantautore?

    «Nella mia totale incoscienza avevo già in mente il mio futuro. A sedici anni ero certo che ce l' avrei fatta, anche se suonavo solo per piacere, per invitare la ragazzina in sala prove. Ero "quello della terza H che suona"».

     

    Poi arrivò il punk?

    «Ascoltavo progressive e poi arrivò il punk, da "London Calling" dei Clash ai Sex Pistols: dico sempre che sono qui grazie al punk. Era la musica più abbordabile, fatta da gente che suona peggio di te, ma ha un sacco di cose da dire».

     

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    E visto che Londra chiamava: andava a Londra?

    «Certo, si andava a Londra, erano meravigliose avventure. Andavo in macchina a comprare gli amplificatori Marshall che là costavano meno. Tornavo vestito come loro, con i capelli tinti di biondo: là ero normalissimo, qua ero molto strano. Per nostra fortuna a quei tempi non c' era Internet ed era tutto da scoprire».

     

    Non ascolta musica online?

    «Non ho l' esigenza di ascoltarla sul cellulare e uso un vecchio Nokia. Ho invece l' iPad, ma sono io che vado sul web quando voglio andarci, non è il web che viene da me».

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    A novembre invece andrà in televisione con «Una vita da cantare» su Rai1...

    «Sarà un programma dedicato alle monografie di alcuni cantautori legati a una città. Fare ascolti con la musica in televisione è sempre una sfida, ma è pieno di belle canzoni da valorizzare. I cantautori sono quello per cui noi italiani verremo ricordati, più qualche Mondiale vinto, magari».

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