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LA RUSSA DOPO AVER LANCIATO IL SASSO RITRAE LA MANO: “NON HO MAI FATTO IL NOME DI LUPI, ANCHE SE LO CONSIDERO UN BUON CANDIDATO A SINDACO DI MILANO” – ‘GNAZIO LUNEDÌ HA ORGANIZZATO UNA CENA PER LANCIARE L’EX MINISTRO CIELLINO DI “NOI MODERATI”, FACENDO INCAZZARE TAJANI. E ORA IL PRESIDENTE DEL SENATO FA AMMUINA: “VA BENISSIMO UN CIVICO SE È DI GRANDISSIMO LIVELLO CHE PERÒ AL MOMENTO NON VEDO, MA UN BUON POLITICO È MEGLIO DI UN BUON CIVICO. NON SO COSA RACCONTANO A TAJANI. ALLA CENA…”
Estratto dell’articolo di Maurizio Giannattasio per il “Corriere della Sera”
mara carfagna maurizio lupi ignazio la russa assemblea noi moderati foto lapresse
Politico contro civico. Mancano due anni al traguardo, la partita di Milano è solo agli inizi, ma già si capisce che sarà un percorso a ostacoli […]. Ieri, a stoppare il progetto del presidente del Senato, Ignazio La Russa, di puntare su un candidato politico (alias Maurizio Lupi) è sceso in campo direttamente lo stato maggiore di Forza Italia.
Prima, con toni più soft, il senatore Maurizio Gasparri, amico storico del presidente del Senato, anche lui presente alla cena da La Russa, dove FDI ha puntato le sue carte su Maurizio Lupi. «Grande rispetto per tutti, ma continuiamo a non escludere un candidato civico», ha detto il capo dei senatori azzurri.
ANTONIO TAJANI ALL EXPO DI OSAKA
Ma la stoccata più dura arriva dal numero uno, Antonio Tajani: «Il futuro di Milano non si decide a cena. Abbiamo rispetto per tutti i nomi fatti, persone di prestigio, ma come FI siamo convinti che serva un candidato civico, se vogliamo vincere».
Assicura che sarà lui a fare la trattativa finale e che «alle cene» preferisce «andare nelle periferie». «A Tajani dico che non abito a San Babila e che lo invito a cena quando torno a Milano» è la risposta del presidente del Senato che subito dopo si fa serio. «Posso mai pensare a una scelta che non sia condivisa da Giorgia Meloni o dagli altri leader della coalizione? Ma ricordo bene come è andata a finire l’altra volta».
Ogni riferimento all’ultima disfatta elettorale milanese del centrodestra è puramente voluto, quando si arrivò a scegliere un «civico» all’ultimo secondo con conseguenza disastrose (oltre 25 punti di distacco dal Beppe Sala rientrante).
ignazio la russa maurizio lupi assemblea noi moderati foto lapresse
«Va benissimo un civico se è di grandissimo livello — continua La Russa — che però al momento non vedo. Se non emerge, la mia idea, anche se non decido io, è che sia un politico».
Lupi? «Non ho mai fatto il nome di Lupi anche se lo considero un buon candidato. La cosa più importante è che un buon politico è meglio di un buon civico se il civico non ha una notorietà e un’attitudine alla politica conclamata».
Torna sulla cena e sul fatto che non fossero stati invitati i coordinatori dei partiti della coalizione. «Non so cosa raccontano a Tajani. Alla cena […] non c’erano i coordinatori perché non bastavano i 14 posti a tavola. Abbiamo deciso di non invitare chi non è di Milano. Non c’era neanche il coordinatore di FDI che è di Mantova».
ANTONIO TAJANI LUCA BERNARDO GIORGIA MELONI MAURIZIO LUPI
Rivendica invece l’unica vera decisione di quella serata: «Negli ultimi sei mesi prima del voto i partiti cercheranno di prendersi i voti ma per un anno cerchiamo di fare tutto insieme con l’ascolto delle periferie, della società civile. Lo dice uno che fa parte del partito di maggioranza relativa, facciamolo tutti».
Lupi, da navigatore esperto, non replica a Tajani e a chi gli chiede se si candiderà, risponde: «Avendo un’estrazione democristiana non esiste sulla faccia della terra che a due anni dalle elezioni mi metta a pensare a chi si candida».
Replica invece un’altra invitata al desco del presidente del Senato, la ministra Daniela Santanchè. Prima con una battuta: «Se hanno in mente di candidare Pier Silvio o Barbara Berlusconi ce lo diranno».
ignazio la russa daniela santanche 2003
Poi seriamente: «Se ci fosse un civico di assoluta levatura nessuno avrebbe nulla da ridire perché a noi interessa il bene di Milano, ma a oggi nessuno si è candidato. Non essendoci, ritengo molto meglio che ci sia un politico. La domanda però è perché FDI, dall’alto dei suoi risultati elettorali, sia disposta a lasciare Milano a un altro partito.
Nessuno lascia niente — continua Santanchè —. Siccome l’intento a Milano è quello di vincere, bisogna individuare senza egoismi di partito il candidato migliore».
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