LA SCENA DI SESSO FERRARI-MORETTI IN CAOS CALMO
CATERINA DE FILIPPO per www.iodonna.it
moretti ferrari
Isabella Ferrari è infastidita, quasi indignata, quando le riveliamo che cercando su Youtube le sue precedenti interviste per arrivare preparati a questo incontro nell’incantevole hotel La Mamounia, durante il festival di Marrakech, il primo risultato (cioè il più ricercato dagli internauti) è: “Isabella Ferrari e Nanni Moretti“.
Il riferimento naturalmente è alla scena di sesso bollente interpretata dall’attrice e dal regista in Caos Calmo, film del 2008 tratto dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi. «Se da un lato mi può lusingare il fatto che la gente mi consideri una bella donna, dall’altro trovo estremamente riduttivo che su Internet la mia carriera, tutte le cose che ho detto da cittadina e da donna, vengano limitate a una scena di sesso», spiega l’attrice. «Mi dispiace molto essere sminuita in questo modo, perché penso di aver fatto tanti film buoni e di essere legata a un immaginario cinematografico lungo 30 anni».
ISABELLA FERRARI CON NANNI MORETTI CAOS CALMO
L’attrice 54enne è in Marocco per accompagnare Valeria Golino e il suo Euforia, ma l’occasione per incontrarla è per parlare di Baby, la serie tv in onda da qualche giorno su Netflix, che racconta il caso delle minorenni dei Parioli coinvolte in un caso di prostituzione. Un programma che ha destato non poche polemiche, accusato di incitare allo sfruttamento sessuale minorile dal National Center on Sexual Exploitation americano, in cui la Ferrari interpreta la madre di una delle ragazze. «Non conoscevo questa polemica», racconta Ferrari, «ma bisogna considerare che qua partiamo da un fatto di cronaca, che la serie reinterpreta con la scrittura.
isabella ferrari
Certamente, quando ho letto la cosa sui giornali sono rimasta sconcertata, mi sono sempre chiesta se queste ragazze si prostituissero per mancanza di rispetto per il proprio corpo o se avessero una tale autonomia da potersi spingere fino al punto di scegliere di prostituirsi. Forse lo si può considerare un tema pruriginoso, ma anche se raccontare alcune storie può far male e ferire qualcuno, è importante che il cinema le rappresenti, perché uno dei compiti dell’arte è anche quello di essere di insegnamento».
Forse il rispetto del proprio corpo e le scelte che lo riguardano è qualcosa che si conquista davvero con la maturità…
Può darsi, ma credo che se le nostre ragazze non subiranno più quello che abbiamo subito noi da giovani è grazie alla campagna #metoo, che è una pagina di storia nuova e fondamentale.
isabella ferrari
Certo c’è stata una deriva che non mi è piaciuta molto, perché i mass media hanno cavalcato l’onda del movimento e tanti si sono fatti usare e forse pagare per raccontare situazioni accadute molti anni prima, difficili da smentire, chissà se vere oppure no. Ma al di là di questo, io ho vissuto l’ondata di #metoo vicino alle mie figlie (Teresa Osti e Nina De Maria): ne abbiamo parlato molto ed è stato molto importante per me, perché quando io avevo la loro età pensavo che tutto questo fosse un tabù, che non fosse possibile parlarne.
selvaggia isabella ferrari
A distanza di anni lei non ha tirato fuori la sua parte della storia.
No, però l’ho usata per quello che contava davvero, per mettere in guardia le mie figlie. Non sono di quei genitori che pensano che i propri figli debbano vivere certe esperienze sulla propria pelle. Quando c’è la possibilità di rendere la loro strada più facile non provo nessun pudore, e così ho raccontato loro le molestie che ho dovuto subire.
Quello che colpisce vedendo la serie è la disinvoltura con cui i ragazzi condividono tramite lo smartphone la propria intimità. I social media secondo lei non rischiano di confondere tra cosa è strettamente privato e cosa può essere pubblico?
selvaggia isabella ferrari
I ragazzi ormai si formano con i social media, c’è una percezione dell’intimità completamente diversa rispetto ai miei tempi ed è molto difficile tornare indietro. La cosa che mi preoccupa di più però è come questi strumenti di comunicazione plasmino il linguaggio che usano per raccontarsi, per socializzare, per interagire con gli altri, perché mi sembra che sia in generale molto netto, molto tranchant e alla fine tutto questo non fa che riversarsi nella vita reale.
Lei come ci è finita su Instagram?
Mia figlia mi ha iniziato, lo uso per guardare le immagini di alcuni profili, ma soprattutto perché ormai anche noi attori non possiamo più limitarci alle interviste, dobbiamo pubblicizzare il nostro lavoro e quindi è un mezzo in più per attirare attenzione su ciò che facciamo. Francamente, però, se potessi tornare indietro non lo rifarei: anziché guardare lo smartphone prima di spegnere la luce e dormire preferirei avere sul mio comodino un bel libro. Il problema è: come si fa a tornare indietro? Tutti usano i social.
SELVAGGIA ISABELLA FERRARI 7
Ma postare immagini che la riguardano non le dà una maggiore sensazione di controllare la propria carriera?
Io sono abituata, fin dai tempi di Sapore di mare, a rilasciare interviste e a vedere le mie foto pubblicate sui giornali, ma anche a dire il vero a leggere le mie frasi estrapolate nei modi più strani. Non sono stata formata con l’idea di poter controllare la mia immagine e perciò credo che non imparerò mai.
Non crede che le foto di certe ragazze in bella mostra su Instagram o altri social media contribuiscano all’oggettificazione femminile?
isabella ferrari
Non lo so, non è che spulci tanti profili di donne su Instagram a dire il vero. Ma semmai direi che questo aspetto è solo amplificato dai social: già la televisione di 10 o 20 anni fa ha avviato questo percorso, basti pensare all’immagine femminile trasmessa dalle tv private.
Non credo sia necessario demonizzare i social, penso ci possa essere un utilizzo sano e uno malsano, come di tutte le cose. Dipende da tanti fattori, inclusa l’educazione della famiglia, gli amici che hai, gli interessi e la cultura. Per questo penso che il migliore antidoto sia quello dello studio: la scuola per i ragazzi è importantissima, e non deve necessariamente insegnare un mestiere, ma aprire la mente perché c’è sempre tempo per concentrarsi poi su qualcosa in particolare.
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Dice così perché rimpiange di non aver studiato?
Lo rimpiango molto, perché ho iniziato a lavorare molto giovane e per questo ho insistito con i miei figli nel fargli inseguire una cultura più ampia possibile.
Oggi ogni nozione si trova sul web. Per esempio con un clic si può conoscere Isabella Ferrari. Lei cerca mai il proprio nome su Google?
gianni boncompagni isabella ferrari
Non lo faccio mai per fortuna, visto quel che mi ha raccontato. C’è da sempre attorno a noi attori una curiosità morbosa e se scoprissi davvero che di me la gente cerca solo le scene di sesso o di nudo ne rimarrei ferita.
isabella ferrari
Mi ricordo che quando nel 2012 abbiamo presentato E la chiamano estate alla festa del cinema di Roma, dove nella prima scena ero completamente nuda, ci fu un attacco senza precedenti al film. Nonostante poi abbia vinto insieme al regista Paolo Franchi un premio, quell’episodio mi ha fatto molto soffrire. Per questo ridurre Caos calmo a quell’amplesso è ingiusto, perché il film è tutt’altro che voyeurista e quella scena, tolta dal suo contesto, non mi rappresenta affatto. Mi piacerebbe che si potesse eliminare per sempre dal web. Lei sa come si fa?
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