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    LO STUPRO DEL PORTAFOGLI - IL GIP NON CREDE ALLE BABYKILLER DI UDINE


     
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    Niccolò Zancan per LaStampa.it

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    Non è stata legittima difesa. Il gip lo scrive chiaramente: «C'era una comoda via di fuga, naturale e del tutto evidente, pur nella concitazione del momento». Insomma, non doveva andare così.

    È una storia assurda. Non si spiega. Le due ragazzine fermate per l'omicidio di Mirco Sacher potevano chiedere aiuto. Potevano prendere le chiavi dell'auto del pensionato per non farsi seguire. Potevano scappare senza uccidere.

    Per questo, secondo il gip del Tribunale dei minori di Trieste, il fermo va convalidato. «Sussistono gravi indizi di colpevolezza». Le ragazzine restano in comunità. Per due mesi. L'accusa è omicidio preterintenzionale. Non volevano uccidere, ma sono state violente e senza ragione.

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    «Non sono emersi allo stato elementi a favore delle imputate, né causa di giustificazione o di non punibilità. Considerando che - pur dando per certo che la colluttazione sia scaturita da un approccio sessuale dell'uomo non voluto dalle ragazze e da un'insistenza della vittima volta a perpetuare violenza sessuale nei loro confronti - risulta che esse ben avrebbero potuto sottrarsi e agevolmente».

    Insomma, non quadra. Pur dando per scontata quella violenza sessuale, a cui in verità il gip non sembra credere molto. Per una serie di motivi tutti sotto lo stesso segno: soldi. Perché una ragazzina aveva in tasca il bancomat di Sacher. Perché una cassiera di un supermercato, proprio domenica mattina, ha sentito lo stesso Sacher lamentarsi con le due quindicenni: «Non mettetemi più le mani nel portafogli».

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    Perché «il parsimonioso» Sacher dal 2 all'8 aprile ha prelevato 450 euro. E comunque, nell'ultimo mese, più dei suoi 1300 euro di pensione. E poi perché, proprio sul mobiletto in cucina, c'era un estratto conto da cui si poteva evincere chiaramente che aveva dei risparmi: «Una cospicua disponibilità di denaro».

    Cioè 149 mila euro su un conto titoli. E quindi, scrive il gip: «Tali sopravvenute emergenze di indagine operano nel senso di mettere in dubbio la prospettata violenza sessuale come motivo unico della colluttazione seguita dalla morte». Soldi, soldi, soldi. Questa è la pista alternativa o complementare. Il movente da approfondire. Un furto. Un tentativo di rapina.

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    Un'estorsione. Un litigio per ragioni economiche. Il gip non crede neppure a quei pantaloni abbassati. Così come è stato ritrovato Mirco Sacher, domenica pomeriggio. La circostanza viene definita «con profili di inverosimiglianza». Visto il contesto «aperto e frequentato». Passava gente in quel prato. Era pieno giorno. Due testimoni li hanno visti discutere.

    L'avvocato Federica Tosel non ci sta. Lei difende la ragazzina che ha guidato l'auto, in quella fuga pazzesca da Udine a Padova: «Non mi permetterei mai di criticare l'operato del gip - spiega - ma io credo sia necessario capire che le valutazioni di un adulto non possono essere quelle di una quindicenne. Parliamo di stati emotivi diversi, approcci mentali incomparabili. Cosa dovevano fare queste due bambine? Aspettare di essere violentate, prima di reagire?»

    Bisognerà capire questo ed altro. Se è vero quello che hanno detto agli amici Sonny e Walter a proposito della fuga: «Sembrava un videogioco». Loro sono stati i primi a vederle dopo l'omicidio. Ieri, in qualità di testimoni, hanno confermato anche a verbale. Compresa la frase che aggiunge ulteriori dubbi: «A noi della violenza sessuale non hanno fatto neppure un cenno».

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