Adnan Abou Walid al Sahraoui, chef du groupe terroriste État islamique au Grand Sahara a été neutralisé par les forces françaises. Il s’agit d’un nouveau succès majeur dans le combat que nous menons contre les groupes terroristes au Sahel.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) September 15, 2021
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Nella notte fra mercoledì e giovedì il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che in Africa i militari francesi hanno ucciso Adnan Abu Walid Sahrawi, il capo dell’”Isis nel Grande Sahara”. “Si tratta di un nuovo grande successo nella lotta che conduciamo contro i gruppi terroristici nel Sahel”, ha scritto Macron su Twitter. “La nazione ricorda questa sera a tutti i suoi eroi morti per la Francia nel Sahel nelle operazioni Serval e Barkhane, alle famiglie in lutto, a tutti i suoi feriti. Il loro sacrificio non è stato vano. Con i nostri partner africani, europei e americani, portiamo avanti questa lotta”, ha aggiunto Macron.
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Nei mesi di giugno e luglio la Francia aveva già annunciato la cattura o l’uccisione di molti capi dello Stato islamico nel Sahel: lo Stato Islamico nel Sahara era stato creato nel 2015 da al-Sahrawi, ex membro del Fronte Polisario, poi passato al movimento jihadista “Al-Qaeda nel Maghreb islamico” (AQIM). L’uomo era ritenuto dai francesi responsabile della maggior parte degli attentati nella regione dei “tre confini”, l’enorme area alle frontiere tra Mali, Niger e Burkina Faso.
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Quest’area è il bersaglio ricorrente degli attacchi di due gruppi armati jihadisti: lo “Stato Islamico nel Grande Sahara” e il “Gruppo di supporto per l'Islam dei musulmani” (Gsim), affiliato ad Al Qaeda. L'Isis-Sahara ha effettuato attacchi particolarmente mortali, prendendo di mira civili e soldati, in Mali, Niger e Burkina Faso. Nell’ottobre 2017 ha preso di mira soldati statunitensi in un attacco mortale, uccidendo quattro soldati delle forze speciali statunitensi e quattro nigerini in un'imboscata a Tongo Tongo, vicino al Mali, nel sud-ovest del Niger.
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Alla fine del 2019, l'Isis ha poi effettuato una serie di attacchi su larga scala contro basi militari in Mali e Niger. E il 9 agosto 2020, in Niger, il capo dell'Isis aveva ordinato personalmente l'assassinio di sei cooperanti francesi e delle loro guide e autisti nigerini.
A giugno, dopo più di otto anni di impegno significativo, Emmanuel Macron aveva annunciato una riduzione della presenza militare francese nel Sahel e la fine dell'operazione anti-jihadista “Barkhane” a favore di un dispositivo rafforzato, riorientato sulle operazioni di antiterrorismo e supporto in combattimento per gli eserciti locali, con un'alleanza internazionale che riunisce altri paesi europei.
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Al-Sahrawi era nato a El Aaiún, in Marocco, zona contesa del Sahara occidentale, da una ricca famiglia di commercianti fuggita poi in Algeria. Da giovane si era unito al Fronte Polisario, poi dopo la laurea in Algeria aveva aderito, nel 1998, all'Unione dei Giovani Sahrawi. Nel 2010 si era unito ad una fazione di al-Qaeda nel Maghreb islamico, diventandone presto il portavoce. Nel 2013, si autodefiniva capo di un'organizzazione chiamata Mujahideen Shura Council a Gao, in Mali. Nel 2015 dichiarava la sua fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi. A lui si fanno risalire numerosi attentati, anche ad occidentali, nella "zona dei tre confini", tanto che il 4 ottobre 2019 gli Stati Uniti hanno offerto a chi avesse fornito informazioni su di lui una taglia da 5 milioni di dollari.
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