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    SALERNO HA UN AEROPORTO, MA NON CI VOLA NESSUNO: LO SCALO E’ ABBANDONATO E CI PUO' ENTRARE CHIUNQUE (VIDEO-INCHIESTA DEL 'CORRIERE') - PER VINCENZO DE LUCA (IN LOTTA CON BASSOLINO) ERA “IL PIÙ INUTILE D’ITALIA”, OGGI LO RIFINANZIA CON 2,5 MILIONI E PREVEDE 4 MILIONI DI PASSEGGERI IN 5-7 ANNI. L'ENAC NON CI CREDE


     
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    Antonio Crispino per il Corriere della Sera

     

    Per l’Enac è un aeroporto certificato. Per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è uno scalo strategico di interesse nazionale. Il governatore della Regione Campania ci ha appena investito 2,5 milioni di euro, quello della Basilicata ne investirà pochi meno. Ma l’aeroporto di Salerno - Pontecagnano è un vero e proprio colabrodo, a tutti i livelli: gestionale, infrastrutturale e di sicurezza. Partiamo da quest’ultimo punto: la sicurezza dello scalo. Alcuni varchi lungo il perimetro dell’aeroporto Costa d’Amalfi di Pontecagnano non funzionano, restano aperti per la rottura di un cancello e le garitte per la sorveglianza sono vuote.

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    Non ci sono soldi per potenziare la vigilanza. Può entrare chiunque, anche di notte. Facciamo una prova muniti di telecamera. Fino a un certo punto entriamo addirittura con la nostra auto. La lasciamo in uno spiazzo sterrato dove troviamo vecchi mezzi dell’esercito e carcasse di auto abbandonate. Ma siamo già all’interno della zona off limits. Proseguiamo a piedi fino ad arrivare sulla pista di decollo/atterraggio. Passeggiamo. Ci sono alcuni aerei parcheggiati ai margini, tra questi due elicotteri del Corpo forestale dello Stato e i mezzi dei Vigili del Fuoco. Entriamo in un bimotore posizionato proprio sotto la torre di controllo. È tutto pronto per il decollo, nessuno ci ostacola. Siamo a un’ora e mezza dalla capitale.

     

    I COSTI

     

    L’infrastruttura è costata circa 9 milioni di euro. A cui vanno aggiunti gli incentivi elargiti dal 2008 al 2012 alle varie compagnie aeree per convincerle ad atterrare a Salerno. Tra queste spicca l’Alitalia con la quale il consiglio di amministrazione del Costa d’Amalfi nel 2010 stipula un accordo da 3,7 milioni di euro chiedendole di effettuare due rotazioni giornaliere da Salerno a Milano e una verso Roma. E questo nonostante una pista troppo corta (appena 1,5 km) per aerei più capienti e quindi capaci di far fruttare l’investimento. Infatti a Salerno non arriva l’Alitalia ma una compagnia collegata, la AirAlp con un Dornier 328, ossia un bimotore di linea regionale a due eliche che termina le sue corse sedici mesi dopo. «Quell’accordo fu voluto fortemente dalla politica salernitana - spiega Augusto Strianese, presidente dell’aeroporto dal 2002 al 2009 -. I politici presero direttamente accordi con l’Alitalia pensando che avrebbe rappresentato un merito per loro e un incentivo per gli utenti».

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    Che però, a dispetto di una campagna pubblicitaria che proponeva voli da Salerno a Milano al costo di 49 euro, pagarono a caro prezzo quella scelta. «Ho visto con i miei occhi biglietti per Milano e ritorno pagati 600 euro. Il contratto stipulato stabiliva che su 32 posti disponibili, i primi 22 remuneravano l’Alitalia e i restanti passeggeri rappresentavano il guadagno del consorzio che gestiva lo scalo. Ecco perché oltre a un certo numero di clienti il prezzo schizzava alla stelle costringendoli, di fatto, a prendere i voli successivi vuoti o, meglio ancora, spostarsi su Napoli» ricostruisce Carmine Maiese, altro ex presidente dell’aeroporto. Eppure, prima di Alitalia c’era stato un altro vettore, Air Dolomiti, del gruppo Lufthansa che, sebbene con molti limiti (aerei che volavano solo all’ora di pranzo) pareva aver portato qualche risultato. Ma la politica spinse per archiviare quella esperienza. Dal canto suo Alitalia ha fatto sapere che all’epoca della sottoscrizione del contratto la compagnia di bandiera aveva tutt’altra struttura societaria, altri manager e quindi si è detta indisponibile a tornare sulla questione.

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    LA GESTIONE

     

    Questo è solo un esempio della gestione che ha contraddistinto il Costa d’Amalfi. Negli anni ha fatto registrate perdite crescenti, sempre meno passeggeri, fino al completo pantano dei giorni nostri: nessun volo di linea, hall semi deserta e costi esorbitanti. L’ultimo bilancio disponibile segna una perdita di 2,6 milioni di euro ma nel 2009 i milioni di euro persi sono stati 3,7. «Però abbiamo mantenuto l’occupazione salvando i circa venticinque posti di lavoro (precisamente ne sono 27, ndr) che ruotano attorno a questo impianto» ha tenuto a precisare Strianese. Ed è paradossale il fatto che oggi la principale voce di spesa sia relativa proprio alla security e alla vigilanza (426 mila euro).

     

    IL TURISMO

     

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    Nelle intenzioni della politica l’aeroporto doveva favorire il turismo verso la costiera amalfitana. Dimenticando che una volta atterrati a Salerno- Pontecagnano non ci sono metropolitane, servizi pubblici e nemmeno più i taxi che possano portare a destinazione. Nel 2001 si profila una soluzione che avrebbe potuto salvare capre e cavoli. La racconta Antonio Valiante, ex vice presidente della Regione Campania ai tempi di Antonio Bassolino presidente, suo grande amico ed estimatore. In Campania c’era già la Gesac, una società di gestione aeroportuale che aveva il controllo dell’aeroporto di Napoli Capodichino e che bene aveva fatto fino a quel momento. «Incontrai i vertici della società chiedendo di risolvere il nodo di Salerno. Mi diedero la disponibilità non solo a gestire lo scalo ma anche a fare tutti i lavori necessari, compreso l’allungamento della pista di decollo, a loro spese. In più la Regione Campania avrebbe sostenuto il progetto con un ulteriore finanziamento».

     

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    Bene, e come andò a finire? «I sindaci di Salerno, prima Vincenzo De Luca e poi Mario De Biase, a parole si dicevano d’accordo ma poi non arrivava mai una risposta concreta. E l’accordo svanì». Perché? «Diciamo che ci fu un eccesso di salernitanità rispetto alla napoletanità. Ebbero paura che con l’arrivo di una società di Napoli la gestione dell’aeroporto avrebbe escluso i salernitani». Insomma, una questione puramente clientelare. Sul punto è ancora più chiaro Augusto Strianese: «De Luca ripeteva sempre che lui era il sindaco di Salerno e l’aeroporto ricadeva nella provincia di Salerno, quindi toccava a lui gestire. Anzi, in una riunione disse apertamente che i napoletani a Salerno non li voleva. E in effetti questo era il succo della questione: non voleva le mani di Bassolino sull’aeroporto. Su questo punto sono nate le mie divergenze con De Luca».

     

    LE SINERGIE

     

    Il paradosso è che proprio qualche giorno fa il governatore campano, che nel frattempo ha preso il posto di Bassolino in Regione, ha avanzato la stessa proposta di collaborazione alla Gesac, come conferma la società in un comunicato: «Sono stati di recente avviati dei colloqui preliminari tesi a valutare la fattibilità della creazione di un sistema per ottimizzare e creare sinergie tra gli scali di Capodichino e Pontecagnano». Niente di molto diverso da quello che era stato prospettato nel 2001. «Che dirle? - risponde l’ex vice presidente Valiante - Abbiamo perso 15 anni buttando al vento la grande occasione di far fare tutti i lavori necessari alla Gesac. Ora sono sicuro che il governatore De Luca non troverà altri ostacoli al rilancio di questo aeroporto strategico>.

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    I costi per il rilancio potranno essere coperti con i 40 milioni di euro stanziati dal decreto «Sblocca Italia» del governo Renzi che ha inserito il Costa d’Amalfi tra le opere «indifferibili, urgenti e cantierabili per il rilancio dell’economia>. Ma non senza rammarichi. «Quindici anni fa i terreni da espropriare per allungare la pista valevano tremila lire al metro quadrato. Nell’ultimo aggiornamento che ho fatto io da presidente abbiamo parlato di 28-30 euro al metro quadrato» sottolinea Maiese. Che però non vuol essere additato come quello che ha affossato l’aeroporto. «Francamente sono cose che non capisco perché in quelle gestioni c’erano un po’ tutti: De Luca è stato consigliere di amministrazione prima che arrivassi io. Nel Consiglio o c’era lui o persone a lui vicine. Con me c’era Fulvio Bonavitacola che oggi fa il suo vice alla Regione Campania. Nel Consorzio c’era il senatore Gianni Iuliano proposto sempre da De Luca». Ed effettivamente l’ex sindaco di Salerno è stato consigliere d’amministrazione nel 1996, nel 2006 e nel 2009.

     

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    IL PIANO

     

    Il governatore della Regione Campania è passato dal definire lo scalo salernitano «il più inutile d’Italia» a stabilirne i più rosei obiettivi. «Avremo 4 milioni di passeggeri nell’arco di 5-7 anni» ha dichiarato recentemente. Una previsione che fa strabuzzare gli occhi a Roberto Vergari, direttore della vigilanza tecnica dell’Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile). «Non so chi le abbia dato queste cifre», ci risponde. Perché «Il piano di sviluppo prevede un massimo di 1,5 milioni di passeggeri ma in venti anni e nessuno di noi ha mai parlato di 4 milioni di passeggeri». Di tutto questo il governatore De Luca ha fatto sapere che non parlerà prima del prossimo referendum.

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