1. LA DESTRA-DESTRA NON VA DA NESSUNA PARTE
Alessandro Sallusti per il Giornale
francia marine le pen louis aliot
In politica è tutto possibile, ma a occhio Marine Le Pen non ce l' ha fatta. Va al ballottaggio - non è poco - ma il «combinato disposto» del risultato del primo turno lascia poche speranze alla paladina della destra europea. È la cinica legge del «tutti contro uno» che non lascia spazio alle diversità. Potrei sbagliarmi, ma tra quindici giorni la maggior parte del voto dato ieri ai candidati sconfitti convergerà sul giovane Emmanuel Macron, ex hollandiano uscito in tempo dal naufragio dei socialisti, veri sconfitti di questa prima tornata elettorale. E quindi addio sogni di Eliseo per la Le Pen.
MARINE LE PEN
Marine è stata brava, merita rispetto e stima. Se la sinistra salottiera francese - faro della sinistra europea - è uscita a pezzi (il buon risultato di Melenchon, un neo comunista in salsa grillina, è la conferma) molto lo si deve al Front della Le Pen, che ha imposto ai francesi, dall' immigrazione all' economia, un' agenda realista, cioè coincidente con i veri problemi dei cittadini.
Ma questo probabilmente è il massimo che una destra radicale può permettersi: convincono le analisi (molte le condividiamo anche noi), fanno paura - o comunque non persuadono fino in fondo - le soluzioni. Ieri la Francia ha bocciato senza appello la sinistra «al caviale» di Hollande, che tanti ammiratori ha avuto e ha anche in Italia. E questo è un bel segnale.
salvini balla con marine le pen
Ma ha anche detto che una destra-destra non è la soluzione condivisa e maggioritaria, altrimenti Marine sarebbe andata ben oltre il venti e passa per cento, che ovviamente non è poco ma può rilevarsi inutile. Un po' come in Italia il 14 alla Lega o il 28 a Grillo. Tanta roba, ma poi?
L' opposizione è una parte fondamentale di un sistema democratico, ma se si autoriduce a essere sempre tale, alla fine è solo testimonianza. Cosa a cui è condannata la destra - le vicende degli ultimi vent' anni in Italia lo dimostrano - se non trova un alleato moderato che garantisca una base elettorale più ampia.
So che Marine Le Pen non la pensa così: o tutto o niente, pensa lei. Potrei anche augurarle il tutto, ma mi spiace per il niente che oggi è la cosa più probabile. Anche se le imminenti elezioni per il rinnovo del Parlamento francese potrebbero portare a un pareggio. Che nel calcio vale un punto, in politica niente.
2. CACCIARI: AFFIDARSI AI POPULISTI PORTEREBBE SOLTANTO DISORDINE
Fabio Martini per la Stampa
populisti d europa riuniti
Massimo Cacciari, mai scontato nelle analisi, a caldo estrae due dati di fondo dal voto francese: «Il primo: la probabile vittoria di Macron dimostra che oggi in Francia, ma domani in Germania e in Italia, prevale un voto di conservazione, con l' idea che affidarsi ai populisti comporterebbe ulteriori casini, disordine e paura, oltre a quella che già circola nelle nostre società. E poi c' è un secondo dato storico, colossale, sinora non sufficientemente analizzato: siamo alla fine della socialdemocrazia europea, cioè della prima forza organizzata di massa della storia moderna».
I populisti cominciano a fare troppa paura?
«Troppe paure in giro, per pensare e far dire a tanti: cambiamo con questi, con Le Pen o con Salvini».
MERKEL SCHULZ 2
Quindi l' ultimo attentato a Parigi non ha aiutato Le Pen?
«Assolutamente no. Più l' Isis farà quel gioco lì, più saranno favorite le forze che tendono a conservare lo status quo. E io dico: fortunatamente».
Cinque anni fa Le Pen ottenne il 17,9%: ora certo avanza, certo va al ballottaggio ma grosso modo rappresenta un francese su cinque: il populismo non sfonda?
«È rimasta lì. Forse se si fosse votato due anni fa, quando ci fu il primo attentato dell' Isis, Marine Le Pen avrebbe potuto sperare in un risultato diverso. Ma ora è cambiato il vento e, salvo cataclismi improbabili ma sempre possibili, anche negli altri Paesi europei andrà così».
Come interpreterà l' establishment "conservatore" questo voto?
jeremy corbyn seduto per terra sul treno virgin
«Guai se in Francia, Germania e Italia pensassero: continuano a votarci perché preferiscono noi. Non è così: continuano a votare loro, perché gli altri fanno ancora più paura. Naturalmente quando parlo di forze di conservazione, io le intendo in senso buono, anche perché spero che sappiano imparare la lezione. Per uscire presto dall' infelice scelta alla quale rischiamo di restare costretti: quella tra un' Europa della conservazione e un' Europa della reazione».
E Macron? Sarà un presidente "europeista alla francese"?
«Certamente sì. La sua affermazione comporta uno 0,1 per cento di novità. Ma in ogni caso penso che la sua probabilissima elezione a Capo dello Stato ci consentirà di continuare a sperare».
marine le pen emmanuel macron
In Francia la "Gauche" non soltanto non va al ballottaggio, ma i socialisti tornano alle percentuali pre-Mitterrand, della piccola Sfio...
«In questo caso siamo davanti ad un evento europeo di grande rilievo, storico. In Francia, in Spagna, in Grecia non esiste più una socialdemocrazia, nel Regno Unito i laburisti sono guidati da Corbyn. In Germania la Spd resiste ma appare in una posizione subalterna. E una socialdemocrazia non esiste neppure in Italia, perché il Pd di Renzi certamente non lo è. Quella tradizione da noi è ridotta al 4 per cento di Speranza e Bersani».
TSIPRAS
Ma non è presto per sentenziare la fine del tradizionale bipolarismo?
«Certo che è presto. La socialdemocrazia sta sparendo, ma le alternative si chiamano Tsipras, Podemos...>
berlusconi renzi
In Italia?
«Quel che resta del vecchio bipolarismo può sopravvivere in un' alleanza Renzi-Berlusconi...».