RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Giancarlo Dotto per Dagospia
Sconfitte utili. La sconfitta è tale solo quando non genera una lezione. La sconfitta dei giorni nostri è quella della scienza che si sostituisce alla politica con la debolezza arrogante del suo sapere parziale.
Un peccato che Giuseppe Conte non abbia avuto come consulente un Johann Wolfgang Goethe di oggi. Ospite da Fazio, avrebbe citato il suo “Faust” come una gentile ma inesorabile scimitarra: “capire e descrivere una realtà vivente a partire dalla somma dei suoi frammenti inerti, significa mancare il nesso stesso della vita”.
Detto altrimenti e attualizzato: se un malato di virus lo tratti solo per quello che capita o può capitare nei suoi polmoni ti ritrovi alla fine un malato globale e un disadattato potenziale.
Il professor Francesco Le Foche, clinico, immuno-infettivologo, ha cercato dall’inizio un approccio globale al tema coronavirus. Proviamo a tracciare con lui un punto, che sia anche l’occasione di sezionare il fenomeno in tutti i suoi aspetti. Qualunque fase sia questa (conviene immaginarla come una fase zero), serve una combinazione goethiana di lucidità e di lirismo.
“Bisogna intanto distinguere tra scienza e scientismo. La scienza deve fornire dati, trarre deduzioni, porre dubbi, indicare proposte. Lo scientismo è quando la scienza si sostituisce alla politica, come si è visto in certi regimi dove, in nome del diktat della scienza, si sono avallate cose orrende”.
Dal punto di vista della scienza: come si affronta una pandemia?
“Va affrontata su quattro livelli, scientifico, politico, etico individuale ed etico di società”.
Aspettando l’eventuale vaccino, come e quando termina una pandemia?
“La pandemia termina quando la coscienza sociale delle persone si ribella e inizia la fase della convivenza con il virus”.
È quanto sta accadendo da noi oggi?
“Esattamente. Di là delle formule dettate dalla politica e dalla scienza la convivenza con il virus è un processo di rivolta sociale che parte da una collettività esausta, segnata dalle restrizioni subite, dal discomfort fisico, economico e psichico. Un tam tam collettivo che si trasmette per vie misteriose”
Detto così, somiglia a una storia di liberazione.
“Il piccolo dittatore, seicento volte più piccolo del diametro di un capello, viene messo all’angolo da una società che raccoglie la sfida e decide di conviverci”.
Più che un esercito di ribelli, sembriamo animali scappati da un recinto protetto. Smarriti e confusi. Andiamo in mille direzioni, non sappiamo bene dove.
“Devono essere date delle linee guida. Primo punto, l’educazione civica, il rispetto del prossimo e della comunità. Linee guida che sono il vettore illuminante dell’umanità, prescindendo da regionalismi e nazionalismi”.
Andando nel dettaglio?
FRANCESCO LE FOCHE MARA VENIER
“Decidere se gli ombrelloni devono stare a due metri o a cinque non è alla base di una rinascita sociale. La pandemia è quasi sempre la conseguenza di un abbrutimento sociale, di una deregulation spacciata per normalità”.
E invece cos’era?
“Un malsano delirio di onnipotenza. Ci ritenevamo i padroni dell’universo, è bastato un nemico invisibile, infinitamente più piccolo di una pulce a metterci al muro. Abbiamo scoperto di colpo la nostra vulnerabilità assoluta”.
Con questo nemico dobbiamo misurarci, nudi e fragili, senza più nemmeno l’armatura del crederci padroni.
“Il sistema immunitario è la nostra armatura. Siamo ancora lontani dal conoscerlo bene ma, se attivato in modo congruo, ha le risorse intrinseche per difenderci da tutto. Un esercito straordinario, altamente specializzato”.
Cosa ci manca ancora?
distanziamento tra ombrelloni in spiaggia anti coronavirus
“Non abbiamo il joystick, la possibilità di gestire il sistema. Il segreto cui dobbiamo attingere non è solo il vaccino. Siamo ancora nella fase primitiva della scoperta del sistema immunitario, che è particolarmente complesso, ma ha in sé tutti i possibili fattori di difesa utili al nostro organismo”.
Possiamo farcela anche senza vaccino?
“Il vaccino equivale a una forma d’immunità attiva che stimola il sistema immunitario a produrre anticorpi. Al di là del vaccino, nel prossimo futuro potremmo arrivare allo stesso risultato attivando il nostro sistema immunitario con modalità diverse.”
Il sistema immunitario, dunque, è il cuore della nostra difesa.
“Pensate che l’organizzazione del sistema immunitario ha ispirato il concetto dello scudo spaziale, che fu alla base della guerra fredda. Bloccare qualunque aggressione dall’esterno con una barriera di anticorpi. Mancano ancora i canoni scientifici che ci consentano di sfruttarlo al massimo”.
CINA - I BAMBINI CON IL CAPPELLO CON IL METRO PER IL DISTANZIAMENTO
Questo spiega, ad esempio, perché si muore ancora di cancro?
“Se riuscissimo ad attivare il sistema adeguatamente, potremmo pensare di sconfiggere anche il cancro. Purtroppo siamo ancora così fragili che basta un organello come questo coronavirus per affondarci”.
Come si rafforza il sistema immunitario?
“Non solo con la ricerca scientifica. Dobbiamo ricreare condizioni che ci favoriscano biologicamente. Rinunciare a considerare il pianeta come una nostra risorsa illimitata da saccheggiare. L’onnipotenza è un nemico da combattere”.
C’è anche una ribellione della natura?
“Gli ecosistemi sono le nicchie biologiche che mantengono virus e batteri inoffensivi. Se li distruggi, scatta una ribellione della natura, scatenando avversità. Da dittatori del pianeta, non abbiamo un futuro. Basta guardare la storia delle dittature”.
A proposito del “piccolo dittatore”, perché dovrebbe arretrare invece di fare un sol boccone del nemico?
“Le attenzioni giuste, i comportamenti responsabili, la distanza fisica, ma non sociale, renderanno la convivenza innocua”.
Che significa distanza fisica, ma non sociale?
“Significa coesione sociale ma distanza individuale. Come gli spartani reagiremo con un’aggregazione a testuggine. Questa ribellione sarà la fine della pandemia”.
Cosa vuol dire nello specifico convivere con il virus? Diamo una bussola a quest’umanità smarrita.
“Significa accettare mentalmente un minimo di rischio. Lo stesso che accade quando affrontiamo il quotidiano, quando andiamo in macchina, attraversiamo una strada pericolosa o andiamo di notte in un quartiere a rischio”.
Quali sono le strisce pedonali contro il virus?
“Vale la pena ripeterlo: la distanza giusta all’aperto e la protezione con mascherina in ambienti chiusi particolarmente frequentati, forte tasso d’umidità e pochi scambi d’aria”.
Esempi?
“I mercati rionali chiusi, i supermercati, i teatri, i cinema, ristoranti al chiuso, ecc. Il più alto indice di contagio al mondo c’è stato nelle macellerie del Texas, dove il rumore degli attrezzi che segano le ossa degli animali induce le persone ad alzare la voce, facendo partire milioni di particelle virali”.
Se cammino sulle rive del Tevere, del Po o dell’Arno, posso fare a meno delle mascherine?
“Niente mascherine nei luoghi aperti dove è possibile mantenere la distanza di sicurezza. Fondamentale, insisto, è il rispetto per gli altri”.
Vengono a trovarci parenti e amici. Come so che, da asintomatici, non mi portano in casa il virus?
“Quando c’è un dubbio vale la regola del distanziamento. Siamo appena usciti da una fase pandemica, dobbiamo pensare che le case e i luoghi di lavoro sono quelle più a rischio di contagio”.
Comunicazione angosciante. Come faccio a saperlo se il contagiato mi contagia, viaggiando il tutto su una traccia asintomatica?
“Se è asintomatico o pre-sintomatico e rispetta i canoni di attenzione, è molto improbabile che possa contagiare”.
In assenza di sintomi?
“In linea di massima dopo trenta o quaranta giorni avviene l’epurazione del virus. Tuttavia, possiamo sempre contare sui tamponi o sui test sierologici sempre più affidabili cui sottoporre le persone venute in contatto”.
Nessun allarme dunque?
“Oggi sappiamo che possiamo affrontare prevenzione e l’eventuale terapia con grande efficacia, intervenendo nella prima settimana. Se si interviene tempestivamente, le persone tendono alla guarigione evitando, a volte, l’ospedalizzazione”.
Non erano dignitosi gli affollamenti sconsiderati d’un tempo, ma è dignitoso cenare in un ristorante con il partner o un amico divisi da una barriera di plexiglas?
“È una sconfitta. Ritengo sia sufficiente la distanza di un metro. Ogni tavolo deve avere un metro quadro di sana privacy, che vuol dire salute pubblica ma anche discrezione personale”.
Si può immaginare dunque una nuova normalità?
drone all inseguimento dei runner agora
“Dobbiamo farlo. Andrebbe ipotizzato un rimodellamento architettonico degli spazi urbani, al fine di evitare situazioni di promiscuità eccessiva”.
Addio per sempre alle ammucchiate euforiche? Addio alle folle negli stadi e nei concerti?
“Temo di sì. Ci sono tifoserie già culturalmente inclini a farlo, penso ai tifosi del Chelsea. Dobbiamo abituarci a una condivisione della fede sportiva che tenga conto della salute pubblica”.
Diventa difficile immaginarlo e accettarlo.
“È la nuova normalità. Dobbiamo immaginare stadi con una capacità ridotta della metà. Trentamila tifosi in stadi che oggi ne prevedono sessantamila. Una sanificazione puntuale e almeno un metro di distanza tra una persona e l’altra. Vale anche per i concerti e per le file agli ingressi”
Dovremo assistere a uno show di Springsteen come fosse un concerto da camera?
“Soprattutto al chiuso, questo sarà inevitabile. In generale, dobbiamo ripensare tutta l’architettura delle città che tenda a un’urbanizzazione da esterno. Saranno favoriti gli attici e i ristoranti terrazzati o con giardino”.
Anche questo farà parte della nuova normalità?
Una normalità che riveda gli eccessi di quello che sembrava il giusto ma non lo era. Gli indigeni dell’Amazzonia contestavano i grandi assembramenti delle città. Quello che per noi era progresso, per loro era regresso”.
Si torna al concetto di rapporto equilibrato con l’ambiente.
“Dobbiamo uscire dalla caosressia sociale”.
Neologismo?
“Parola che invento qui per definire contesti in cui i contatti sociali non tengono conto della misura”.
L’aria condizionata aiuta o è nociva?
“I nuovi impianti di condizionamento d’aria prevedono flussi di aria pulita dall’esterno verso l’interno e viceversa. Tale virtuoso ricambio comporta la netta riduzione della carica virale in un ambiente.”.
Accettare un minimo rischio, convivere con il virus. Vale anche per lo sport professionistico dove i parametri di sicurezza sono altissimi?
“Assolutamente sì. Il nuovo concetto di ritorno alla normalità non può non prevedere lo sport professionistico”.
Se l’è spiegata alla fine l’anomalia Lombardia?
“Decisiva la concentrazione di quattro fattori: l’alto coefficiente demografico, il livello d’industrializzazione, la condizione aero-ambientale e le abitudini sociali.
Che differenza tra clinico, virologo ed epidemiologo?
“Il clinico osserva il fenomeno attraverso il paziente, il virologo studia il virus, l’epidemiologo studia la rilevanza della malattia nella popolazione. E’ il lavoro d’insieme che porta al risultato: “la sconfitta della pandemia”
Ultimi Dagoreport
FLASH! - LA GIORNALISTA E CONDUTTRICE DI CANALE5 SIMONA BRANCHETTI, STIMATA PROFESSIONALMENTE DA…
DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
FLASH! - AVVISATE CASTAGNA, GIORGETTI, FAZZOLARI, MILLERI E CALTAGIRONE: UNICREDIT PASSA ALL'AZIONE …
DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E…
DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO,…