DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Valeria Arnaldi per "il Messaggero"
I veterinari potranno prescrivere medicinali ad uso umano per la cura degli animali domestici, «a condizione che tale medicinale contenga il medesimo principio attivo del medicinale veterinario». È una vera rivoluzione - lungamente attesa - quella introdotta dal decreto firmato, ieri, dal ministro della Salute Roberto Speranza.
Gli effetti si vedranno presto, anche in termini di spese. La misura, sottolinea il Ministero, interesserà circa il 40% delle famiglie italiane che potranno risparmiare fino al 90% per alcune patologie animali.
IL PROVVEDIMENTO
«Si tratta di un provvedimento di equità atteso da anni da milioni di cittadini. Una scelta che consentirà di garantire con più facilità le cure agli animali da compagnia e un risparmio importante per tante famiglie italiane e per le strutture che si occupano di cani e gatti», ha detto il ministro, che ha sottolineato la funzione sociale degli animali da compagnia, ribadendo l'importanza di una «ottica One Health, un approccio che tiene insieme il nostro benessere, quello degli animali e quello dell'ambiente».
LA BATTAGLIA
La battaglia è stata lunga. Già dal 2006 associazioni animaliste, parlamentari, consiglieri regionali e comunali hanno cercato di raggiungere l'obiettivo. A dicembre scorso, Patrizia Prestipino, deputata Pd, ha presentato un emendamento in tal senso alla Legge di Bilancio. «Questo decreto è un atto epocale - dichiara Prestipino - Sono stati anni di battaglie, ho tentato a lungo di raggiungere il risultato ma non c' era convergenza. Poi finalmente, si è verificata: l’emendamento è stato approvato all' unanimità. Il ministro lo ha pienamente accolto nel decreto. Risultati come questo ti rendono orgoglioso di fare il deputato.
Così si pensa al benessere degli animali e al risparmio degli italiani. Il prossimo traguardo sarà abbattere l'iva sulle spese veterinarie». A fare i conti sui medicinali, intanto, pensa la Lav: «Se il cane o il gatto avranno la gastrite si potranno risparmiare 20 euro per ogni confezione, per una patologia cronica come la cardiopatia si potranno risparmiare 334 euro all' anno, per un cane di 20 chili, e ben 524 euro se ha bisogno anche del diuretico. E se il problema è la dermatite atopica, si potranno risparmiare ben 432,44 euro per un ciclo di terapia».
Il taglio di spese interesserà pure i canili comunali, che «su una spesa annua di farmaci oggi di 15mila euro ne risparmieranno fino a 11.250». E tra i possibili effetti positivi, si segnalano anche la prevenzione degli abbandoni e l' aumento di adozioni.
«Una conquista a favore di milioni di animali, circa 15 milioni considerando solo cani e gatti, e delle loro famiglie che grazie alla volontà del ministro potranno finalmente risparmiare sui costi, talvolta spropositati, del farmaco veterinario, e di estensione del diritto alla cura per tutti i cani e i gatti, anche quelli che una famiglia non la hanno», commenta Ilaria Innocenti, responsabile Lav area animali familiari.
LA CRISI
«In un momento in cui gli italiani stanno manifestando sempre più il desiderio di prendersi cura di un animale - oltre il 15% in più delle adozioni nel 2020 - e in cui la crisi sta però mettendo a dura prova tantissime categorie di lavoratori questo decreto è una risposta concreta ed efficace per una maggiore tutela dei nostri animali domestici e per aiutare le famiglie che li accolgono», dice Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa.
Non manca la voce dei veterinari. «Ci dispiace che il ministro non ci abbia coinvolto in una consultazione, perché il decreto inciderà sul nostro lavoro quotidiano - afferma Marco Melosi, presidente Anmvi-Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani - Attendiamo di conoscerne il contenuto. Da un lato, farà risparmiare i proprietari di animali.
Dall' altro, c' è la preoccupazione che si possa innescare un meccanismo di terapie fai da te. Ad oggi i farmaci per animali potevano essere prescritti solo dal veterinario, il farmaco umano ha altri canali, il rischio, sdoganandolo, è che vengano adottate terapie senza consultare il veterinario».
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