RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Jaime D'Alessandro per www.repubblica.it
Abbiamo smesso di muoverci e la natura ha ripreso il suo spazio, molto più velocemente di quel che era lecito aspettarsi. La fotografia che emerge dall’analisi delle immagini satellitari nel progetto Earth Data Covid-19 della Nasa sembrano dimostrare questo: sono bastate alcune settimane di lockdown perché l’inquinamento atmosferico diminuisse di un terzo e la qualità dell'acqua e dell’aria migliorasse di oltre il 40%.
Ne Il mondo senza di noi, saggio scritto tredici anni fa da Alan Weisman e tradotto in 34 lingue, si raccontava con minuzia maniacale come la Terra cambierebbe se l’umanità di colpo non ci fosse più.
La metropolitana di New York ad esempio verrebbe allegata dopo appena due giorni senza il lavorio delle pompe che assorbono le continue infiltrazioni di acqua, ovunque nel mondo l’asfalto inizierebbe a creparsi al primo inverno, mentre i palazzi prenderebbero a sgretolarsi l’anno successivo. Stavolta sono state sufficienti alcune settimane per notare cambiamenti sensibili.
“Abbiamo guardato diverse aree per poi concentrarci su alcune città come San Francisco e New York”, racconta Nima Pahlevan, ricercatore iraniano d’adozione americana del Goddard Space Flight Center della Nasa che ha osservato in particolare all'impatto della pandemia sulla qualità dell'acqua.
“Solo a New York due milioni di pendolari hanno cessato di andare e venire da Manhattan durante il lockdown e i mutamenti sono stati evidenti, stando a quanto abbiamo rilevato in collaborazione con la Columbia University. La riduzione del traffico lungo il fiume Hudson ha permesso alle acque di tornare trasparenti. Non è un fattore univoco della loro qualità, ma certo è un indicatore”.
È successa la stessa cosa a Venezia, secondo una ricerca del Cnr pubblicata a maggio sulla rivista Science of the Total Environment, partita dai dati dei satelliti Sentinel-2 del programma europeo Copernicus. “È la conseguenza della riduzione della pesca dei molluschi sui bassi fondali e del passaggio delle navi commerciali nel canale industriale Malamocco-Marghera", ha commentato Federica Braga del Cnr-Ismar.
Il ritorno della natura
Nel caso del progetto Earth Data Covid-19 le istituzioni che hanno partecipato sono state ben sette, compresa l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), e i primi risultati li ha presentati l'American Geophysical Union.
Tutti hanno riscontrato effetti macroscopici in assenza della pressione esercitata dall’uomo sull’ambiente, anche se i risultati non sono univoci. "Abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per attribuire chiaramente il cambiamento ambientale all’emergenza Covid", ha affermato Timothy Newman, coordinatore del programma nazionale di osservazione terrestre per il Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs).
Eppure il nesso sembra chiaro. Le attività industriali in India, inclusa l'estrazione e la frantumazione di pietre per il settore delle costruzioni, hanno subito un rallentamento o si sono interrotte a causa delle misure anti Covid-19 e subito dopo le misurazioni dell'aria e i dati all'infrarosso dei satelliti Landsat hanno mostrato che i livelli di inquinamento erano diminuiti di circa un terzo rispetto al periodo pre-pandemico.
Ned Bair dell’Earth Research Institute presso l'Università della California di Santa Barbara, che studia i cambiamenti del bacino del fiume Indo, è riuscito a rilevare un grado maggiore di pulizia della neve come non si vedeva da venti anni. Essendo più riflettente, la neve si è sciolta con più lentezza evitando che una massa di acqua sufficiente a riempire per due volte il Lago Maggiore finisse nell’Indo.
Anche Pahlevan ha usato le informazioni raccolte dei Landsat oltre a quelle dei Sentinel-2. I dati hanno mostrato un calo di torbidità dell’acqua superiore al 40% nel fiume Hudson. “Ma non durerà”, spiega lui stesso.
“Se dovessimo tornare alla quotidianità che avevamo prima della pandemia tutto quel che abbiamo rilevato, ogni singolo miglioramento, nel giro di pochi mesi svanirebbe”. Alla stessa conclusione sono arrivati i ricercatori del Cnr sulle acque di Venezia.
L’Earth Data Covid-19 è per ora un progetto che riguarda solo alcune città come San Francisco, New York, Tokyo, i porti di Dunkirk e Ghent, Los Angeles, Togo e Pechino. Non si tratta di un monitoraggio continuo come invece avviene per la qualità dell’aria, né ha ovviamente tenuto conto di altri fattori come i danni economici prodotti dalla pandemia limitandosi.
Ma anche dei tre parametri ambientali presi in esame, per alcune aree i dati non sono completi. Strano a dirsi ma abbiamo un controllo della Terra dallo spazio che è ancora pieno di falle.
“Credo che arriveremo ad una analisi in tempo reale continua in dieci anni circa”, conclude il ricercatore del Goddard Space Flight Center della Nasa. “Quel che abbiamo fatto con questo progetto è solo un primo passo”.
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