DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Francesco Rigatelli per “la Stampa”
«Omicron si ferma solo chiudendo tutto, ma non è fattibile. Il tentativo del governo dunque è di mitigare il contagio per tenere aperte scuole e attività economiche». Per Guido Rasi, professore ordinario di Microbiologia a Roma Tor Vergata, ex direttore dell'Ema e consulente per la campagna vaccinale del generale Figliuolo, «questo presuppone un maggiore impegno di tutti per un mese a evitare incontri inutili, a usare le Ffp2 e soprattutto a fare le tre dosi di vaccino».
Domani riapriranno le scuole, che effetto avranno?
«L'evoluzione del contagio non è prevedibile, così come l'impatto del ritorno in aula. La crescita dei casi è comunque inevitabile. Tutti possono dire col senno di poi che sarebbe meglio aspettare due settimane per riaprire le scuole, ma la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente e richiedere ulteriori rinvii. Il governo ha preso una decisione che mette al primo posto l'istruzione, così come si fa con l'economia, affiancata da misure di mitigazione seppur non strutturali per la mancanza di interventi nelle scorse estati».
le varianti circolano a scuola
La struttura commissariale come supporterà le scuole?
«Fornirà un gran numero di test antigenici di ultima generazione per garantire la più alta sicurezza possibile nelle classi. Non sono perfetti, soprattutto se di qualità ignota e usati individualmente per ottenere il Green Pass, mentre come screening di massa risultano utili a rilevare la presenza del virus, eventualmente da confermare col molecolare e poi da isolare secondo le norme».
Scuole a parte, cosa succederà nelle prossime settimane?
«Il contagio va veloce con crescenti ricoveri e morti, facendo apparire ogni nuova misura superata, ma nessuno ha la ricetta giusta. Per non limitare scuole e attività economiche l'unica è accelerare le terze dosi, che sono in aumento così come le prime, diffondere l'uso delle Ffp2 al chiuso e aumentare le distanze sui trasporti. La speranza è che Omicron sia una vampata di un mese e poi si endemizzi».
È lo spirito della telefonata di Draghi alla Federcalcio?
«È l'unica via per non fermare tutto. E la riduzione della capienza negli stadi è giusta». La terza dose basterà a fermare contagio e malattia? «Se la facessero tutti sì, presto si capirà la vera patogenicità di Omicron, la fine di Delta e le conseguenze sui guariti».
Questi ultimi come sono da considerare?
«In passato avrebbero potuto evitare qualche dose, mentre con Omicron si reinfettano dunque gli servono tre dosi».
La quarta ondata si sta scaricando sugli ospedali?
«È inevitabile, ma ci sono misure di mitigazione possibili, come velocizzare l'uso di antivirali e di anticorpali, anche da parte dei medici di base, per alleggerire gli ospedali».
Se i reparti andassero in tilt si arriverebbe alle chiusure?
«Purtroppo sì, per questo i dati di riempimento allarmano».
L'obbligo vaccinale over 50 influirà sull'ondata in corso?
«Per questa è tardi. L'obbligo nasce per Delta, che tuttora occupa l'80 per cento delle terapie intensive con persone che avrebbero dovuto vaccinarsi».
E la sanzione di 100 euro per i non vaccinati?
«Gli obblighi vanno sanzionati, e le multe si possono sempre inasprire, ma consideriamo che con il Super Green Pass sul lavoro si perde lo stipendio e che ci sono già tanti controlli. L'importante è che si continui col rigore».
Omicron porterà all'immunità di gregge?
«Con tante varianti è difficile parlare di immunità di gregge, certo chi si contagerà resterà immune per un determinato tempo. Detto questo, conviene vaccinarsi con tre dosi».
E poi?
«Tra vaccinati e guariti andremo verso l'endemizzazione del virus fino alla prossima variante. Se Omicron rimanesse dominante la situazione si stabilizzerebbe, ma lo pensavamo anche per Delta».
I vaccini stanno deludendo per la loro breve durata?
«No, sono spettacolari perché contrastano bene la malattia e in parte anche il contagio. Trattandosi di un virus aereo non è scontato. Non dimentichiamo che all'epoca ci saremmo accontentati del 50 per cento di efficacia, come per gli antinfluenzali».
Però durano poco
«La memoria immunologica dura a lungo e protegge dalla malattia. È la protezione dal contagio che diminuisce e va rinforzata spesso. Difficilmente si troverà un vaccino più efficiente per un virus respiratorio. Si potrebbe sperimentare con un vaccino spray seguito da uno a iniezione per unire l'immunizzazione locale a quella generale. O sperare che con tanti vaccinati il virus finisca ai margini».
Se no continueremo a fare nuove dosi ogni cinque mesi?
«Dopo la terza dose servirà una riflessione molto seria alla luce delle varianti, del livello del contagio e della nostra immunità».
Perché Israele sperimenta la quarta dose?
«Ci fa un favore, produce ricerca sul campo, tenta di aiutare anziani e fragili, ma non è detto che sarà necessaria».
E un vaccino aggiornato?
«Anche quello per ora non serve, perché le tre dosi attuali funzionano. Non ha senso modificare la produzione mondiale se non in presenza di una variante totalmente problematica».
La nuova Ihu sbarcata a Marsiglia dal Camerun con 46 mutazioni potrebbe esserlo?
«Non si sa, va monitorata come fa l'Oms insieme a tutte le varianti che spuntano spesso in ogni angolo del globo».
Novavax quando arriverà?
«A fine febbraio e verrà usato per spingere sulle prime dosi».
Ultima curiosità: chi si contagia in questi giorni può presentarsi all'appuntamento per il vaccino?
«Se è sintomatico ha un'infezione in corso ed è meglio che rimandi, se è positivo asintomatico vada e se in dubbio in mancanza di sintomi pure, senza fare inutili tamponi».
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