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Valeria Arnaldi per “Il Messaggero”
Vietare le grigliate sulla spiaggia, nei parchi e negli spazi aperti come misura contro il riscaldamento globale. Ha fatto infuriare molti, tra residenti, vacanzieri e appassionati della grigliata vista mare, la proposta del consiglio comunale di Brighton & Hove, guidato dai Verdi, in Inghilterra.
Non un'iniziativa improvvisa, né una mera dichiarazione politica, ma il tassello di un piano articolato teso a rendere la località a emissioni zero entro il 2030. I barbecue, in particolare quelli usa e getta, sarebbero corresponsabili degli aumenti dei livelli di Co2.
Immediate le reazioni. E se i residenti dall'animo green hanno apprezzato la decisione, gli amanti delle grigliate all'aperto hanno protestato vivacemente. Questione di tradizione: il barbecue, nel Paese, è un rito della bella stagione. E, più ancora, forse, questione di turismo.
Si teme che il divieto possa avere ricadute sui soggiorni estivi. Sì perché Brighton, come sottolineano molti residenti, è sempre stata «divertente e tollerante». Insomma, secondo molti, vietare le grigliate rischia di incidere in maniera negativa in modo molto più evidente sull'immagine della località di quanto non possa influire positivamente sulla salute del pianeta.
Le ricerche a supporto della linea green non mancano. Secondo uno studio, guidato dall'università di Manchester, presentato nel 2019 alla Royal Society Summer Science Exhibition, un tipico barbecue per quattro persone sarebbe più inquinante di un viaggio di ottanta miglia in auto.
Da uno studio del Natural Resources Defense Council (Nrdc), condotto tra il 2005 e il 2014 negli Usa, è emerso che un calo del 19% nel consumo di manzo ha contribuito ad abbattere emissioni di gas serra pari a quelle prodotte 39 milioni di vetture.
Da qui, con la bella stagione i riflettori puntati sulle grigliate. Qualche divieto, a tempo, scatta a volte anche in Italia, per contrastare i livelli di polveri sottili. «Il barbecue produce inquinamento a livello locale - commenta Stefano Ciafani, presidente Legambiente - il tema è soprattutto estivo e incide sull'inquinamento da ozono. Il divieto temporaneo dei barbecue riguarda alcuni comuni italiani che hanno problemi di inquinamento atmosferico. Qui, però, si rischia di indicare la Luna e guardare il dito. Se vogliamo combattere la crisi climatica, dobbiamo fare una guerra senza quartiere alle fonti fossili. Le principali fonti di emissioni in atmosfera di gas climalteranti sono impianti di produzione di energia, trasporto di merci e persone, industria e così via. Ai barbecue, penserei tra una ventina di anni».
LE PROTESTE
Intanto, i residenti di Brighton & Hove, protestano. Le misure sono ancora al vaglio, assicurano dal consiglio comunale. I divieti entreranno subito in vigore per la zona di New Forest. La scorsa estate, per il grande flusso di vacanzieri e la tradizione delle grigliate, in un solo fine settimana sono stati ben sessanta i barbecue non sicuri spenti nel corso di controlli ad hoc.
Il tema non è solo locale. Nel 2014, il sindaco di Santiago del Cile, Claudio Orrego, ha lanciato uno stop alle grigliate per qualche giorno: «Abbiamo problemi con l'aria, vi chiedo quindi di non accendere legna né falò, e di non fare asados», ha detto ai cittadini.
barbecue in spiaggia a brighton
Già nel 2013, il Ministero della Protezione Ambientale in Cina aveva inserito la messa al bando dei barbecue dalle città nel piano anti inquinamento nazionale, con appositi controlli. «In Italia, le fonti di inquinamento sono altre - dice Paolo Menichetti, di Forum Ambientalista - nella scala delle priorità ci sono centrali, inceneritori e molte fonti ben più inquinanti dei barbecue».
La questione non è soltanto ambientale. L'American Institute for Cancer Research e altri Centri hanno sottolineato la possibile formazione di sostanze cancerogene durante la cottura sulla griglia.
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