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Andrea Cuomo per "il Giornale"
Se Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, ha messo nel mirino il 4 luglio, l' Indipendence Day, come giorno in cui l' America potrebbe affrancarsi dal Covid, noi altrettanto patriotticamente potremmo puntare al 25 aprile. Festa della liberazione.
Non dal virus, ma almeno dalla prigionia imposta dal Dpcm.
Mettiamoci comodi sul divano e aspettiamo. Probabilmente non andrà come profetizza Matteo Salvini, leader della Lega: «Conto che questo sia l' ultimo decreto emergenza con chiusure e restrizioni, per poi rinascere, ripartire, oserei dire risorgere dopo la Santa Pasqua». Pasqua è il 4 aprile, il giorno dopo sarà una Pasquetta senza scampagnate, poi il 6 aprile scadrà il Dpcm che sta impoverendo la nostra vita. Meglio non illuderci che dal 7 aprile potremo andare in palestra e al cinema, che potremo scegliere se cenare al ristorante o a casa di amici. Diamo retta al sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: «Sarà probabile vedere da sei ad otto settimane da oggi una riduzione dei ricoveri e morti». E sei settimane conducono proprio a quel 25 aprile.
Vediamo i motivi per pensare (e non solo sperare) che questo sia davvero l' ultimo scollinamento prima della discesa verso la normalità. Attualmente è in corso la terza ondata dei contagi. La prima ha preso il via il 21 febbraio 2020, ha avuto il culmine tra il 21 marzo (6.557 contagi) e il 27 marzo (record di 969 morti) e ha preso a scendere con regolarità fino ai 122 contagi del 23 giugno (minimo storico). La seconda ondata è partita ai primi di ottobre, ha avuto il suo picco il 13 novembre (40.902 contagi) e poi si è attenuata.
La terza ondata si è ripresentata dopo il 23 febbraio e sta avendo ora il suo picco (i 26.824 casi del 12 marzo). La velocità della crescita sta però rallentando: se la settimana dal 15 al 21 febbraio si contavano 87.435 contagi (146,60 ogni 100mila abitanti), la settimana dopo (22-28 febbraio) si è schizzati a 116.124 (+32,81 per cento), tra l' 1 e il 7 marzo a 142.388 (+22,62) e dall' 8 a ieri a 155.934 (+9,51). Il picco insomma è vicino e presto la curva tornerà a flettere verso il basso.
Ci vorranno ancora alcune settimane però perché gli altri indicatori inizino a diminuire. Le terapie intensive, che si muovono con un paio di settimane di ritardo rispetto ai contagi, stanno aumentando rapidamente (ieri +100) e potrebbero presto arrivare ai record del 3 aprile (4.068) e del 25 novembre (3.848). E anche i morti sono stabili da settimane (2.360 negli ultimi sette giorni, nelle settimane precedenti 2.086, 1.981, 2.146, 2.304), ma come si sa questo dato risente con settimane se non mesi di ritardo delle chiusure e delle riaperture.
Fa ben sperare peraltro il fatto che tra le regioni che già hanno imboccato la strada della discesa delle curve ci sono quelle sottoposte a misure più stringenti nelle ultime settimane, come Umbria, Molise, Alto Adige, Trentino. Dimostrazione uguale e contraria: la Sardgna «bianca» ha iniziato una lenta ma inesorabile risalita che potrebbe presto togliergli lo status privilegiato. Insomma, chiudere serve. I 43 milioni di italiani da oggi in rosso si consolino così. C' è poi l' esempio positivo del 2021, quando proprio ad aprile i contagi iniziarono a diminuire e furono bassissimi per tutta l' estate. I primi caldi ci daranno una mano e sono imminenti.
Infine il V-Factor, il vaccino. Se davvero tra un mese riusciremo a inoculare 500mila dosi al giorno, a fine agosto 40 milioni di italiani potrebbero essere in salvo e l' immunità di gregge sarà a portata di mano. E l' autunno 2021 sarà molto diverso da quello 2020.
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