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Giovanna Maria Fagnani per www.milano.corriere.it
Niente sesso, siamo in isolamento. O almeno: lo eravamo. Il calo dell’attività sessuale durante il lockdown è un segno dei tempi. Di quei tempi. Epidemia montante, minaccia Covid, porte chiuse, smart working, ristoranti chiusi, Netflix.
Uno studio dell’Istituto Mario Negri (su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta) pubblicato sul Journal of Epidemiology certifica il calo dell’attività sessuale nei mesi più duri della pandemia da Covid-19. Gli uomini sono stati più fermi delle donne. Qualcuno, un’esigua minoranza, ha aumentato le prestazioni. Una minoranza, appunto.
I dati
Oltre il 35% degli italiani «ha riportato un cambiamento nell’attività sessuale durante i mesi di lockdown, con l’8% che ha aumentato e il 27% che ha diminuito tale attività». In particolare, tra le persone confinate sotto lo stesso tetto tra marzo e maggio 2020, «una coppia su cinque ha dichiarato un calo dell’attività sessuale rispetto alle abitudini pre-lockdown».
Il calo è stato maggiore per gli uomini, «specialmente i più giovani, i soggetti più istruiti, e quelli che vivono in condizioni abitative più precarie». «Se l’interruzione degli spostamenti e l’obbligo di distanziamento sociale hanno soprattutto limitato la vita sessuale dei single — commenta Andrea Amerio, ricercatore psichiatra dell’Università di Genova e primo autore dello studio — la paura del contagio, i sentimenti generalizzati di ansia e di tristezza, la presenza dei bambini a casa sono tra i probabili fattori alla base di questo importante decremento nei partner conviventi».
La ricerca
Lo studio è frutto del lavoro di un consorzio multidisciplinare che ha coinvolto psichiatri, psicologi, esperti di sanità pubblica e biostatistici dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Genova e di Pavia, dell’Istituto Mario Negri, dell’Istituto per Studio e Prevenzione Rete Oncologica (Ispro) e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi.
«Le nostre analisi si basano su un campione rappresentativo di oltre 6.000 soggetti che stiamo seguendo nel tempo — specifica Silvano Gallus, ricercatore del Mario Negri e coordinatore del consorzio —. Queste analisi ci permetteranno di capire come gli stili di vita e le abitudini degli italiani si siano modificate e si stiano continuando a modificare a seguito dell’esperienza pandemica vissuta».
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