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Claudio Antonelli per “La Verità”
Grazie al prezioso contribuito di Oitaf, Osservatorio interdisciplinare trasporto alimenti e farmaci, possiamo mettere in fila i 44 vaccini sparsi per il globo che stanno terminando la Fase 2 o sono già in piena Fase 3.
Non abbiamo preso in considerazione i ritardatari ancora in Fase 1 e quei vaccini che non stanno trovando finanziamenti per proseguire la loro corsa verso la somministrazione. Un caso molto vicino a noi è quello di Reithera, ma lo stesso discorso vale per altre piccole realtà in Europa e in Sudamerica.
Al contrario, almeno 44 marchi sono pronti per andare sul mercato nella seconda metà del 2022. Se si mette da parte la scelta conservativa dell'Europa che porta avanti il modello mRna di Pfizer Biontech con una sorta di monopolio, a far la parte del leone sono i preparati a base di proteine e di adiuvanti.
Tutti cercano una catena logistica molto più semplice rispetto a quelle che oggi consentono le somministrazioni via hub. Soprattutto a temperatura ambiente. Solo un tipo di vaccino, che punta a essere pronto fra un anno, esce dalla modalità intramuscolare o sottocutanea. Si chiama DelNs1 ed è sviluppato dall'università di Hong kong, Xiamen, e dalla Bejing Wantai Biological Pharmacy. Batte bandiera cinese, viaggia a temperatura ambiente, si inala come un semplice spray nasale e il vettore è un virus influenzale modificato.
Ma soprattutto, nonostante il Paese di provenienza, la Cina, è finanziato da Cepi. Acronimo che sta per Coalition for epidemic preparedness innovations e che raggruppa una serie di fondazioni tra cui la più liquida del mondo. A investire su questo vaccino ci sono infatti Bill e Melinda Gates. Tradotto in poche parole, grazie alla semplicità nella logistica e alla spinta finanziaria su cui può contare, DelNs1 è il vaccino che si candida a finire sul podio del prossimo anno. Che ci sia il Covid 19 o il nuovo Covid 21.
È probabile infatti che lo spray vada a impattare su quella parte virale che non muta, ma resta identica anche nelle diverse varianti. Molti dei vaccini 2.0, infatti, a differenza di quanto stanno facendo Pfizer, Moderna e gli altri brand protagonisti del 2021, puntano al cosiddetto «pan coronavirus» con l'obiettivo di viaggiare attraverso le mutazioni senza particolari difficoltà.Dalla lista dei 44 vaccini qui in pagina e dagli oltre già in Fase 3 e finanziati emerge anche la distribuzione geopolitica. Come dimostrano le bandierine accanto ai nomi, non si tratta solo di aziende americane o occidentali.
Nuovi Stati si affacciano al business dei vaccini e soprattutto alla protezione dei proprio cittadini. Confermando che la sicurezza nazionale passa attraverso la sovranità vaccinale. Oltre a Cina e Giappone spuntano altri vaccini russi, turchi, iraniani e di ex Paesi sovietici. Fa capolino la Francia con Valneva e Sanofi e la Corea con GeneoneLife Science. Parigi cerca di recuperare il ritardo e Seul di non essere esclusa dall'Asia dove domina in tutti i sensi l'India. New Dehli è infatti il principale produttore di vaccini al mondo e il primo alleato americano in quella parte del globo. Basti solo pensare all'appalto da un miliardo di dosi ricevuto da Johnson & Johnson. Un dettaglio che dimostra come una volta arrivati sul mercato e approvati dalle Autorità di riferimento, i vaccini dovranno superare la sfida dell'economia di scala.
Chi non è in grado di portare avanti grandi produzioni verrà automaticamente scartato, a meno che non chiuda alleanze strategiche. Che tengano però conto di due elementi. La possibilità di accedere alle materie prime, i cosiddetti bulk, o la disponibilità da parte degli enti regolatori come Ema o l'americana Fda di aprire rollout di valutazione in modo trasparente e non in risposta a quelli che sono gli stimoli della politica e dei vari governi.
L'Europa continua a puntare tutto sugli mRna modello Pfizer Biontech. Chissà se accetterà di buon grado l'arrivo già nel 2022 di nuovi vaccini dentro il perimetro del Vecchio Continente.
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