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C’È SESSO OLTRE IL TUMORE – LE TERAPIE, IL DISAGIO, IL SILENZIO: LA SESSUALITÀ PER TANTI MALATI ONCOLOGICI È UN TABÙ. MOLTI SI CONVINCONO CHE NON SI POSSA PIÙ RECUPERARE QUELLA SFERA MA, COME SPIEGA IL PROGETTO “SEX AND THE CANCER”, È SOLO UN MIX TRA POCA INFORMAZIONE E SCARSO SOSTEGNO PSICOLOGICO. PROBLEMI ED EFFETTI COLLATERALI CI SONO, MA ESISTONO CURE...

Vera Martinella per "Salute - Corriere della Sera"

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Il nome è chiaramente ispirato alla serie tv di successo, scelto per sdoganare un tema che resta difficile anche nel 2021. Si chiama «Sex and the cancer. Quello che le donne non dicono» ed è un progetto nato un anno fa con l'intento di rompere sia i tanti tabù che le pazienti stesse hanno quando si tratta di affrontare la sessualità durante o dopo le terapie per un tumore, sia il silenzio dei medici, ancora poco inclini ad affrontare l'argomento che finisce così per essere completamente trascurato nella grande maggioranza dei casi.

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«Vergogna, imbarazzo e scarsa informazione sono gli atteggiamenti più diffusi - sottolinea Amalia Vetromile, paziente oncologica, responsabile e ideatrice dell'iniziativa, che ha organizzato un convegno dedicato alla formazione di medici e operatori sanitari per sensibilizzarli sul tema -. Siamo di fronte a un nuovo tabù sessuale di cui non si parla perché le dirette interessate hanno spesso disagio a confidarlo al proprio medico, al partner e persino alle amiche più intime. Inoltre, le terapie disponibili sono talvolta costose e non sempre fruibili attraverso il Servizio sanitario nazionale».

 

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Comunicazione Il disagio nell'affrontare l'argomento è ancora maggiore se il tumore interessa l'uomo e quasi tutti i pazienti vivono male nell'erronea convinzione che nulla può essere fatto per migliorare la loro condizione. Invece le soluzioni a disposizione per arginare, se non eliminare del tutto, i vari disturbi della sfera sessuale oggi ci sono, ma è indispensabile superare la coltre di silenzio. «Un passo che è importante fare anche alla luce di una grande conquista - sottolinea Saverio Cinieri, presidente eletto dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) -: il numero di persone che guarisce dal cancro, o che riesce a conviverci per anni rendendolo una "malattia cronica", è in crescita. Sono persone che possono, tenendo anche sotto controllo gli effetti collaterali a lungo termine delle terapie, vivere bene. Hanno diritto a una piena qualità di vita di cui fa certamente parte anche un'intimità soddisfacente».

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Quando si devono affrontare i trattamenti anticancro oggi gli specialisti hanno messo a punto tecniche che consentono di difendere la sessualità, sia a livello chirurgico, con interventi che salvino quando è fattibile le aree interessate, sia adottando determinati accorgimenti nella zona quando si deve irradiare. «Ogni volta possibile, specie quando il paziente è giovane, si opta per una soluzione che preservi la funzione erettile nei maschi e salvi l'attività ovarica, con la produzione di ormoni, nelle donne - specifica Cinieri -. La menopausa precoce, indotta da alcune terapie, può contribuire all'insorgenza di disfunzioni sessuali dovute alla carenza ormonale. Ma è importante che questi aspetti vengano affrontati dai medici per primi, agevolando i pazienti a fare le domande a cui sono interessati».

 

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Numeri Nel 2020 in Italia sono stati scoperti circa 377 mila nuovi casi di tumore e sono 3,6 milioni i connazionali vivi dopo una diagnosi di cancro: almeno un paziente su quattro, quasi un milione di persone, può considerarsi del tutto guarito. Quanti hanno problemi nell'intimità? Secondo diversi studi circa il 60 per cento, e possono essere causati, in donne e uomini, sia dagli interventi chirurgici sia dalla radioterapia che dai farmaci, chemio e ormonoterapici.

 

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«L'impatto del tumore sulla sessualità è diverso per ciascuno e dipende dall'interazione di vari fattori - spiega Adriana Bonifacino, oncologa responsabile di Senologia all'Ospedale Sant' Andrea di Roma e presidente dell'associazione IncontraDonna Onlus - il tipo di cancro e di trattamenti cui si è sottoposti, la prognosi, l'età, l'esistenza o meno di una relazione di coppia, l'esperienza della propria sessualità prima della malattia. Ci possono essere vere e proprie conseguenze fisiologiche, provocate dall'operazione per asportare la neoplasia, oppure alterazioni del desiderio sessuale e conseguenze a livello psicologico». Ricorrenti infezioni vaginali e urinarie, disfunzione erettile, irritazione, prurito, scarsa lubrificazione, vaginite e secchezza vaginale, dolore alla penetrazione e calo del desiderio sono i sintomi più frequenti, ma alcune soluzioni terapeutiche ci sono.

 

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Cure differenziate Esistono cure sia per i maschi (come i diversi medicinali contro la disfunzione erettile), sia per le femmine (creme, unguenti, gel o laser). E un sostegno psicologico può rivelarsi molto utile per superare momenti difficili: a volte bastano degli accorgimenti, sia per il malato sia per la coppia. «A seconda del disturbo e valutando sempre la situazione del singolo paziente possiamo prescrivere farmaci efficaci - chiarisce Chiara Simonelli, docente di Psicologia e Psicopatologia dello Sviluppo Sessuale all'Università La Sapienza di Roma -. Non sono solo i trattamenti a incidere sugli ormoni e sulla libido, ma anche lo stato dell'umore.

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È importante, perciò, saper riconoscere ed esporre i propri sentimenti, per elaborarli se possibile anche insieme al partner, che magari non sa bene cosa fare o dire e cosa invece evitare. E quando accade, piuttosto che sentirsi frustrati per l'impossibilità di riprendere le abitudini precedenti, è importante trovare esplorare nuovi modi per dare e ricevere piacere».

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