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Laura Cuppini per il "Corriere della Sera"
I nuovi focolai di Sars-CoV-2, in Paesi dove l'epidemia era ritenuta sotto controllo come Italia e Cina, hanno fatto salire la preoccupazione per un possibile ritorno del virus nella sua veste più aggressiva, quella che a marzo e aprile ha cambiato la vita di tutti noi. Sulla possibilità di essere travolti da una «seconda ondata» in autunno gli esperti sono divisi.
Ma la forza del virus dipende anche dalla nostra capacità di reagire, dalla strategia che abbiamo saputo mettere in campo. «Credo siano possibili due scenari: una seconda ondata a breve termine a genesi locale e un ritorno dell'epidemia in stile simil-influenzale in autunno-inverno, con numeri importanti - riflette Massimo Galli, primario del reparto di Malattie infettive III dell'Ospedale Sacco e professore ordinario all'Università degli Studi di Milano -. La prima ipotesi mi sembra abbastanza improbabile, perché il distanziamento ha rallentato in modo consistente la diffusione dell'infezione e la riapertura delle attività non ha determinato la temuta esplosione di contagi e ricoveri.
il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 19
Generalmente nella fase post-sintomatica avanzata i pazienti sono portatori di una forma del virus non completa, con una bassa capacità di trasmissione. Nel secondo scenario si verificherebbe un adattamento graduale del microrganismo all'uomo, come è successo nel corso dei decenni ai tanti virus che si sono ridotti a provocare semplici raffreddori stagionali». «Ritengo che alcune carenze gestionali di cui abbiamo avuto prova nei mesi scorsi si potrebbero ripresentare - spiega Galli -. Sul cosiddetto contact tracing non siamo molto avanti, nonostante l'avvio dell'app Immuni. Lo stesso vale per i test: la sensazione è che l'Italia si affidi più a misure non sanitarie, come il distanziamento e i separatori in plexiglas.
È necessario invece riconvertisti al test & tracing , l'unica strategia efficace nel caso di un ritorno del virus in grande stile». «Quando la pandemia ci ha travolto, abbiamo messo in atto tutti gli strumenti terapeutici possibili, alcuni dei quali hanno mostrato di poter combattere le varie fasi della malattia causata dal Sars-CoV-2 - sottolinea ancora Massimo Galli -. Al Sacco e in altri ospedali abbiamo messo a punto un protocollo di cure per i pazienti più gravi: la sperimentazione, chiamata "Ammuravid", è stata approvata dall'Agenzia italiana del farmaco ma non è mai partita perché i ricoveri si sono ridotti quasi a zero.
CORONAVIRUS - SPEDALI CIVILI DI BRESCIA
Se torneranno ad aumentare avremo a disposizione diverse opzioni». «Una volta creato e acquistato, il nuovo vaccino dovrà essere prodotto, distribuito e somministrato alle persone. Nessuno di questi passaggi è scontato o banale. Purtroppo non siamo nelle condizioni migliori perché tutti i connazionali possano riceverlo - afferma Galli -: la rete dei centri vaccinali andrebbe revisionata con urgenza». «In Italia, ma anche negli altri Paesi, è mancato un piano pandemico : l'ultimo è stato fatto nel 2006 per il virus H1N1 (influenza suina) - afferma Paolo Bonanni, epidemiologo e professore ordinario di Igiene all'Università di Firenze -. Se vogliamo essere preparati a tutti i possibili scenari, anche i peggiori, dobbiamo mettere in campo un esercito di tracciatori, persone in grado di seguire e testare coloro che hanno avuto contatti con infetti.
Non devono essere necessariamente medici: si può pensare agli assistenti sanitari, agli studenti di medicina. In generale, in Italia, gli aspetti legati alla prevenzione sono stati messi all'angolo negli ultimi anni e i risultati si vedono. È il momento di invertire la rotta». «Si sta discutendo a livello ministeriale di come allargare la platea di coloro che riceveranno gratuitamente il vaccino (ad oggi solo gli ultra 65enni) - spiega ancora Bonanni, che è anche il coordinatore scientifico del Board "Calendario per la Vita" -. Sarà fondamentale proteggere, oltre agli anziani e ai malati cronici, anche i bambini e gli operatori sanitari.
emergenza coronavirus disinfestazione
Per rispettare il distanziamento si potrebbe pensare per esempio di effettuare i vaccini in spazi grandi, come le palestre, o a un sistema drive-in . Ogni Regione decide per sé, sia sugli aspetti organizzativi che sulla scelta dei vaccini, e non sempre viene rispettata l'indicazione terapeutica: quadrivalente
massimo galliMASSIMO GALLIvaccino anti-covidcoronavirus, la terapia intensiva di un ospedale di new york 3vaccinovaccino coronavirusmassimo galli ospite di peter gomez a sono le venti 1
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