DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Niccolò Carratelli per "la Stampa"
Tornare in zona gialla in piena estate. Dover rimettere la mascherina all'aperto a ridosso di Ferragosto. È uno scenario che non piace a nessuno, ma che può prendere forma, se non vengono cambiati i parametri da cui dipendono i «colori» delle Regioni. Che, infatti, si aspettano dal governo una modifica dei criteri, facendo pesare meno il numero dei contagi e più quello dei ricoveri in ospedale. Visto che il primo si prevede andrà ad aumentare nelle prossime settimane, a causa della variante Delta, mentre il secondo dovrebbe restare stabile, grazie al progressivo ampliamento della platea dei vaccinati.
La pressione effettiva sul sistema sanitario, quindi, come nuovo riferimento per le decisioni politiche. Al momento, però, a stabilire il destino delle Regioni è soprattutto l'incidenza dei casi settimanali: se si superano i 50 contagi ogni 100 mila abitanti si passa in zona gialla. E, nell'ultima settimana, in alcune Regioni l'incidenza è salita, anche notevolmente, interrompendo una discesa che andava avanti da tempo.
Secondo l'ultimo monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità, i valori più alti registrati sono quelli di Sicilia (22,7), Campania (20,2), Abruzzo (16,6), Veneto (15,6) e Marche (15,2). Tutte le altre Regioni, invece, sono per ora al di sotto dei 15 casi. Le proiezioni sull'impatto della variante Delta, del resto, sono univoche: «Entro fine mese i contagi saranno 3 o 4 volte quelli attuali», ha detto il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, intervistato da La Stampa. Se le stime saranno confermate dall'andamento della curva, le cinque Regioni in questione potrebbero ritrovarsi a sfondare la soglia fatidica nel mese di agosto. E non è detto che siano le uniche.
Ecco perché molti presidenti di Regione, di centrodestra come di centrosinistra, chiedono di rivedere e alleggerire i parametri. Istanza di cui si fa portavoce il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa: «Oggi dobbiamo osservare non tanto i contagi, quanto i ricoveri in ospedale - spiega - l'augurio è che l'Italia rimanga bianca, ma bisogna valutare quotidianamente e settimanalmente. Ad oggi i dati non ci fanno presagire un cambio di colore».
roma vaccinazione anti covid 19 per i maturandi 3
Se i contagi non saranno più il parametro principale, i tecnici del ministero studiano, però, criteri più stringenti sul numero minimo di tamponi da eseguire ogni settimana per restare in zona bianca (150 ogni 100 mila abitanti), con l'obiettivo di potenziare il tracciamento. Sullo screening, infatti, non tutte le Regioni procedono in maniera efficace, in particolare al Sud, ad esempio Calabria e Sicilia sono indietro sul numero di test da effettuare ogni giorno. Inoltre potrebbe essere modificato il cosiddetto Rt ospedaliero, abbassando le soglie critiche sia per i ricoveri in ospedale (passando dal 40% al 30%) sia per quelli in terapia intensiva (dal 30% al 20%).
Con la consapevolezza che siamo molto lontani da quelle linee rosse: la percentuale media di posti letto occupati, in terapia intensiva come nei normali reparti di degenza, è al momento del 2% e solo cinque Regioni sono sopra il 3%. Dal ministero della Salute assicurano che «per ora resta tutto così com' è», e Roberto Speranza spiega che una risalita dei contagi era prevista ed è in corso, ma con numeri più bassi del passato. «Come abbiamo sempre fatto, ci affideremo alla nostra squadra di tecnici, che continueranno a fare questo lavoro di verifica - dice il ministro - vediamo passo dopo passo come le cose vanno avanti». In Germania, invece, hanno già avviato una riflessione sul tema: secondo un documento riservato del Robert Koch Institut, nuove misure anti Covid dovrebbero essere possibili solo valutando il carico sulle strutture sanitarie. Di tornare indietro non vuol sentir parlare nessuno.-
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