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Clarida Salvatori per "il Corriere della Sera"
Francesco Vaia DELLO SPALLANZANI
«A questo punto serve fare chiarezza e non lanciare allarmi sui numeri dei contagi degli ultimi giorni. Nella storia delle malattie infettive, eccetto per i virus simil influenzali, non c'è mai stata un'incidenza così alta. E se non avessimo messo in campo un muro, costituito dalla protezione forte dei vaccini contro il Covid, oggi assisteremmo a una strage».
Sono nette le parole del direttore sanitario dell'Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, Francesco Vaia. Eppure dalla fine di dicembre i casi sono molto al di sopra dei picchi delle precedenti ondate e gli ospedali sono ancora in sofferenza.
«Più aumentano i numeri assoluti dei contagiati, maggiore è la possibilità che qualcuno venga ricoverato. L'ospedalizzazione e la letalità elevate poi sono frutto di vari fattori, tra cui certamente la residua presenza di Delta, più patogena di Omicron. Quest' ultima è invece molto più contagiosa della prima. Ragion per cui, per evitare l'alta incidenza che stiamo osservando, oltre al superamento del brevetto, serve urgentemente un aggiornamento dei vaccini contro le varianti, per combattere questo virus vigliacco, che fa il forte con i deboli e il debole con i forti».
Cosa si sa sulla variante Omicron?
«Studi in vivo e in vitro, come per esempio il recente lavoro di Michael Diamond e altri della Washington University, confermano quanto osservato dallo Spallanzani in collaborazione con il Sudafrica, ovvero che Omicron è poco patogena e presenta un'attenuazione della malattia. E non solo: quasi l'80% dei contagiati da Omicron è pauci o asintomatico. Tanto che all'Inmi la maggior parte li trattiamo negli ambulatori e non ci sono ospedalizzati».
Chi è il malato tipo ricoverato in questo momento?
«L'identikit del ricoverato di oggi allo Spallanzani è costituito da non vaccinati, o immunizzati con seconda dose da più di 5 mesi. Con un rapporto di 90 a 10 in reparto ordinario e 96 a 4 in terapia intensiva».
C'è anche qualcuno con terza dose?
«Sì, ma è l'eccezione che conferma la regola specie sui grandi numeri. E magari si tratta di fragili».
Se potesse guardare avanti, oltre questa quarta ondata, cosa vedrebbe?
«Il virus sembra avere sempre più i connotati di una malattia stagionale endemica».
Cioè, di una comune influenza?
«Il virus non sta più prendendo i polmoni, ma si sta fermando alle prime vie aeree, come capita con le più comuni patologie respiratorie».
Quindi come tale andrà trattato?
«Ma certo. È inutile ora parlare di quarta, quinta, sesta dose di vaccino. In autunno si penserà a mettere al sicuro gli anziani e i fragili, proprio come da anni si fa con il virus stagionale».
Nessuna quinta ondata?
«Non so dire se ci sarà, ma adesso abbiamo la capacità di far fronte alle ondate della pandemia con nuovi strumenti. Abbiamo i vaccini, gli anticorpi monoclonali e la nuova pillola in sperimentazione allo Spallanzani».
Ci sono grandi aspettative su questa cura. Come sta andando la sperimentazione?
«È iniziata da poco tempo. E le persone si affidano e si fidano ogni giorno di più».
Ma cosa avete osservato? La malattia regredisce?
«Dai primi risultati sembrerebbe dare gli effetti sperati: la malattia non si aggrava».
Tra pochi giorni riaprono le scuole. I presidi spingono per la didattica a distanza. Le Regioni per vaccinare più studenti possibile prima di tornare sui banchi.
«Io sono contrario a nuovi lockdown. Contrario alla chiusura delle scuole. Contrario alla chiusura di pezzi di società. Sono interventi che hanno una logica in altri momenti. Ora bisogna consentire di buttare il cuore oltre l'ostacolo e affrontare il problema con scelte coraggiose e procedure più snelle. Serve semplificare o la gente si perderà a star dietro a tutte le circolari».
Cosa occorre fare allora?
«Da quasi due anni ripeto che occorre adeguare il sistema dei trasporti e pensare a interventi massicci sulle strutture scolastiche. Servono nuovi sistemi di aerazione in classe, anche per eliminare le mascherine».
È stato varato l'obbligo vaccinale per gli over 50. È d'accordo?
«Occorre allargare la fascia dell'obbligo vaccinale. Ma più che guardare all'anagrafe, secondo me bisogna guardare ai ruoli nella società: chi lavora a contatto con il pubblico deve essere protetto. Così come i ragazzi che fanno sport e hanno una vita sociale, compresi i professionisti che non vanno fermati come contatti se non sono sintomatici. Come già accade in America».
La strada è quella giusta?
«La strada giusta è la sintesi tra vaccini e misure della società. È come se pensassimo di vivere in un appartamento con un impianto della corrente inadeguato (le misure, ndr ) utilizzando solo le candele (i vaccini, ndr ). Prima o poi va accesa la luce».
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