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    “CONTE SERVO DEI POTERI FORTI, SI VERGOGNI” – L’INTEMERATA DI SALVINI CONTRO IL PREMIER “BUGIARDO”: “SI DIMETTA”. E INVITA A VEDERE IL SERVIZIO DE ‘LE IENE’ (VIDEO) – RONCONE E LA BAGARRE TRA LE DUE CAMERE: LO SGUARDO NEL VUOTO DI DI MAIO, IL PINOCCHIO  DEL LEGHISTA, LA MELONI URLANTE:  ("PRESIDENTE, DI MAIO SOSTIENE LE NOSTRE STESSE TESI…") E RENZI SALUTA SALVINI CON IL PUGNO CHIUSO… - VIDEO


     
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    https://www.iene.mediaset.it/2019/news/concorso-universitario-guido-alpa-premier-conte_620816.shtml

    Fabrizio Roncone per il “Corriere della sera”

     

    Tanto per inquadrare il pomeriggio.

    conte di maio conte di maio

    La buvette di Palazzo Madama: senatori al bancone che divorano noccioline (sono gratis), laggiù si sente la voce allegra - esatto: allegra - di Matteo Renzi. Arriva Matteo Salvini, sposta la ciotola con le noccioline e ordina due piadine al prosciutto e un tramezzino.

    Pallido, teso. Il nodo della cravatta allentato. Morde nervoso. Mastica nervoso. Gli hanno appena finito di raccontare il durissimo intervento con cui Giuseppe Conte, due ore fa, ha riferito alla Camera sulla storia del fondo salva-Stati. E hanno aggiunto: ti ha attaccato ed è stato convincente.

    L' avvocato ha fatto l' avvocato.

     

    Date, circostanze, incontri, nomi, cognomi, chi c' era, chi non c' era, documenti, commi.

    Tutti i ministri, ha detto, sapevano.

    Salvini si volta e chiede: «Mi ha dato anche del bifolco, vero?».

    Ha detto che lei ha una scarsa propensione alla lettura dei dossier.

    senatori leghisti danno del pinocchio a conte senatori leghisti danno del pinocchio a conte

    «Quindi non sono solo un sovversivo, ma pure un ignorante». Mangi più lentamente.

    «Ho una fame tremenda. E sono incavolato nero. Sono venuto solo per lui, per Conte».

    Ha portato qualche documento?

     

    «Di che genere?».

    Qualcosa che dimostri la fondatezza delle accuse che lei e la Meloni gli rivolgete.

    «Quattro fogli di appunti scritti a penna».

    Da chi?

    «Da me».

    Pochino.

    «Macché! Mi bastano. Tanto una cosa è chiara, sul Mes: o ha mentito il ministro Gualtieri, o ha mentito lui, Conte.

    Oppure». Oppure? «Non ha capito niente Di Maio».

     

    In aula, tra poco, lei e Conte come quel 20 agosto della scorsa estate.

    «Però questa volta, per fortuna, sarò distante, seduto tra i banchi della Lega, e non potrà battermi la manina sulla spalla».

    Lei sembra un po' giù di giri.

    conte di maio conte di maio

    «No, guardi: è Conte ad essere meno pimpante. Mi dicono che prima, alla Camera, fosse livido». ( Flashback: Montecitorio, ore 13.

     

    Il presidente del Consiglio parla per 43 minuti. Citazioni in inglese, francese, latino, greco. Il tono di voce che conoscete, nel taschino della giacca il fazzoletto bianco senza le celebri quattro punte, la sensazioni è che si rivolga a Salvini sperando che anche Di Maio intenda. «Dalle opposizioni accuse infamanti contro di me. Accuse che, se fossero vere, dovrebbero costringermi alle dimissioni Ma mi sembra quasi superfluo confermare a quest' aula un fatto di tutta evidenza: ossia che né da parte mia, né da parte di alcun membro del mio governo, si è proceduto alla firma di un trattato ancora incompleto».

     

    Applausi dai banchi giallorossi. Immobile, invece, Luigi Di Maio: tiene ostentatamente lo sguardo, imbronciato, nel vuoto.

     

    borghi borghi

    «Di Maio, dimettiti!», prova a scuoterlo il leghista Claudio Borghi, consigliere economico del Capitano che voleva rifilare agli italiani quei pezzacci di carta chiamati mini-bot. Visto il deputato del Pd Emanuele Fiano alzarsi e fare maramèo con la mano.

    Occhiata severa di Marco Minniti, ex ministro dell' Interno vestito tutto di nero.

    Ancora Conte: «Mi sono sorpreso - dice - non della condotta del senatore Salvini, le cui resistenze a studiare i dossier mi sono ben note, quanto dal comportamento della deputata Meloni».

     

    Replica urlante di Giorgia Meloni, molto attesa dai cronisti sensibili ai sondaggi che la danno in forte ascesa: «Presidente, ma perché non dice queste cose anche a Di Maio, che è lì accanto a lei? Di Maio sostiene le nostre stesse tesi». Ma Di Maio, come se parlassero di un altro Di Maio, sempre con lo sguardo nel vuoto. Intanto si è alzato Renato Brunetta, ex generale di Forza Italia, e fa un gran discorso, da vero economista.

     

    Graziano Del Rio, capogruppo del Pd, cita Shakespeare. Luigi Marattin, vicecapogruppo di Italia viva, Goebbels).

     

    Adesso - sono le 15.50 - Matteo Salvini esce dalla buvette e si dirige verso l' emiciclo di Palazzo Madama, dove Giuseppe Conte ha già preso posto, per riferire ai senatori.

    meloni meloni

    L' agenzia Ansa sostiene che Renzi saluti Salvini alzando il pugno chiuso e dicendo: «Ciao, compagno!». A tratti, c' è un' atmosfera di diffusa, inspiegabile euforia. Renzi - in completo blu, leggermente dimagrito - comincia a parlare di un Fiorentina-Inter di tanti anni fa. Passa il leghista Stefano Candiani e fa: «Si paga il biglietto per ascoltare?».

     

    Renzi: «Accetto solo prestiti" (battutona riferita al prestito dell' anziana madre di quel suo amico imprenditore, grazie al quale riuscì a comprarsi una villa a Firenze).

     

    Vanno in aula così: sottobraccio e ridacchiando, si sa che Conte replicherà il suo discorso, si attende la replica di Salvini, ma succede poco.

     

    Il premier cita il leghista Alberto Bagnai, e Bagnai ringrazia con un inchino. Poi un altro leghista tira fuori un Pinocchio in miniatura, allora la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, urla: «Vedo un Pinocchio!», e sospende la seduta per tre minuti. Si riprende con Emma Bonino che cita Victor Hugo. Salvini chiude il suo intervento dicendo a Conte: «Si vergogni!». Accenno di rissa. L' ex ministro Gian Marco Centinaio, con un imbarazzante finto accento siciliano, grida al capogruppo del Pd, Andrea Marcucci: «Stai seduuuuuuuuuuto!», solo che Marcucci è toscano.

    Finisce in tristezza.

    Due senatori, un grillino e un leghista, sono già alla buvette e vanno di prosecco. Il leghista è alticcio. Ma non insistete per sapere chi è (ha due bambini piccoli).

     

     

    SALVINI

    Marco Cremonesi per corriere.it

     

     

    salvini salvini

    Al match d’aula Matteo Salvini ci teneva. I due precedenti, quello del 20 agosto e quello del 10 settembre, non lo avevano lasciato soddisfatto. E così, quando ha avuto la certezza che Giuseppe Conte avrebbe preso la parola anche in Senato, non ha avuto esitazioni. Convinto di avere in mano delle buone carte, ha cambiato il programma europeo: a Bruxelles, invece che ieri, sarà questa mattina.

     

    Tutto l’intervento del leader leghista dalle prime parole in cui si dispiace per il premier «perché vive male chi vive di rancore, minacce e insulti» sino alle due ultimissime parole («Si vergogni») è un’unica tirata contro il presidente del Consiglio. Che ormai i leghisti chiamano, così come fa da giorni il loro capo, «il presidente bugiardo». Tanto che Salvini si è raccomandato con i suoi di guardare tutti quanti Le Iene di ieri sera che conterrebbe le prove «delle bugie di Conte non soltanto sul Mes ma anche sulla sua carriera».

    matteo salvini roberto calderoli matteo salvini roberto calderoli

     

     

     

    Un servizio del programma di Italia 1, infatti, ha diffuso una lettera d’incarico professionale del 2002 a Giuseppe Conte e all’avvocato Guido Alpa. Il premier ha sempre sostenuto che non c’era alcun collegamento, se non d’indirizzo dello studio, con il legale genovese. Che alcuni mesi più tardi fu uno dei componenti della commissione che valutò Conte per una cattedra all’università di Caserta.

     

     

     

    salvini legge nemesi nera salvini legge nemesi nera

    L’idea è quella, spiega Salvini, «di far capire agli italiani in maniera chiara che il premier mente. E in tutti i Paesi civili, quando un presidente è scoperto a mentire, poi deve dare le dimissioni». I leghisti ricordano Nixon, costretto alle dimissioni quando era stato da poco rieletto, o anche Bill Clinton «che si salvò dall’impeachment per un pugno di voti». Insomma, per Salvini è il giorno in cui inchiodare Conte. E si rivolge ai 5 Stelle quando dice che là, sui banchi del governo, c’è «qualcuno che mente». I casi, secondo Salvini, sono due: «Presidente Conte, lei o non capisce o capisce fin troppo bene. Quando il ministro Gualtieri dice in Commissione che il trattato non è emendabile, su quei banchi c’è qualcuno che mente». Per quanto lo riguarda, il leader leghista dubbi non ne ha: «Se qualcuno ha mentito, credo sia stato Conte, perché Gualtieri ancora non c’era».

     

     

     

    E dunque, Salvini esorta gli stellati: «Ho sentito che chiedete modifiche al Mes, avete riserve anche sull’Unione bancaria. Io condivido le vostre richieste. E spero che non vi renderete complici di questa menzogna che ricadrà sulle teste e sui risparmi dei cittadini italiani». Poco prima di parlare in aula aveva sottolineato con i suoi senatori che «Lega e M5S su questa vicenda hanno sempre avuto la stessa posizione. Chissà che qualcuno non se ne ricordi».

    centinaio salvini e calderoli cercano il mes centinaio salvini e calderoli cercano il mes

     

    Osservazione che qualcuno interpreta come segno dei «movimenti tellurici» che potrebbero spingere verso la Lega alcuni stellati insofferenti al nuovo corso. Di certo, Salvini annota che «tra poco ci sarà una riunione dei 5 stelle e un’altra del Pd. Non credo saranno rose e fiori». Quanto agli altri italiani, Salvini li informerà a modo suo: «Sabato e domenica la Lega sarà in mille piazze italiane per spiegare cosa è il Mes per raccogliere le firme contro un trattato che svende il futuro dei nostri figli».

     

    Infine, Salvini lascia il Senato e punta su Anversa: in serata partecipa a un appuntamento del Vlaams Belang, gli indipendentisti fiamminghi, “gemellati” con la Lega. «Abbiamo un premier che è servo dei poteri forti dell’Europa e nemico degli italiani», affonda Salvini. Ad attenderlo, ha trovato anche nelle fiandre le «sardine». Meno delle 6.000 annunciate: ma comunque diventate prodotto da esportazione.

     

     

    roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio

     

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