Antonio Bravetti per “La Stampa”
GIORGIA MELONI
Basta ville in Sardegna o sull'Appia antica, pere cotte al vino e foto di gruppo con Dudù. Bisogna iniziare a fare sul serio e a dare le carte deve essere lei, Giorgia Meloni. Perché nei sondaggi mette tutti dietro di sé e perché è stata la ferma oppositrice dei tre governi di questa legislatura: «La storia mi ha dato ragione».
Meloni reclama una leadership del centrodestra conquistata sul campo e vuole che i ritrovati alleati, Berlusconi e Salvini, ne prendano atto.
Già, perché ha fiutato nell'aria qualcosa che non le piace. In Forza Italia e Lega c'è invece chi vorrebbe azzopparla ancor prima che la corsa inizi. I nodi sono due: la composizione delle liste elettorali e le regole per scegliere il candidato premier.
salvini meloni berlusconi
Meloni chiede certezze. «Dobbiamo vederci presto - dice a Berlusconi e Salvini - già nelle prossime ore, per stabilire delle regole che consentano di far contare i cittadini nella scelta di un eventuale candidato premier».
Tradotto: il partito che prende più voti esprime il candidato a palazzo Chigi. Meloni, che nei sondaggi va a gonfie vele, non vuole scherzi. Stando ai numeri delle ultime rilevazioni tocca a lei la leadership del centrodestra. Ieri la supermedia dei sondaggi politici elaborata da YouTrend lanciava FdI al 22,4% (seppur in calo), davanti a Lega (14,6%) e Forza Italia (8,8%), in salita.
comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 1
Ecco perché da ieri girava la voce di un semplice ma diabolico meccanismo a cui stanno lavorando Lega e Forza Italia: il candidato premier lo esprime chi prende il 50% più 1 dei voti della coalizione. In questo modo Lega, Forza Italia e i centristi si tengono aperta una possibilità: sommando le rispettive percentuali, la possibilità di superare Fdi è concreta. Va da sé che l'ipotesi non piace affatto a Meloni e allo stato maggiore di FdI.
L'ex ministra della Gioventù insiste quindi nel chiedere ai ritrovati alleati di «darsi delle regole». Chiede anche che le prossime riunioni non si svolgano nelle location care a Berlusconi, quelle dove il Cavaliere è e resterà sempre il padrone di casa. Basta con le ville e le foto di gruppo. Con i video montati ad arte e i menù tricolore.
comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 2
Niente Villa Certosa in Sardegna, San Martino ad Arcore o Villa Grande a Roma. «Io ho proposto che i vertici del centrodestra non si vedano per occasioni conviviali ma operative - precisa - da svolgere in sedi istituzionali con un ordine del giorno dove si prendono decisioni: questo è un modo serio». All'orizzonte, però, non c'è alcun vertice a tre.
Berlusconi non mostra fretta. Come un muro di gomma, continua a ripetere il solito ragionamento: «La questione della premiership non è all'ordine del giorno». La faccenda, quindi, è destinata a surriscaldarsi.
comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 4
C'è poi il dossier delle liste e dei candidati nei collegi uninominali. Meloni non ha gradito lo scatto in avanti di Berlusconi, che già mercoledì a Villa Grande ha iniziato a parlare di numeri e percentuali.
Lo schema del leader di Fi prevede un terzo dei collegi da assegnare rispettivamente a Lega, Fi e Fratelli d'Italia, con i centristi Udc e Noi con l'Italia considerati in quota azzurra.
La formula del 33%, assicurano, sarebbe solo un'ipotesi attorno alla quale si è iniziato a ragionare, visto che Meloni va ripetendo che la suddivisione dei collegi va fatta secondo i sondaggi, tenendo conto del partito che ha più consensi, ovvero il suo. Conti alla mano potrebbe reclamarne la metà.
matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 2
In ballo ci sono 222 seggi uninominali: 148 alla Camera e 72 al Senato, un terzo del totale. Decidere quanti seggi spettano a ciascun partito sarà una battaglia non da poco.
A due mesi dal voto, Meloni assicura che «FdI è pronta, è il partito che meno di tutti dovrà spiegare agli italiani cosa fare.
Le nostre idee e priorità sono rimaste sempre le stesse». Il programma praticamente fatto, presentato tre mesi fa a Milano nelle kermesse "Energie da liberare". Anche qui ci sarà da incrociare le spade: Berlusconi parla di un programma «avveniristico», e lo fa a nome della coalizione. Delle priorità future, invece, Salvini discute con gli stati maggiori della Lega. Ognuno, per ora, tira acqua al suo mulino.
matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 7
Un gioco che a Vittorio Sgarbi ispira poco: «Lega e Forza Italia si sono trovate, quasi inevitabilmente, sospinte verso Meloni, prefigurando il nuovo bipolarismo: Meloni contro Draghi. Con una variabile: che il centrosinistra sarà compatto su Draghi, mentre il centrodestra vivrà in modo problematico e contraddittorio la leadership di Meloni. Sarà molto imbarazzante, perché lo stesso Berlusconi tra Meloni e Draghi avrebbe qualche dubbio».
BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa SALVINI MELONI BERLUSCONI salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 14