Alberto D'Argenio e Carmelo Lopapa per "la Repubblica"
MATTEO SALVINI VIKTOR ORBAN
Gruppo europeo dei sovranisti. Guidato da lui e dal leader della democrazia illiberale Viktor Orbán, con la ciliegina degli ultraconservatori polacchi di Kaczynski. È la torta che Matteo Salvini si regala nel giorno del suo quarantottesimo compleanno. Ma è un regalo virtuale, al momento giusto un sogno che aleggia tra i suoi desiderata, più che un progetto in fase di decollo.
salvini orban
«Stiamo lavorando per un nuovo gruppo, inclusivo, con movimenti che sono al governo in altri paesi, con i polacchi e gli ungheresi », racconta il capo della Lega in un' intervista Facebook. Ed è un chiaro ammiccamento all' indirizzo del premier di Budapest che ha appena abbandonato la famiglia popolare e che ora è conteso dai Conservatori di Ecr e di Giorgia Meloni.
Una faccenda europea ma al contempo un derby molto italiano, questo che si gioca nella destra sovranista che Salvini usa anche per mettere una pietra tombale sulla svolta moderata con approdo al Ppe. Piano al quale lavora da tempo la diplomazia del suo numero due, il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. In questa fase il capo delegazione europeo Marco Zanni sembra esautorato, tutto è finito nelle mani del fedelissimo falco Lorenzo Fontana. Già il dialogo con Orban, a prescindere dal suo esito, indispettisce e allontana il Partito popolare europeo.
GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN
Intanto, fonti della Lega fanno sapere che il partito non divorzierà a Bruxelles dal Rassemblement National di Marine Le Pen. Insieme militano in Identità e Democrazia. Al massimo, potrebbero divorziare dall' ultra destra tedesca di Afd per abbracciare gli ungheresi di Fidesz appena fuoriusciti dal Ppe. I contatti del segretario leghista con Orbán sono continui, stando a quanto trapela.
Jaroslaw Kaczynski
Ma il sogno di Salvini è quello di portar via oltre che l'ungherese anche altri pezzi del Ppe e di strappare ai Conservatori di Ecr i polacchi di Diritto e Giustizia di Jarosaw Kaczyski. Tuttavia, il capo del governo conservatore di Varsavia non ha intenzione di migrare in un gruppone in cui a comandare sarebbe il tandem Orbán-Salvini. Che poi, numeri alla mano, è anche il motivo per il quale anche Fratelli d' Italia, rappresentati a Bruxelles da Raffaele Fitto e Carla Fidanza, non vedrebbero bene nemmeno l' ingresso di quei due nella formazione Ecr: la fagociterebbero. In ogni caso, braccia aperte a Orbán, con qualche distinguo alla Lega, ma mai a Le Pen.
Dal partito di Giorgia Meloni a Bruxelles lo ripetono fino alla noia: «Una casa delle destre di governo e dei conservatori c' è già ed è l' Ecr, aperto a chiunque voglia condividere questi valori» e «siccome è una casa su cui abbiamo investito tanto non abbiamo intenzione di smontarla». Come dire, niente gruppo unico fuori dal nostro. Salvini se ne faccia una ragione. E se proprio ci tengono, vengano loro.
STRACHE SALVINI LE PEN
Dietro le battaglie e le bandiere ideologiche, neanche a dirlo, si consuma una lotta di potere, di poltrone e di euro non di poco conto. La creazione di un nuovo gruppo sposta finanziamenti dalle casse del Parlamento europeo e attribuisce poltrone. E i paladini dell' ultra destra europea litigano su chi dovrà avere il comando della nuova famiglia politica. Ecco perché Orbán e Salvini puntano a un gruppo nuovo da intestarsi mentre i conservatori, al più aprono le porte della casa della quale sono già padroni.
salvini orban
Per i leghisti però è vitale abbandonare il ghetto nel quale sono finiti due anni fa assieme a Le Pen e ai tedeschi di Afd, isolati e resi irrilevanti dal "cordone sanitario" eretto dagli altri gruppi della maggioranza "Ursula". Uscire dall' isolamento, purché non si finisca nel Ppe, avverte però Salvini: «Non è all' ordine del giorno». La supremazia dentro la Lega passa anche da qui.
viktor orban e giorgia meloni atreju 2019