Marco Conti per “il Messaggero”
GIUSEPPE CONTE COME MAURO REPETTO BY LUGHINO
Ormai quella di Giuseppe Conte è una condizione sicuramente poco invidiabile. Pronto, e in parte spinto, a fare la voce grossa a Bruxelles, sui conti pubblici, sulle nomine o sui migranti, mentre i suoi due vice prima si dileguano e poi trovano il modo per prendere le distanze dalle scelte operate dal loro e nostro premier. È accaduto di nuovo ieri l'altro e, a giudicare dalle reazioni seguite al l'archiviazione della procedura d'infrazione, è destinato a ripetersi in vista della manovra autunnale.
luigi di maio matteo salvini giuseppe conte
La conferenza stampa del presidente del Consiglio martedì sera non era ancora terminata che M5S e Lega manifestavano tutti i loro distinguo sul pacchetto di nomine decise dal Consiglio europeo e di cui Conte diceva di assumersi la responsabilità, pro-quota, insieme ai Ventisette. Continuare, dopo un anno di governo, a dividere la realtà dalla narrazione non solo è sempre più complicato e finisce con il caricare solo sul presidente del Consiglio l'onere delle decisioni, ma genera colossali pasticci che finiscono con indebolire il Paese.
ANTONIO TAJANI DAVID SASSOLI
L'elezione di David Sassoli a presidente del Parlamento Europeo è un punto d'orgoglio per l'Italia, così come a suo tempo fu quella di Antonio Tajani. Un passaggio di testimone tra due esponenti delle due più importanti famiglie europee, il Pse e il Ppe, avvenuto però sopra la testa non tanto e non solo dei due partiti di maggioranza - che a Bruxelles sono o senza gruppo (M5S) o ai margini, insieme agli euroscettici- quanto del governo.
angela merkel ursula von der leyen
L'imbarazzo espresso martedì sera da Conte nel commentare la possibile candidatura di Sassoli a presidente dell'euro Parlamento- «non lo so, non voto, ci sono altri nomi, decide il Parlamento» - stride con ciò che è poi avvenuto.
MERKEL MACRON TUSK SANCHEZ
A dispetto della narrazione giallo-verde, il risultato di ieri dimostra che Merkel e Macron hanno anche deciso quale, e in che ruolo, doveva stare un socialista nelle istituzioni europee. I due, oltre ad aver incassato le due poltrone più importanti per i rispettivi paesi e per le formazioni alle quali appartengono, hanno prima accontentato il socialista Sanchez, e poi lasciato che l'Italia, e i socialisti, avessero un ruolo prestigioso ma ben poco incisivo sulle scelte e sul portafoglio dell'Unione.
FUOCO AMICO
GIUSEPPE CONTE
Martedì sera Conte, al termine della maratona negoziale, ha rivendicato all'Italia il merito di aver affossato la candidatura del socialdemocratico olandese Frans Timmermans per ragioni «non personali ma di metodo», ha salutato con soddisfazione la nomina della Leyen e della Lagarde, e ha poi sostenuto di aver avuto rassicurazioni sulla delega alla Concorrenza e sul posto nel board della Bce.
CHRISTINE LAGARDE
Difficilmente però Macron o la Merkel si sarebbero lasciati passare sulla testa l'elezione di un connazionale che milita nello schieramento opposto. Il risultato per l'Italia è che invece di poter rivendicare l'elezione di un socialista in un posto utile alla causa anti-austerity dell'Italia, si ritrova con un seppur autorevole europarlamentare socialista che però ricopre un ruolo del tutto marginale rispetto al Consiglio.
ANTONIO TAJANI DAVID SASSOLI
Non solo, ma Conte si trova di nuovo alle prese con il fuoco amico della Lega e del M5S, due partiti che ora criticano apertamente l'arrivo della Lagarde alla Bce e dicono di nutrire forti dubbi sulla teutonica Leyen. Le maggiori tensioni si avvertono nella Lega dove c'è ora chi chiede conto allo stesso Salvini del perché l'Italia non si sia tenuto stretto l'olandese che ama l'Italia, gli italiani, il suo cibo e la sua lingua, per poi finire su una tedesca dopo aver sfiorato persino la supertosta Vestager. Un capolavoro' il siluramento di Timmermans, realizzato da Conte, ma preteso da Salvini che ha così pagato pegno all'alleanza con Visegrad, e subìto dal grillino Di Maio.
matteo salvini e giuseppe conte approvazione decreto sicurezza bis 1
La procedura d'infrazione si è chiusa con un decreto da otto miliardi, che molto somiglia ad una manovra correttiva, e una serie di rassicurazioni - scritte e a voce - sul 2020. Conte e il ministro Tria hanno nelle ultime settimane bandito le paroline flat tax, ma non Di Maio e, soprattutto, Salvini che continua a sparare cifre senza aver ancora tirato fuori una sola bozza di testo.
LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE ALIAS MARK CALTAGIRONE MATTEO SALVINI BY OSHO
I due vice in Europa difettano di interlocutori dotati di un qualche peso mentre il presidente del Consiglio sostiene di aver buoni rapporti con la Lagarde e di aver ricevuto ottima impressione dal colloquio telefonico con la Leyen. In attesa di conoscere i commissari con delega economica - uno potrebbe spettare all'Italia - si prepara per la manovra autunnale lo schema di sempre: Conte e Tria mandati a Bruxelles a tentare una prova di forza sui conti pubblici, e i due vice che si inabissano nella irresponsabilità.