Paolo Bracalini per “il Giornale”
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Nella Lega parlano di una «normale riunione», niente più di quanto già fatto nei mesi scorsi. Ma è chiaro che dopo le sconfitte alle Amministrative (soprattutto al Nord, in particolare in Veneto) e le tensioni degli ultimi mesi l'incontro in programma lunedì a Milano assume significati ulteriori.
Specie se ad essere convocati sono Giancarlo Giorgetti, punto di riferimento dei «malpancisti» della Lega, e poi i tre governatori Zaia, Fedriga e Fontana. Non si tratta di una convocazione speciale, con un ordine del giorno apposito. Ma certamente si parlerà anche della situazione del partito.
giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini
Dal quartier generale spiegano che nella riunione si farà semplicemente «il punto della situazione» e si preparerà il lavoro dei prossimi mesi: c'è Pontida a settembre, entro fine anno si decide su quota 102, poi c'è il tema sbarchi e altri fronti aperti nella maggioranza. «Salvini vorrà condividere la responsabilità delle scelte e l'onere di sostenerle pubblicamente», spiegano dalla Lega.
Quello che proprio non vogliono sentir dire è che si tratti di un «commissariamento» di Salvini da parte dell'ala governista. La versione più plausibile è una via di mezzo. Il leader della Lega ha capito che molti big della Lega gli imputano l'errore di decidere troppo da solo, o - peggio ancora - su input del suo «cerchio magico» o di improvvisati consiglieri che con la Lega non hanno nulla a che fare (l'ultimo di questi personaggi è Antonio Capuano, l'organizzatore del viaggio mai fatto a Mosca, costato in compenso a Salvini un mare di problemi e di polemiche).
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Pertanto il leader ha concordato la creazione di una sorta di segreteria politica ristretta, con i governatori e con Giorgetti, per definire insieme la linea della Lega nei prossimi mesi, quelli cruciali, verso la campagna elettorale delle prossime elezioni politiche. Per evitare che il partito si muova in modo coordinato e che il Capitano non prenda decisioni in solitaria, come è accaduto - con effetti a volte boomerang, vedi la questione russa e prima ancora la linea ambigua sui vaccini e green pass - nei mesi scorsi.
MATTEO SALVINI FABRIZIO CECCHETTI ATTILIO FONTANA GIANCARLO GIORGETTI
Anche perché il partito ribolle, in particolare in Veneto, dove le batoste di Padova e Verona pesano tonnellate (e l'anno prossimo si vota a Treviso e Vicenza). Che la direzione della Lega vada ricalibrata più sul nord che sulla Russia lo dice apertamente Luca Zaia: «Credo che un partito debba essere identitario, costruire la propria fisionomia con gli anni e con le scelte. Credo che quando passerà l'autonomia sarà un fatto che cambierà la storia» dice al Corriere, ricordando un tema - l'autonomia - molto sentito dall'elettorato leghista al nord, ma messo in secondo piano dalla Lega di Salvini.
luca zaia matteo salvini massimiliano fedriga attilio fontana
Lunedì prossimo il commissario regionale della Lega Alberto Stefani potrebbe convocare il direttivo veneto, mentre una voce molto ascoltata come quella dell'assessore veneto Roberto Marcato gira il coltello nella piaga: «Dobbiamo condividere un ragionamento che ci consenta di non rifare gli stessi errori, rimettere in corsa la Lega e il centrodestra». Serve un'assemblea generale, chiedono i leghisti veneti. Ce n'è da parlare lunedì in via Bellerio.
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