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    TOSATO! SALVINI CACCIA TOSI DALLA LEGA E REGALA IL VENETO AL PD - IL SINDACO DI VERONA ATTACCA: “E’ UN CAINO TRAVESTITO DA ABELE” - BOSSI: “TOSI E’ UN PIRLA SE LASCIA PER UNIRSI A PASSERA O ALFANO”


     
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    1 - TOSI ADESSO È FUORI; DOPO IL DIKTAT DI SALVINI IL SINDACO SFIDA ZAIA

    Rodolfo Sala per “la Repubblica”

     

    tosi tosi

    Showdown, è finita: Salvini caccia Tosi dalla Lega. Lo fa da Strasburgo, in tarda serata, parlando di scelta inevitabile, dal momento che il sindaco di Verona, e segretario della Liga veneta, non si schioda dai suoi no agli ultimatum e alle condizioni poste di via Bellerio per la sua permanenza nel partito. Su tutte: accettare il commissario che gli han messo in Veneto, esautorandolo dal potere di decidere sulle alleanze e sulle liste elettorali per la Regione; scegliere tra la Lega e la sua fondazione.

     

    Tosi lo ha ripetuto ieri sera a Otto e mezzo, ospite di Lilli Gruber: condizioni inaccettabili, il massimo che il sindaco è disposto a concedere è un passo indietro sulla presentazione della lista che porta il suo nome alle regionali di maggio. E a quel punto il segretario federale rompe gli indugi, e con sette ore di ritardo rispetto all’ultimatum (scadeva ieri alle 14) decide che è arrivato il momento di rompere.

    SALVINI - TOSI - ZAIA 4c4cb9f2 SALVINI - TOSI - ZAIA 4c4cb9f2

     

    Perché quel che dice il sindaco in tv non gli basta, e in questa partita a scacchi lo sapeva pure Tosi che non sarebbe bastato. «Prendo atto, Flavio lavora a un altro partito ed è fuori», dice gelido Matteo Salvini da un albergo di Strasburgo, prima di dettare alle agenzie una lunga dichiarazione: «Dispiace che da settimane Tosi abbia scelto di mettere in difficoltà la Lega e il governatore di una delle Regioni più efficienti d’Europa; ho provato mediazioni di ogni tipo, ricevendo purtroppo solo dei no, quindi sono costretto a prendere atto della sua decadenza da militante e da segretario della Liga veneta; se insisterà nel volersi candidare contro Zaia, magari insieme ad Alfano e Passera, per aiutare la sinistra, penso che ben pochi lo seguiranno».

    TOSI E ZAIA TOSI E ZAIA

     

    Insomma: «Non si può lavorare per un partito alternativo alla Lega, non si possono alimentare beghe, correnti, fazioni». E le liste della Lega per le regionali in Veneto? «Ovviamente - si arrampica Salvini - saranno fatte solo dai veneti, dal commissario Giampaolo Dozzo e da tutti i segretari del territorio». E Zaia: «Buona notizia, sono finite le beghe, adesso si volta pagina».

     

    La replica di Tosi non si fa attendere: «Salvini mente sapendo di mentire. Mai avrei pensato di vedere in Lega il peggio della peggior politica. Un Caino che si traveste da Abele». A tarda ora interviene la Fondazione di Tosi: «C’era un disegno: quello di cacciarci dalla Lega. La strada maestra ora è la candidatura di Flavio Tosi alle Regionali».

    Tosi e Kyenge Tosi e Kyenge

     

    Esito scontato, anche se fino a ieri sera i due contendenti si ostinavano in uno stand by che ormai aveva assunto i contorni della farsa. Salvini non buttava ancora fuori Tosi, nonostante gli ultimatum prorogati di giorno in giorno. E il sindaco ribelle, già con un piede fuori dalla Lega, si barcamenava, comodamente seduto in posizione attendista. Nessun annuncio esplicito di strappo, neppure ieri sera nel salotto tv della Gruber: «Salvo imprevisti, sono ancora nel partito».

     

    E la candidatura a governatore? Tosi lo ha deciso da tempo, di scendere in campo contro Zaia, ma ieri sera in tv ha declassato il tutto a una possibilità, se pure non remota. I pontieri (o «pompieri », come dice Tosi), erano ancora al lavoro. Il sindaco ha parlato con Giancarlo Giorgetti, ascoltatissimo consigliere di Salvini, ed è a lui che ha fatto pervenire la sue proposte, con un’unica concessione: la lista con il suo nome, a sostegno di Zaia, può non essere presentata. Punto, su tutto il resto il ribelle ha fatto muro. In particolare sulla Fondazione, «figuriamoci se ci rinuncio, hanno tirato fuori la storia dell’incompatibilità solo adesso che ci sono le regionali».

    LA VERSIONE DI TOSI LA VERSIONE DI TOSI

     

    Un’altra cosa, però, ha detto Tosi ai fedelissimi, prima di entrare negli studi de La7: «Non annuncerò che mi candido di sicuro, se avessero già detto che sono decaduto dalla Lega lo farei stasera». Ma poi da Strasburgo è arrivato il benservito di Salvini. Annuncio rimandato: quasi sicuramente a oggi.

     

    2. FLAVIO? UN PIRLA SE LASCIA PER UNIRSI A PASSERA

    Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

     

    «Tosi, Tosi... È un pirlone ad andarsene». Umberto Bossi prende un panino alla buvette della Camera. Ha due scatole di sigari nella giacca e nessun problema a discutere del caso che sta frantumando la Lega. Presiede il comitato di disciplina e garanzia del Carroccio, quello che lunedì aveva prorogato di ventiquattr’ore l’ultimatum al sindaco di Verona. Non è servito a nulla. «Sono per l’unità del partito, viene prima di qualsiasi altra cosa. Ma stavolta era dura».

     

    FLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONI jpeg FLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONI jpeg

    Perché avete concesso un giorno in più?

    «Ogni cosa a suo tempo, abbiamo tentato...».

     

    È trapelato che Tosi avrebbe inviato una lettera a Salvini, dettando le condizioni per restare nel partito.

    «Non ne so nulla. Per quanto mi riguarda, non ho ricevuto nessuna lettera da lui».

     

    La scissione sembra da tempo inevitabile.

    «Io sono sempre per la compattezza della Lega. Ho sempre sperato in una soluzione diversa, perché la speranza è l’ultima a morire».

     

    Ma ormai la frattura è nei fatti. Cosa ne pensa?

    UMBERTO BOSSI E BELSITO UMBERTO BOSSI E BELSITO

    «La verità è che Tosi ha già da tempo l’accordo con Passera per fare un partito. Lo sanno tutti ».

     

    Tra il sindaco e il segretario va in scena un infinito gioco del cerino.

    «È un po’ così, sì».

     

    Se Tosi si candida contro il governatore uscente, i vostri elettori voteranno Zaia o Tosi?

    «Votano Zaia e Tosi non prende voti»

     

    Quando guidava la Lega, che rapporto aveva con la Liga veneta? È sempre stato un mondo a parte.

    «Ho sempre avuto un ottimo rapporto. Io quando vado là unisco».

     

    Però da segretario federale lei ne ha epurati tanti.

    «Macché».

    RENZO BOSSI CON LA MAGLIETTA DEL TROTA RENZO BOSSI CON LA MAGLIETTA DEL TROTA

     

    È agli atti, onorevole.

    «Qualcuno, ma in tanti anni è normale».

     

    Tutti i suoi nemici politici.

    Accenna un sorriso «Non è così. E comunque mai militanti, solo quelli importanti: ad esempio la Pivetti. Io cacciavo chi era Presidente della Camera...».

     

    Lei conosce bene il primo cittadino veronese. È vero che è di estrema destra?

    «Sì, di estrema destra. Quella veronese. Adesso ha fatto l’accordo con Alfano…. Io non c’entro mai niente con l’estrema destra».

     

    In che senso?

    «Vengo da una famiglia socialista. Mai avuto tentazioni di destra. A mio nonno i fascisti trovarono un quadro di Matteotti, nascosto sotto un altro quadro».

    UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI UMBERTO BOSSI E MATTEO SALVINI

     

    E cosa accadde?

    «Lo presero e lo torturano, i fascisti. Lo legarono e lo portarono in giro attaccato a una bici per tutta Gallarate. Poi lo condussero al coperto e gli spezzarono le ginocchia. Questa era la mia famiglia, di combattenti e partigiani».

     

     

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