MATTEO PUCCIARELLI per “la Repubblica”
SALVINI PARISI
Un nuovo partito federale su scala nazionale, con la Lega Nord azionista di maggioranza. Un Front National in salsa italiaca. È questa la mossa di Matteo Salvini per provare a disinnescare l’attivismo, da lui soffertissimo, di Stefano Parisi. E, allo stesso tempo, tenere insieme una Lega in fibrillazione proprio a causa delle sirene “parisiane”.
L’esperimento di “Noi con Salvini” non ha funzionato: troppo incentrato sul leader. E allora a Ferragosto da Ponte di Legno, sin dai tempi di Umberto Bossi appuntamento fisso del Carroccio, il segretario federale lancerà il sasso, cioè l’idea del nuovo soggetto. Poi a Pontida, a settembre, i tempi saranno maturi per provare a mettere in piedi una struttura vera e propria.
MATTEO SALVINI E MARINE LE PEN A MILANO
L’idea della sfondamento al sud in realtà non è nuovissima: fu proprio il Senatur a pensare ad una Lega del sud da alleare a quella “celtica”, a metà anni ’90 prima e inizio Duemila poi, con risultati scarsi. Ma Salvini è di fronte a un bivio: la sua ascesa sembra essersi fermata, dopo una rapida crescita i sondaggi inchiodano la Lega a un 12-15 per cento oltre il quale non si va; e nel frattempo l’ex manager di ChiliTv arruolato da Silvio Berlusconi si muove veloce con in testa lo stesso obiettivo del leader padano, cioè egemonizzare il centrodestra. Insomma, chi resta fermo muore.
«Se Parisi è un riorganizzatore di Forza Italia facciano quello che credono, se però qualcuno pensa di fare digerire alla Lega alleanze indigeste che hanno già fallito in passato, io non ci sto» alza la voce Salvini da Radio Padania.
le pen e salvini come olindo e rosa per riccardo bocca
Le amministrative milanesi ancora scottano. In primavera la Lega abbassò di molto le pretese: accettò la tanto vituperata Ncd in coalizione e poi finanche l’ex banchiere Corrado Passera, accettò il veto di Parisi all’estrema destra nelle liste del Carroccio e alla fine non solo vinse il centrosinistra ma Fi quasi doppiò i lumbard. Quando il partito cerca di moderarsi — è il ragionamento — perde consensi.
Ma c’è anche un’anima della Lega, quella più governista, che invece rimane legata al vecchio centrodestra e guarda con interesse al cantiere di Parisi. Vedi il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, sempre più ingombrante per Salvini che, oltretutto, gli rinfaccia un’azione di governo troppo indipendente.
SALVINI E MARONI
Maroni (a differenza di Salvini) ha un legame ancora forte con Berlusconi, anche per risolvere le beghe interne al Pirellone ha spesso bypassato la stessa Fi andando direttamente ad Arcore. «Io spero che all’interno della coalizione si riesca a trovare un’intesa perché solo così si è competitivi», è il ragionamento dell’ex ministro dell’Interno.
Per Maroni, Parisi è potenzialmente un ottimo leader di Fi. Anche se per la guida della coalizione «occorrono le primarie». Il governatore ha un sogno nel cassetto che si guarda bene dal confessare pure a se stesso: essere lui, leghista ma pragmatico, l’unico capace di federare la destra.
Quanto a Parisi, sta ben attento a non urtare gli umori leghisti. La sua prima uscita pubblica a una festa del Carroccio a Treviglio, provincia di Bergamo, è andata bene. Nel faccia a faccia con Roberto Calderoli (altra spina nel fianco di Salvini) ha anche avuto parole di miele per i padroni di casa: sul “populismo”, ad esempio, ha spiegato che non è corretto interpretarla con disprezzo.
salvini zaia
«Il popolo va capito, non fare come chi ha detto che il referendum sulla Brexit è stato sbagliato ». E poi, ovviamente, c’è il referendum: Parisi alla fine si è schierato per il no, al rimorchio della Lega. Insomma, ramoscelli d’ulivo inviati al futuro e per adesso riottoso alleato.
Comunque sia, i prossimi mesi di Salvini saranno dedicati al partito. Fino ad oggi, impegnato a veicolare la propria immagine pubblica e a girare l’Italia da nord a sud, lo ha un po’ trascurato, ragiona qualcuno in via Bellerio. Dove c’è una certa preoccupazione.
salvini e zaia
Le sconfitte di Milano, Varese, Bologna (e Roma) hanno fatto suonare l’allarme e — si racconta — oggi Salvini si sente in un bunker, accerchiato da nemici e falsi amici. Il dialogo con Maroni e il presidente veneto Luca Zaia è a singhiozzo.
La sua segreteria, in teoria, scade il 15 dicembre. Ma del nuovo congresso non se ne parla. Competitor all’altezza non se ne vedono e forse la Lega tra un anno, così com’è, neanche esisterà più.