Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
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Per un politico che sogna di ribaltare il Parlamento di Strasburgo e punta dritto alla guida del populismo europeo, il crescendo wagneriano di attacchi che gli è piovuto addosso dall' Unione produce un' arrabbiatura pari all' euforia.
«Sono distrutto, ho bisogno di dormire ma il mio bilancio è positivo - ha salutato i collaboratori Matteo Salvini che era ormai notte fonda -. La bordata di Moscovici è stata sin troppo dura, però io sono contento perché a suo modo il commissario francese, come Macron, mi riconosce il ruolo di grande leader europeo».
Un ruolo che ieri, coincidenza che a Salvini non poteva essere più gradita, gli ha riconosciuto nel bene e nel male anche il Time.
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Dopo averlo seguito due settimane fa tra Viminale e Bèrghem Fest di Alzano Lombardo con giornalista e telecamere, il settimanale più prestigioso del mondo ha stampato in bianco e nero il suo sorriso in copertina con il titolo «The new face of Europe», il nuovo volto dell' Europa.
È vero che il tabloid americano da tre milioni di copie lo presenta al pianeta come lo «zar dell' immigrazione in Italia», nonché l' uomo che «è in missione per disfare l' Unione Europea».
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Ma anche qui Salvini esulta, perché ritiene questi giudizi «due medaglie» e perché ha saputo che la vetrina internazionale del Time è stata dedicata prima di lui soltanto a sei politici italiani: Berlusconi, Monti, Berlinguer, Togliatti, De Gasperi e Mussolini. «Io ho avuto la copertina e Renzi no - commenta fiero di sé, prima di postarla su Twitter -. È una grandissima soddisfazione».
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Nell' intervista alla corrispondente Vivienne Walt ilministro dell' Interno si lamenta delle regole, dei vincoli e dei numeri, rivendica l' obiettivo di «ristabilire lo spirito europeo che è stato tradito da coloro che governano questa Unione» e si mostra assai ottimista riguardo alle elezioni del 2019, da cui conta di uscire trionfatore alla testa del fronte sovranista: «L' obiettivo è creare una maggioranza senza i socialisti come Macron e Renzi e creare nuovi equilibri nel Parlamento e nella Commissione». Bersaglio difficile da centrare, ma che Salvini ritiene comunque «a portata di mano».
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Sentirsi bollare da Moscovici come un «piccolo Mussolini» lo ha irritato parecchio, un «colpo a freddo» che il segretario della Lega davvero non si aspettava. «Una cosa stupefacente - ha sbottato -. Quei signori dovrebbero aver capito che gli italiani stanno con me e che io non voglio fare il Giamburrasca, né sui conti né sui migranti».
La cattiva sorpresa arriva dopo la tappa a Bari, la visita al quartiere Libertà, il bagno di folla (e di selfie) tra gli stand della Fiera del Levante. Il ministro atterra a Fiumicino, accende il telefonino e si scopre bersaglio del commissario per gli Affari economici e monetari.
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Quando sale sull' auto che sfreccia verso Roma detta la replica più urticante possibile, quel «garbato» invito a «sciacquarsi la bocca prima di insultare l' Italia». A sera, dopo ore di incertezza, Salvini decide di lanciare la sua sfida anche a Mario Draghi, sia pure con accenti più morbidi di quelli intonati per Moscovici.
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Quarantadue migranti che erano a bordo della nave Diciotti sono pronti a costituirsi parte civile in un eventuale processo contro di lui. Il governo è spaccato sulla manovra e sul Ponte Morandi. Oggi il premier Giuseppe Conte sarà a Genova per il trigesimo della tragedia e non porterà in dote il nome del Commissario.
Eppure, prima di staccare il telefono alla vigilia dell' alzataccia per Vienna, Salvini ha salutato lo staff «stanco, ma felice». E ha avvertito: «Intesa con Berlino sui migranti? Solo se non ne arriva uno in più».
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