Lodovico Poletto Massimo Rambaldi per "la Stampa"
rissa baby gang nichelino
Dicono che fossero 150 o forse addirittura duecento persone. Ragazzini. Molti minorenni, qualcuno appena più grande. Ma di poco. E che l'appuntamento fosse stato deciso in chat, Instagram, oppure Tellonym: un grande classico. Erano le 19 e in piazza, a Nichelino, hanno iniziato a picchiarsi come se non ci fosse un domani.
A quell'ora - di sabato - qui è ancora tutto un fermento. Bar pieni. Traffico. Centri commerciali che stanno per chiudere. Nichelino è periferia Sud di Torino. Quasi 50 mila abitanti. Casette e palazzoni. La gente si è chiusa in casa. I bar hanno abbassato le serrande. E gli altri in piazza che si inseguivano, urlavano e si picchiavano con tutto quel che trovavano. E si prendevano a pugni e a calci e si inseguivano.
Mezz' ora di assoluta follia. Mentre arrivavano i carabinieri e i rinforzi chiamati dalla centrale. Mentre le sirene correvano da una parte all'altra: davanti al municipio, no nelle strade adiacenti. No, da un'altra parte ancora. Qualcuno adesso parla di scene stile «Gangs of new York», il film di Martin Scorsese. Altri tirano fuori la storia delle baby gang che da qualche mese sono diventate l'ennesima emergenza di Torino. Ma quella dell'altra sera a Nichelino è prima di tutto una rissa fotocopia di quelle che sono capitate in giro per l'Italia negli ultimi due anni.
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Maxi scontri. Appuntamenti fissati via web. Per divertimento oppure per pareggiare i conti di torti veri o presenti. Ecco, a Nichelino deve essere andata più o meno così. Cento ragazzini per parte. quelli del posto e gli altri arrivati da Torino. Dicono dal quartiere Barriera di Milano, scampolo di città che è diventato emblema di strada difficile dell'integrazione. La terra delle bande che hanno saccheggiato il centro un anno fa, durante una notte di assoluta follia in occasione di una manifestazione contro il lockdown.
Il quartiere da cui venivano gli otto nove torinesi coinvolti negli stupri e violenze la notte di Capodanno a Milano, a due passi dal Duomo. Baby gang. Come quelle che rapinano i coetanei in centro a Torino, in piazza Castello, proprio davanti alla prefettura. Ecco, a Nichelino dicono che fossero stranieri. Arrivati sugli autobus di linea, in massa. Con in mente l'idea di una spedizione punitiva, contro i ragazzi di Nichelino, colpevoli di aver picchiato un loro amico alle giostre. Scaramucce.
L'altra sera invece no: botte da orbi. C'era chi si menava e chi con il telefono alzato immortalava per poi mostrare agli amici «l'evento». Più o meno la stessa scena che raccontava - qualche mese fa - Manuel un ragazzo di Piacenza. Testimone di quella che è - forse - la prima maxi rissa che si ricordi. «Ne parlavano a scuola, era tutto programmato. Io non ho partecipato. Ma ho visto, ero in piazza. E sono scappato quando è arrivata la polizia».
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Raccontavano la stessa cosa i ragazzi a Gallarate. Era l'inizio di gennaio di due anni fa. Di Covid ancora non se ne parlava: era un fenomeno solo cinese. Si scontrarono in cento o forse di più. Le immagini si trovano ancora sul web. Livorno, Napoli, Padova, Bologna: sempre la stessa storia, foto e video postati per mostrare le proprie gesta. Ed è per questo che l'altra notte i carabinieri hanno sequestrato un po' di telefoni ai sessanta che sono stati fermati e identificati. Servirà?
DAVIDE, QUATTORDICI ANNI "SANGUE CHIAMA SANGUE"
M.Ram. per "la Stampa"
Nelle ore dopo la rissa, sui social sono piovuti filmati e post che raccontavano gli sguardi d'odio e le parole di guerra dei ragazzini coinvolti. Poco più che bambini, dai 13 ai 16 anni, vogliosi di «rispetto» e di raccontare che «quelli» non dovevano più permettersi di alzare troppo la testa. Tra coloro che erano in piazza sabato sera, c'era anche Davide.
Quattordici anni appena compiuti, di casa a Nichelino, non è stato «attivo» nell'organizzazione della resa dei conti e nemmeno, assicura, «ha alzato le mani su qualcuno».
Ma era lì, perché alcuni suoi amici gli avevano chiesto di andare con loro. Per fare gruppo e farsi forza uno con l'altro, perché «quelli di Barriera stanno venendo giù a fare i fenomeni. E se ne devono tornare a casa sanguinanti».
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Cosa c'è dietro tanta violenza? «So che tra un gruppo dei ragazzi nostri, di Nichelino, e uno di Torino non corre buon sangue. È così da tanto tempo. L'anno scorso si erano già affrontati, pare per questioni legate a una ragazza contesa. E a piccoli giri di spaccio. Ma non ne so di più. A Natale però è successo altro».
Cioè? «I torinesi sono spuntati una sera al Luna Park davanti al nostro centro commerciale. E ancora una volta sono venuti alle mani con i nichelinesi». Il motivo? «Il fatto che durante la rissa dell'anno scorso un ragazzo di 16 o 17 anni avesse picchiato un tredicenne. Una cosa insomma da vendicare: qualcuno ha cominciato a provocare, dicendo che avrebbe dovuto prendersela con uno della sua taglia e non con uno più piccolo». Racconto che, se confermato dalle indagini, darebbe seguito all'ipotesi del regolamento di conti, proprio in seguito allo scontro di inizio 2021.
baby gang
Del resto, tra i commenti apparsi su Instagram nelle ore seguenti la rissa, ci sono post che lasciano poco spazio alle interpretazioni: «Eravate felici dopo aver preso di mira un ragazzino di dieci anni? Aspettavate di vederne uno e attaccarlo in venti?».
La testimonianza di Davide trova già un primo riscontro. Durante l'alterco capitato al Luna Park, due ragazzini di Torino sarebbero poi scappati per evitare il peggio, trovando rifugio a casa di un amico di Nichelino. Così hanno evitato di essere raggiunti e pestati. Una volta tornati nel loro quartiere è partita l'idea della vendetta.
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