DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Claudio Plazzotta per “Italia Oggi” - Estratti
Sanremo ha 53 mila abitanti ed è in provincia di Imperia, comune che invece conta solo 42 mila cittadini. Col suo Festival, il suo casinò e la robusta rappresentanza anagrafica, quindi, Sanremo gonfia il petto con un orgoglioso complesso di superiorità nei confronti di tutta la riviera di Ponente.
Ma questo, tuttavia, non l’ha purtroppo trasformata nella Cannes (74 mila abitanti) della Liguria: rimane un paesone che si anima solo per due settimane all’anno, quelle del Festival, e che poi ricade nella routine desolata e anonima del mare d’inverno. Ed è proprio contro Sanremo nel suo complesso che la industry discografica ora punta il dito e minaccia iniziative clamorose. Anche alla fine di un Festival 2024 da record per ascolti televisivi, per raccolta pubblicitaria (60 milioni di euro) e per indotto sul territorio (oltre 200 milioni di euro).
Come spiega Enzo Mazza, ceo di Fimi (Federazione industria musicale italiana, ovvero la Confindustria della musica), ci sono sul tavolo molti nodi che, se non risolti, potrebbero portare in futuro a forme di protesta analoghe al 2004 e al 1975, quando le case discografiche decisero di boicottare la manifestazione. «Innanzitutto, i costi che le case discografiche devono sostenere per portare a Sanremo ben 30 artisti in gara, coi loro entourage, e poi tutti gli altri big per la serata dei duetti al venerdì, serata che interessa solo alla tv ma non alla discografia, sono talmente alti da essere inaccettabili». E qui c’entrano sia la Rai sia il comune di Sanremo.
In sostanza, dice Mazza, la Rai concede un rimborso spese medio pari a circa 53 mila euro per ogni artista in gara: «Ma ormai le case discografiche, tenuto conto delle inefficienze di Sanremo, spendono oltre 100 mila euro ad artista, compresi staff con uffici stampa, social media manager, stylist, e devono poi sobbarcarsi la quasi totalità dei costi di tutti gli altri ospiti per la serata delle cover del venerdì. Gli artisti, oltre alla esibizione al teatro Ariston, sono obbligati a fare interviste alle radio, alle tv, ad andare nei palchi esterni o sulla nave. E tutti gli spostamenti e l’organizzazione sono a carico delle case discografiche.
È proprio la città di Sanremo nel suo complesso a essere inadeguata: non è possibile arrivarci in treno perché non c’è l’alta velocità; l’aeroporto più vicino è a Nizza, in Francia, e i trasporti quindi costano tantissimo. Gli alberghi e i ristoranti di Sanremo sono vecchi, brutti, immutati da decenni, ma costano il 20% in più anno dopo anno. Non ci sono parcheggi, le strade sono piccole. Insomma, un sacrificio enorme per i discografici, che, lo ricordo, portano a Sanremo un contenuto assolutamente premium.
Da tre anni c’è in gara l’artista che ha venduto di più: Rkomi nel 2022, Lazza nel 2023, Geolier quest’anno. Ma quando mai il cantante che vendeva di più veniva a Sanremo? Una volta, anzi, se ne teneva bene alla larga. Così per come è strutturato ora Sanremo, la industry ci rimette, è in perdita. E 30 artisti in gara sono veramente troppi. Una quindicina sarebbe più che sufficiente». La seconda grossa questione riguarda il teatro Ariston: «Rai paga circa 1,7 milioni di euro complessivi annui a tutta la industry discografica per i rimborsi spese», prosegue Mazza, «e ben 2,5 milioni di euro all’anno solo per l’affitto del teatro Ariston. Tantissimo.
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Sia chiaro: non è intenzione della industry musicale portare via il Festival da Sanremo. Il tema, però, è l’organizzazione. Il Festival, per i livelli ai quali è arrivato, necessita di una location adeguata al tipo di evento. Un luogo da 5-10 mila posti con un palco più grande dove si farebbero spettacoli modello Eurovision, con ballerini, coreografie, uno show migliore. Ad esempio, se si fa l’evento in un luogo da 5-10 mila persone, è probabile che all’esibizione di Geolier ci siano migliaia di fan sotto al palco, e i fischi non arrivano.
Invece se l’esibizione si fa in un vecchio teatro dove l’età media del pubblico è di 58 anni, ecco che allora ci sono i fischi. L’Ariston non può più andare bene, è inadeguato, e nessun promoter al mondo farebbe uno show come Sanremo in un teatro come l’Ariston. La Rai, quest’anno, ha ricevuto 20 mila richieste di biglietti, e invece l’Ariston può accogliere solo 1.100 persone per serata, di cui 660 in galleria.
TEATRO ARISTON TEATRO ARISTON ariston
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